Alla Prudential Center, Newark, New Jersey, i Nets ospitano i Celtics. Nonostante entrambe le squadre siano reduci dal restyling del mercato invernale ed ancora in fase di assemblamento la partita non è scontata: i Nets vogliono convincere D-Will che il contorno, con qualche ritocco, è adeguato alle sue aspettative e quindi convincerlo a firmare un’estensione contrattuale che ne farebbe la pietra angolare su cui la prossima franchigia di Brooklyn costruirebbe le proprie fortune. Dall’altro i Celtics sono incappati in più di un passo falso ed iniziano a sentire il fiato dei Bulls sul collo per il primo posto ad Est, che si tradurrebbe in fattore campo favorevole nei playoff almeno fino alla finale di Conference.
L’arrivo di Deron Williams ha dato ai Nets nuova linfa. L’ex Jazz ha portato in dote non solo le indubbie qualità di playmaking, ma soprattutto entusiasmo e voglia, oltre all’evidente upgrade di talento rispetto a Devin Harris. Sta di fatto che la metabolizzazione del nuovo arrivo è durata giusto qualche partita e, complice un calendario non eccessivamente complesso, i Nets hanno inanellato 4 vittorie di fila (tra l’altro 2 senza Williams, assente giustificato: era ad assistere alla nascita del figlio) aprendo decisamente bene il mese di Marzo. I playoff sono praticamente irraggiungibili, ma chiudere bene potrebbe essere il preludio, assieme a qualche nuovo arrivo estivo, di una ricostruzione rapida. Il rischio che Mikhail Prokhorov e Billy King si sono presi è enorme: Williams uscirà dal contratto alla fine della prossima stagione, ed al momento di rinnovo non si è parlato perchè le ambizioni dell’ex Jazz sarebbero quelle di andare in un team che gli consenta di correre per l’anello. Owner e G.M. dei Nets hanno quindi poco più di una stagione e mezza per convincere Williams della bontà del progetto.
Dal canto loro i Celtics cercano la quadratura del cerchio. La rinuncia a Perkins, almeno nell’immediato, non ha prodotto particolari problemi, stante la reiterata serie di infortuni che hanno colpito le ginocchia e la spalla del prodotto del Clifton J. Ozen H.S., certo è che tra l’arrivo di Green e Krstic, e le firme dal mercato dei free agent di Arroyo, Pavlovic e Murphy, gli irlandesi si trovano a dover inserire cinque giocatori nuovi a metà stagione, soprattutto visti gli infortuni ai due O’Neal ed a West, che hanno accorciato le rotazioni. Non una situazione semplicissima per chi, come i Celtics, ha giocato con il pilota automatico negli ultimi tre anni, affidandosi ad un sistema ben oliato ed all’intelligenza degli interpreti, su ambo i lati del campo. L’inizio, com’è ovvio che sia considerando anche che questa è la fase della stagione in cui di solito i Big Three tirano un pò il fiato, è stato altalenante, tant’è che a fronte di sconfitte impronosticabili, come quelle contro Clippers e 76ers ci sono prestazioni incoraggianti come la vittoria contro i Bucks, tenuti a 56 punti segnati, record di franchigia per il minor numero di punti concessi da quando è stato introdotto il conteggio dei 24 secondi per portare a conclusione un’azione d’attacco.
E’ con questi presupposti che coach Avery Johnson manda in campo Williams, Morrow, Vujacic, Humphries e Lopez, mentre i biancoverdi scendono in campo con Rondo, Allen, Pierce, Garnett e Krstic. La gara parte subito sui binari di una forte fisicità, con Garnett a battagliare contro l’ex Raptors Humphries che nel Jersey sta mettendo insieme la stagione della vita, viaggiando quasi in doppia doppia di media con la ciliegina sulla torta della partita, la sera precedente, contro i Clippers di Blake Griffin, conclusa con 19 punti e 20 rimbalzi ed un perfetto 8/8 dal campo, a coronamento di una striscia di 6 incontri conclusi in doppia doppia a quota 16+16 di media. Proprio un durissimo blocco cieco del 43 biancoblù manda ko Rondo dopo poco meno di due minuti. Il play dei Celtics ci metterà qualche minuto a riprendersi, pur rientrando subito in campo. Il primo quarto è equilibrato, con i Nets che provano a scappar via sul 14-9, ed i Celtics che non solo ricuciono il disavanzo ma che addirittura piazzano il controbreak di 14-0, sorprendentemente guidati da Green, Arroyo e Krstic, chiudendo il primo quarto avanti sul 23-14. Nel secondo quarto coach Johnson mischia un pò le carte in tavola, alternando il quintetto classico, ad una front line leggera, con Outlaw da ala forte o con un backcourt con Farmar in regia e Williams a giocare lontano dalla palla. Queste scelte, insieme ad una zona mascherata che non viene punita dai Celtics, in cattiva serata di tiro, produce risultati discreti: a poco più di tre minuti dalla pausa lunga i Nets operano il sorpasso, grazie ad una tripla di Williams, sul 30-29, a cui risponde Ray Allen, con 7 punti di fila: una tripla in uscita dai blocchi di una velocità spaziale dopo un ribaltamento, una penetrazione sfruttando il mismatch con Lopez ed un jumper in allontanamento dalla media. Dall’altra parte i Nets mostrano prove di pick and roll o pick and pop made in Williams-Lopez. Si va così al riposo lungo con il vantaggio esterno 38-36 ed una gara tutta da decidere.
Al rientro in campo, i Celtics sembrano voler dare la mazzata definitiva alla partita, guidati da un Garnett insolitamente presente in attacco e da un Pierce in cattiva giornata di tiro, ma sempre capace di tirare fuori dal cilindro i colpi del campione: in mezza transizione palleggio dietro la schiena ad eludere il tentativo di furto di Vujacic e Williams, ed inchiodata ad una mano con Humphries che può solo accennare ad un tentativo di stoppata. Si arriva fino al 46-36 per i biancoverdi, poco prima della metà del quarto, prima che i Nets, guidati dalla second-unit, rientrino fino alla tripla, da 8 metri abbondanti, dell’ex canturino Sundiata Gaines, che fissa il punteggio sul 67-61 per i padroni di casa. Nets che nel terzo periodo, al cospetto della difesa dei Celtics, mettono a referto 31 punti, dopo i 22 del secondo quarto. Riguardata a posteriori la partita si decide quì. Nell’ultimo periodo, però, viene fuori l’orgoglio dei campioni, ed i Celtics faticosamente rientrano fino al -2 a 3:40 dalla fine, con i Nets stritolati dalla pressione difensiva dei biancoverdi. Lì però qualcosa s’inceppa, prima Rondo commette un evitabilissimo fallo su una tripla di Morrow (15 punti e 3/8 dalla lunga, ma due delle tre triple di grandissimo peso nell’economia della partita) e successivamente una serie di errori in attacco ed in difesa finiscono per premiare i Nets, che giocano parimenti gli ultimi minuti con una paura di perdere piuttosto evidente. Finisce così che dalla gara a non vincere escono vincitori a sorpresa i padroni di casa, grazie ad una tripla dal palleggio di Williams a 35 secondi dal termine, che allungano la striscia vincente a 5 (striscia vincente più lunga degli ultimi 3 anni, tanto per intenderci).
Si interrompe così il buon rapporto tra i Big Three bostoniani ed il New Jersey: mai infatti, dall’arrivo di Garnett ed Allen in Massachusetts i biancoverdi avevano perso in trasfera contro i Nets, e la situazione in vetta alla Eastern si complica non poco per gli uomini di Rivers, considerando il potente rientro di Bulls ed Heat. I Nets dal canto loro sognano (la matematica d’altro canto glielo consente) di riacciuffare i playoffs per il rotto della cuffia, anche se siamo nel campo delle rarità, e sperano di convincere Williams che con Brook Lopez e qualche volto nuovo, sullo sfondo di una potenza economica come Brooklyn sia possibile costruire qualcosa di grande.
Enrico Amabile