“I Boston Celtics del nuovo millennio”. Ma chi avrà mai detto questa castroneria riferendosi ai San Antonio Spurs alla fine del secolo scorso, e non contento ribadendolo su queste pagine a metà del decennio appena concluso? Ma il sottoscritto naturalmente! Fidatevi, non c’è bisogno di andare a spulciare l’archivio di All-Around (operazione tra l’altro divertente, per chi ne fosse interessato): un bel giro di parole per vantarmi, una volta tanto, di aver avuto ragione.
Allo stesso modo, come chi vince 5 euro al Gratta&Vinci e li ributta immediatamente comprandone altri due, questa volta me la sento e lo dichiaro: non date per morti Duncan&Co.! Non fatelo, soprattutto se ancora una volta sprezzanti di fronte al destino, decideste mai di investire 1 euro, oggi, sugli Spurs per magari trovarne qualcuno in più nel borsello a Maggio, se non a Giugno. Certo ogni pronostico sbagliato dovrebbe venir reso nullo in presenza di una caviglia che si gira (purtroppo possibile) o di un Nowitzki improvvisamente trasformatosi da eccellente giocatore a campione assoluto (su questa eventualità le possibilità invece diminuiscono e non di poco), ma non essendoci copertura assicurativa a riguardo, mi espongo nuovamente, non parlo di titolo, ma di stagione da protagonisti fino all’ultimo pallone disponibile, che si tratti di una gara 7 di playoffs, di finale di Conference o altro, questo sì!
San Antonio, come accaduto spesso nell’era Popovich, parte in sordina, profilo basso ed entusiasmi attorno agli Speroni ancor più celati. Il mercato della città è quello che è, il suo leader “made in St.Croix” non certo uno da prima pagina, per dichiarazioni ed eventuale vita fuori dal campo. E allora? Allora verso la fine di Ottobre si inizia a giocare a basket, che poi sarebbe il motivo per cui anche le altre 29 contendenti fanno lo stesso, loro e i giocatori sotto contratto compresi. Sì anche gli Arenas e gli Artest di questo mondo!
La classifica, che poi è quella che conta, recita al 3 di Gennaio uno stroppicciante (per gli occhi più increduli) 29-4 che vale il primissimo posto della corsa. Risultato parziale (ovvio, ma allora non dovrei scrivere fino a quando Stern prende il microfono in mano a Giugno?) di due mesi eccezionali, da “old Spurs”!!! Ma dove sta il segreto dei neroargento? Lo sappiamo già: la disciplina di Popovich, l’occhio lungo – lunghissimo – di R.C.Buford in giro per il mondo, e non da oggi, la leadership silenziosa di Duncan, il fascino del francese, le mascalzonate dell’argentino. Ma tutto il resto dove vogliamo metterlo?
Quest’anno a roster figurano personaggi del calibro di Gary Neal (visto anche da noi), Tiago Splitter e James Anderson. Tonino McDyess giunto in Texas alla ricerca dell’anello mai vinto si “accontenta” di 16 minuti sul parquet, ma sicuramente tornerà buono in vista dei playoffs quando l’esperienza non si trova al distributore automatico e viene per questo preferita alla freschezza dei ragazzi di cui sopra. Il playbook di Pop, poi, è sempre lo stesso, e solo Ginobili ha l’autorizzazione per ridisegnarne di volta in volta alcune opzioni, le sue, quelle che ti fanno vincere le partite, soprattutto quando conta davvero.
Tornerò a parlare degli Spurs nel corso della stagione, questo è sicuro, ma urge ribadire la sensazione: il 2011 è anno dispari, come tutti quelli che sono finiti con un anello alle dita dei texani, e se le premesse sono queste San Antonio rimarrà di certo una delle protagoniste fino alla fine della stagione, non solo in questo primo terzo di regular season. Popovich fin qui è riuscito a gestire benissimo il minutaggio dei suoi, se è vero che solo Parker, Ginobili e Jefferson vanno oltre i 30 minuti di impiego. Soprattutto Duncan viene risparmiato – riuscendo a mettere insieme comunque 13.6 punti e oltre 9 rimbalzi – grazie alle ottime prove di DeJuan Blair e di Matt Bonner, con il “rosso” da Florida che col suo 50% da 3 porta alla causa 7 punticini fondamentali come gli 11.5 di George Hill, uno dei 5 giocatori degli Spurs a viaggiare regolarmente in doppia cifra.
E non pensiamo erroneamente che il calendario abbia favorito questo inizio portentoso di San Antonio: solo 10 gare sono state giocate contro avversarie della Eastern Conference, quindi teoricamente e mediamente più deboli, mentre il record contro avversarie di conference parla di un eloquente 20-3. Meglio dei Lakers, meglio dei Mavs, molto meglio di Big Three vari, vecchi e nuovi. Come dire: se son cactus…fioriranno!
Andrea Pontremoli