Dietro al sipario della eastern conference, dove Heat e Celtics stanno recitando, ci sono due squadre che sognano lo sgambetto in primavera e allo United Center di Chicago è andato in scena proprio lo scontro diretto. I Magic, allenati con un sistema che fa del perimetro e del ritmo di tiro il proprio credo, contro i Bulls sapientemente guidati da Thibodeau con un piano difensivo unico e di incredibile solidità.
– Sharpshooter: in una lega dove il fisico ed i giocatori alla Derrick Rose fanno capolino, abbiamo due esempi di tiratori purissimi. Uno è JJ Redick che si è guadagnato la riconferma nel roster dei Magic con la sua grandissima qualità balistica, unita ad un repertorio di intangibles sul campo che nessuno gli avrebbe riconosciuto dopo la sua carriera a Duke. L’altro è Kyle Korver che nei pochi minuti giocati ha dimostrato quanto sia irrisolvibile per le difese accoppiarsi e limitare un giocatore di tale pericolosità perimetrale.
Korver parte sulla linea di fondo, sfrutta un blocco sul lato ed esce, generando diverse attenzioni nei difensori. La sua meccanica fulminea obbliga la difesa a togliergli il cosidetto catch and shoot, ma l’ intelligenza del “surfista” e il movimento da manuale di Boozer senza palla sul lato debole, permettono di trovare un tiro pulito. Con la rotazione difensiva innescata dall’uscita dai blocchi, Korver congela la palla per quel mezzo secondo che permette a Boozer di guadagnare posizione interna ai confini del pitturato. Puntuale, per due volte consecutive, arriva il passaggio di Kyle che premia Carlos in movimento. Il canestro facile in appoggio è la diretta conseguenza di una lettura di qualità.
– E’ una lega offensiva o difensiva? Due cifre: Carlos Boozer 14,4 milioni di dollari di contratto, Keith Bogans 1,6; eppure entrambi giocano praticamente una sola metà campo.
In posizione di ala grande non si è mai visto un difensore peggiore di Carlos Boozer. Sempre in ritardo sui tagli dei suoi avversari, in post basso non è in grado di difendere su nessuno e, se deve muovere i piedi lontano da canestro, è ben peggio di un pesce fuor d’acqua. Dopo il trattato di difesa su Howard, firmato Kurt Thomas, tocca all’ex Duke occuparsi di Superman che mette a segno 8 punti in quattro possessi di isolamento in post basso. E a 7 metri da canestro? Ribaltamento di Turkoglu per Ryan Anderson che, piazzato fuori dalla linea del tiro da 3, non abbozza nemmeno una finta di tiro e mette il pallone per terra. Boozer vola immotivatamente in un fly bye che regala 3 tiri liberi all’atipico avversario.
Bogans, invece, fatica ad infilare la palla nel paniere, non tanto e non solo per mancanza di talento, quanto perchè proprio non guarda il canestro. In compenso difende in maniera enciclopedica su ogni esterno avversario e con la sua pressione su Turkoglu, propizia il parziale decisivo che regala ai Bulls la vittoria. Due giocatori “monodimensionali” che differiscono per conto in banca di 13 milioni? It is a great country (league) or what?
– Le stelle possono essere anche “Rose”. La sua stagione è senza dubbio da “MVP candidate” per quello che fa in campo, ma soprattutto per quello che fa la sua squadra quando lui non è in campo. E’ diventato un giocatore completo e ha aggiunto al suo incredibile ball handling anche una sicurezza nel tiro da fuori che lo rende sostanzialmente immarcabile. Ha dei lampi di onnipotenza incredibili e quando sembra che la sua penetrazione possa finire, lui la converte sempre in un canestro spettacolare, grazie ad un hangtime irripetibile. Ma questa non è la sola forza di Derrick. In settimana gli sono state diagnosticate due ulcere che ne hanno limitato tremendamente le energie, ma lui ha giocato tutta la partita senza mai una smorfia di dolore, senza risparmiarsi e soprattutto gettando il cuore oltre ogni ostacolo che gli si è parato davanti. Il ragazzo è molto timido, ma non confondiamo il suo carattere schivo con una mancanza di attributi, perchè se un all star della sua caratura si sacrifica e gioca con questo atteggiamento inappuntabile, tutti gli altri dovrebbero prenderne esempio.
– Fare gli sbruffoni vuol dire essere forti? Esulando un po’ dalla partita, è necessario spendere due parole su Kevin Garnett che nella notte di questo match si è reso protagonista come bullo di periferia alla Marco di “Ci hai rotto papà”. E’ da un paio di settimane che abbiamo potuto apprezzare tutto il campionario di mezzucci in faretra di KG che, non si limita più a stoppare i palloni a gioco fermo, ma comincia anche con contatti viziosi, paroline e ammiccamenti gratuiti. Il colpo nelle parti basse di Channing Frye sul tiro da tre punti (Qui il video incriminato) è tanto gratuito quanto inutile.
Cosa voleva dimostrare con ciò? Che contro i Celtics nulla è facile? Nel primo tempo ci sono state altre storie tese anche con Pietrus, colpevole di essere passato un po’ troppo punitivo sul blocco dello stesso Garnett, in virtù di attriti pregressi. Ma se in quel caso la prima rissa è evitata di un soffio, dopo il colpo basso è arrivata quella vera con Garnett capace di chiedere addirittura spiegazioni ai grigi relativamente alla sua espulsione. La classe e la fisicità di questi Celtics che hanno sempre condizionato psicologicamente gli avversari, ora sembrano sfociare in bullaggine proprio per una certa insicurezza che il leader carismatico sta mostrando sul campo.
Simone Mazzola