Le mie personali attese sulla stagione NBA per i nostri 3 italiani erano abbastanza precise: il Mago stabile, brillante ma non determinante, il Gallo in esplosione, e Belinelli un altro passo più vicino al ritorno in patria. Come al solito, non c’ho preso.
Andiamo a vedere il dettaglio.
[b]Bargnani[/b]
Un giocatore con quei centimetri e quelle mani, non può che far bene. Un contesto in cui finalmente è stato ceduto il giocatore franchigia che giocava proprio nel suo ruolo è senz’altro una buona notizia. Posto che comunque il solo Bargnani non potrebbe trasformare i derelitti Raptors in una contender (come potrebbe tranquillamente dirvi perfino il buon Lebron), non sono neanche convinto che il Mago sia (o possa essere in futuro) una stella del calibro delle prime 10 della Lega. Per essere chiari, non sarà il nuovo Nowitzki. Può però diventare il giocatore franchigia di una squadra di secondo piano, oppure il secondo violino di una contender, e tutto sommato non è un brutto andare. Con 21 punti a partita e una percentuale dal campo accettabile (soprattutto per uno che prende anche tante conclusioni da fuori), cosa manca quindi a Bargnani per arrivare almeno allo stato di stella? Non molto, onestamente. L’attacco manca di assoluta continuità, a voler fare i pignoli, ma siamo in netto miglioramento rispetto al passato, e anche il numero di responsabilità che si prende (e soddisfa) a fine partita è decisamente rincuorante, così come la difesa (il suo principale neo all’ingresso nella lega) è ora accettabile; certo, non è, né sarà mai, Kevin Garnett, ma può almeno essere sufficiente in difesa, così che la bilancia tra quello che ti dà in attacco e quello che ti toglie in difesa sia ampiamente in attivo. Il punto veramente dolente sono i rimbalzi. 5 a partita, per un giocatore di 2,15 che gioca da lungo non sono accettabili. Nessuno gliene chiede 15, ma almeno 8-9 sono di rigore. E di sicuro la zona 20 + 10 è garanzia di convocazione all’ASG per un lungo. Può farcela? Voglio essere ottimista, e dire di sì, anche se ormai il fisico e l’atletismo difficilmente possono migliorare ancora. Di conseguenza il grosso miglioramento dovrebbe farlo l’esperienza, e quello che manca deve necessariamente arrivare da una maggior cattiveria. L’altro ambito di miglioramento che potrebbe fargli fare qualche passo in avanti è curare di più la costruzione di gioco per i compagni. Oggi è una componente marginale del suo gioco (almeno così dicono i numeri), ma da un lungo con le sue mani, la sua pericolosità e la sua intelligenza, e lecito aspettarsi qualcosa in più.
Giudizio: star in making (ma ormai quasi arrivata).
[b]Belinelli[/b]
Qui ho sbagliato di brutto. La mia opinione di Marco nella NBA è sempre stata quella che, se lui avesse accettato psicologicamente il ruolo, avrebbe potuto diventare uno buono specialista di tiro, che si alza dalla panchina per dare qualche punto alla sua squadra. La terza squadra in quattro anni sembrava confermare questa tesi, anzi, persino prospettare la possibilità di un ritorno in patria, in caso di un ennesimo fallimento. E invece Belinelli ha dimostrato di essere materiale da NBA. Certo, non sarà mai un franchise player, ma a New Orleans si è guadagnato il quintetto, segna oltre 11 punti a partita, con buone percentuali, ha buona continuità, difesa più che competente, e soprattutto gioca spesso i finali di gara, prendendosi anche tiri che contano. E non si dica che il merito è tutto di Paul. Paul potrebbe far fare forse anche a me una serata da 10 punti nella lega, ma se lo fai per 30 gare, e se segni quando conta, vuol dire che ci hai messo anche parecchio del tuo. Credo che il vero assist CP3 non glielo abbia dato tanto sul campo, quanto sul piano emotivo, prendendo chiaramente le sue parti (come per altro ha fatto coach Williams), introducendolo formalmente nel suo clan, di quelli che contano, di cui ci si può fidare. Che a ben vedere è stato proprio quello che era mancato a Belinelli nelle esperienze precedenti. La situazione di NO (proprietaria e di roster) è in evoluzione (e sembra verso il peggio), quindi è difficile fare previsioni sul resto della stagione. Però in questi due mesi Marco ha lanciato un messaggio forte a tutte quelle squadre, anche di primo piano, che avessero bisogno di un esterno affidabile e di sostanza per il loro quintetto.
Giudizio: una sicurezza (se riesce ad avere intorno il contesto giusto).
[b]Gallinari[/b]
Sinceramente ritengo che il Gallo sia un giocatore fantastico. Dei 3, è l’unico che credo possa sperare di diventare uno che “sposta” ai massimi livelli. So che potrei essere tacciato di eresia ma, per stare sull’attualità, io non sono convinto che farei uno scambio nemmeno alla pari fra Melo e Danilo. Oggi Anthony è senza dubbio più forte, ma se ne facciamo un discorso dei prossimi 5 anni, e della lotta per l’anello (e non solo per un posto al sole ai PO), io sinceramente scelgo Gallinari. Melo è fantastico, tecnico, fisico, atletico, ma secondo me non è un vincente ai più alti livelli, non ha quella cattiveria che serve ad emergere. A prova di questo, il fatto che la sua miglior stagione l’ha avuta all’arrivo in Colorado di Billups, quando era chiaro che il leader era l’altro (anche se oggi, per il fisiologico declino dell’ex Detroit, non è più così).
Questa premessa per dirvi che le mie attese sul Gallo sono abbastanza impegnative.
Le prestazioni invece non sono state così convincenti. 15,5 punti a gara, 1,8 assist, il 40% dal campo e il 36 da 3. E in più una grandissima discontinuità.
Chi ha visto le recenti gare contro Celtics e Heat può testimoniare che parliamo di un potenziale All Star, di uno che può dominare le partite. 21 punti nel secondo tempo contro la difesa nei fatti più forte della lega (Boston), 23 punti nel primo tempo contro la difesa più forte della lega nei numeri (Miami). Fantastico. A me però viene da chiedere: e quegli 0 e 4 punti nelle altre rispettive metà partita? Quelli che (forse) avrebbero fatto la differenza per la sua squadra?
Danilo è giovane, è al suo secondo (vero) anno nella lega, sicuramente può migliorare, per cui, al di là di un giudizio complessivamente insufficiente (sempre rispetto alle attese, ribadisco) non è grave.
Quello che però mi sembra più grave è che non ritengo che il contesto tecnico sia quello giusto per lui. Il gioco di D’antoni prevede (in estrema sintesi) un blocco centrale del lungo sul play, in seguito al quale o il pick & roll finisce col lungo che penetra fino in fondo, oppure se la difesa si chiude in area, si riapre verso gli altri 3 swingman appostati fuori da tre, i quali o tirano, o passano a un altro sul perimetro che tira.
Non potendo il Gallo essere parte del P&R iniziale, alla fine il suo ruolo non può che essere quello di tiratore da fuori. Onestamente mi sembra una bestemmia per un giocatore con quel potenziale. Penetrare, giocare spalle a canestro, muoversi dietro i blocchi per un catch & shoot, creare dal palleggio sono tutte cose che Danilo potrebbe arrivare a fare egregiamente, se l’attacco lo portasse a cercare queste soluzioni. Nella run&gun del baffo invece è costretto a essere monodimensionale, e sperimentare le altre soluzioni solo in maniera estemporanea. Rischiare di vivere gli anni del suo sviluppo tecnico in un contesto che gli impedisce lo sviluppo potrebbe limitare irrimediabilmente le possibilità di Danilo.
Giudizio: fantastico, ma non rende come potrebbe. Toglietelo di lì, per il suo e il nostro bene.
Vae Victis