I Timberwolves annoverano tra le loro fila l’unica fan italiana in Chiara Zanini, ma nonostante il record deleterio e una sconfitta in casa dei campioni del mondo che sa molto di gioventù bruciata, una piccola luce in fondo al tunnel c’è.
Mike not so Beas(t) La pettinatura Iversoniana, due occhi ambrati che diventano quasi riflettenti, ma una cattiveria mentale che ancora manca e forse mai arriverà, fanno di Beasley il classico giocatore “E’ potenzialmente un fenomeno ma…” Il suo linguaggio del corpo trasmette grande confidenza nei propri mezzi (e sono notevoli), ma quell’eccessiva nochalanche che lo limita ad essere un pò troppo narciso, è un difetto che non si toglierà mai. Quando abusa fisicamente e tecnicamente di Artest e Barnes sembra l’MVP offensivo della lega, ma quando poi, due azioni dopo, non trattiene un passaggio petto-petto e spreca un contropiede 3 contro 1, capisci che forse la definitiva esplosione non avverrà mai. Un vero peccato…
Life should be “flagrant” Per gli U2 nella loro stupenda “Kite” la vita è “fragrant”, mentre per ‘Drew Bynum è “flagrant” con annessa espulsione. Pessimo il suo fallo su Beasley in entrata con l’avambraccio diretto al corpo senza nemmeno interessarsi lontanamente della palla (video). L’ex Heat frana a terra in modo pesante, perchè non c’è peggior fallo che quello commesso con l’avversario in volo e fuori controllo. Reagisce in maniera, tutto sommato, composta prendendosi solo un tecnico per invettive varie contro Barnes, accorso assieme ai suoi tatuaggi nella zona delle operazioni a rincarare la dose. Bryant ha detto ai microfoni: “I’m proud of him. He earned his stripes” riferendosi al proprio centro, mentre Jackson ha commentato diversamente con un laconico “It wasn’t a basketball play”. Due partite di squalifica per Bynum che, poco prima del fattaccio, aveva commesso un imbarazzante fallo in attacco con gomiti roteanti sulla faccia di Tolliver sotto canestro.
Wes like Wes I 29 punti di Wes Johnson sono un trattato di mid-range game, con soluzioni in uscita dai blocchi, in arresto e tiro e anche in isolamento con un pulitissimo pull-up jumper. Dopo i 14 del primo quarto con 5-6 dal campo mi sono ricordato che quella meccanica di tiro così compatta l’avevo già vista negli anni 90, e la mente mi ha riportato ad un altro Wes, ma che faceva Person di cognome. Le due foto sono esemplificative. Se poi il rookie si permette di seminare con il fisico Artest dietro i blocchi e stampargli il long-two in faccia, allora c’è tanta luce in questa stellina.
Flynnstones Non so se nell’NBA esista un giocatore che rompe qualsiasi gioco offensivo meglio di Johnny Flynn. E’ un playmaker solo in fatto di altezza, un congelatore di palloni pari solo a JJ Barea in versione nazionale portoricana e un “casinista” di livello mondiale. Quando ha fatto rifiatare l’ordinato Ridnour, i suoi hanno sempre presto parziali negativi (il -9 di plus-minus è ancora generoso) con i compagni che spesso si guardavano in faccia straniti sulle intenzioni del compagno. Risulta fin troppo chiaro che, quando poi ricevi la palla per tirare al ventesimo secondo e all’altezza delle caviglie, diventi difficile trovare il fondo della retina.
Simone Mazzola