Ci sono momenti, in una stagione NBA, che sembrano poter segnare la strada che porta a giugno inoltrato. Ci sono momenti dove l’anima di una squadra e la sua reale forza emergono, se non totalmente, quasi. Molte volte questi momenti coincidono con un lungo viaggio in trasferta: era così per i Chicago Bulls di MJ ed il loro Circus Trip, è così da 13 anni a questa parte per il Rodeo Trip di San Antonio, e la sostanza non cambia nemmeno con il Grammy Trip dei Lakers, nome glamour ma insidie reali. Sette trasferte, sette gare in undici giorni, che i Lakers stanno affrontando con le voci di mercato sul possibile arrivo di Carmelo Anthony in cambio anche di Bynum. Dopo aver cominciato il viaggio sul campo di New Orleans (vittoria), Kobe e compagni sono passati a Memphis per poi atterrare a Boston per La Partita della settimana: il remake delle ultime due finali, ma soprattutto la gara che tutti attendevano per celebrare Ray Allen ed il suo record. Diciamo che la partita (trasmessa in Italia da Sky), è stata indelebilmente segnata da questo “evento”: telecamere solo su He got game, pubblico in fibrillazione ogni volta che Ray era in zona tripla (quindi più o meno ogni volta che riceveva a 9 metri dal ferro), e l’impressione che la partita sarebbe finita non appena Allen avesse infilato la seconda tripla di serata (cosa avvenuta ad un minuto e cinquanta dal termine del primo quarto). Reso onore al grande campione, con tanto di abbraccio da parte di Reggie Miller, vecchio detentore del record ogni epoca di triple segnate, i Celtics hanno cercato di accelerare, ma tutto l’ambiente sembrava quasi svuotato da questo traguardo raggiunto, o più realisticamente, Boston ha pagato le troppe assenze pesanti: sotto canestro con gli infortuni di Shaq, JO, Erden, sul perimetro con Daniels fuori e Pierce debilitato dall’influenza. Si sono visti dei bei Lakers, cinici nel martellare la palla sotto canestro, dove il trio Bynum, Gasol Odom ha potuto fare il bello ed il cattivo tempo, con Bryant a gestire il tutto sul perimetro. Difficile dare un vero valore a questa partita: troppe assenze per Boston, troppo “spreco” d’energie per il record di Allen, ma una cosa è certa, questi Lakers non possono permettersi di cedere Bynum perdendo così una superiorità interna che di fatto è quella che fa vincere i campionati. Ma il Grammy Trip di L.A. non si è esaurito a Boston, perché il sempre temibile back to back ha portato i Lakers sul campo dei Knicks (b2b anche per Sky), certamente non la squadra più dura della Lega, ma tra i clienti peggiori se devi giocare la sera dopo una partita dispendiosa come quella disputata al TD Garden. Per fortuna di Phil Jackson, stranamente sorridente nella sua (forse) ultima apparizione al Madison, NY ha confermato la scarsa forma dell’ultimo periodo, permettendo ai Lakers di mantenere immacolato il record in questa lunga trasferta, un 4-0 interrotto questa notte dai Magic (altra diretta per l’Italia, questa volta sugli schermi di SI). Una partita giocata senza energia dai Lakers, distrutti da Howard sotto i tabelloni dove Bynum e soprattutto Gasol, si sono presi un giro di pausa, seguiti da buona parte della squadra. La lunga trasferta ad est continua a Charlotte, dove i nostalgici parlando degli allenamenti di Jordan, ma anche dove i Lakers, ancora in back to back, dovranno pescare a fondo dal barile delle loro energie, pena una possibile brutta figura contro una squadra che ha giocatori indigesti ai campioni NBA: Augustin e i suoi pick and roll, Wallace e la sua energia, oltre ad un Jackson stimolato dalla sfida con Kobe. I playoff NBA sono lontani, le Finali ancora di più, ma i Lakers vogliono uscire da questo Grammy Trip con tante vittorie e la consapevolezza non tanto del loro valore assoluto (che è alto), quanto di avere le energie mentali e fisiche per metterlo in campo quando conterà.
Stefano Manuto