I Celtics si presenta al Wells Fargo Center senza Glen Davis, oltre alle acclarate assenze dei due O’Neal, ma arriva ad un possesso dallo sbancare il campo di una delle squadre più calde della lega. Phila invece ha ancora in mente la sconfitta all’overtime contro Oklahoma City e non vuole ripetere le due sconfitte casalinghe in fila che i Raptors e i Nets (?!?!) gli hanno inflitto nel mese di novembre.
Happy Holiday Il tascabile playmaker dei Sixers ne fa una questione di esecuzione. La sera precedente contro i Thunders, Iguodala con la palla della vittoria in mano aveva sfondato mandando tutti all’overtime, mentre questa sera è arrivato il lay-up che ha chiuso il match. E’ lui l’organizzatore di gioco di questa squadra, la mente e il primo passaggio che inizia l’attacco. Lo abbiamo visto giocare contro i più forti playmaker della lega senza mai andare sotto contro nessuno e, anche questa notte, nonostante le “Rondate” ormai celeberrime, ha condotto con sagacia ed intelligenza la sua orchestra. 4-13 dal campo è una cifra da guardare nell’insieme e i suoi 7 assists, assieme ad una grande pressione offensiva messa su Rondo, hanno permesso a Phila di trovare tanti buoni tiri e ritmo offensivo.
Un Green ai verdi Senza Glen Davis si è trovato a giocare spesso da 4, o per piccoli tratti anche da 5. Ha interpretato la partita al meglio, uscendo dalla panchina e dando impatto immediato. Con Pierce in foul trouble, Allen scentrato al tiro, si è preso le sue responsabilità sia offensive che difensive. E’ molto più un’ala piccola che grande, ha grande istinto per il gioco ed è quell’istant impact dalla panchina che forniva (in certi casi) Nate Robinson, ma con una quantità industriale di neuroni in più. Che i Celtics ci abbiano visto lungo anche questa volta?
Uomini con la valigia Pavlovic, Arroyo, Murphy. L’ex Notre Dame reincarna precisamente il prototipo dell’Irish di Boston con capigliatura bionda, carnagione bianchissima e possibilimente una Guinnes in mano. E’ un pò triste vedere i campioni della eastern conference arrabattarsi con un cast di supporto che, per alcuni tratti di secondo quarto, ha schierato il seguente quintetto: Arroyo, Bradley, Pavlovic, Green, Krstic. Il portoricano era il go to guy che creava dal palleggio, non dandola mai via, mentre gli altri erano in pratica a guardare con il solo Green ad attivarsi con qualche pick and roll. Doc, va bene che è una delle 82 e che non c’è Big Baby, ma 5 minuti di questo quintetto prende un parziale anche contro squadre di media legadue italiana.
Iggy pop o Lenny Kravitz? Un cantante /giocatore di prma grandezza o quello che si definisce un overrated? Iguodala ha segnato il canestro decisivo, mettendosi anche al servizio della squadra con 8 assists e 9 rimbalzi, ma il fatto di averlo come prima punta difficilmente porterà i Sixers nelle alte sfere della lega. E’ il classico giocatore nord-sud che quando ha la possibilità di attaccare il canestro può mettere insieme cifre di punti ed assists notevoli, grandissimo difensore che non ha sfigurato in back to back contro Durant e Pierce, ma a cui manca il centesimo per fare l’Euro. E’ un giocatore (con le debitissime proporzioni) alla Scottie Pippen, che ha bisogno del suo Michael Jordan per far diventare una squadra futuribile, divertente ed anche spettacolare, qualcosa di vincente. E’ certo che con un Dirk Nowitzki al posto di Brand, questa squadra giocherebbe per i top seed ad Est. Rod&Ed, se ci siete in estate, battete un colpo.
Simone Mazzola