Pat Riley, coach del celeberrimo Showtime, qualche anno fa disse “Una serie comincia quando una squadra vince in trasferta”. La finale 2010 dunque è iniziata stanotte: a sorpresa infatti, i campioni della Eastern Conference s’impongono allo Staples Center, non giocando certo una gara paragonabile a quella gialloviola in game-1, ma riuscendo comunque in un finale convulso e caotico a strappare il fattore campo dalle mani di LA, costretta ora a vincere almeno uno dei tre durissimi match al Garden. La serata era già iniziata sull’onda delle dichiarazioni di Gasol dopo la facile W ottenuta giovedì notte “Garnett ha perso parte dell’esplosività che aveva due stagioni fa. Ora tira molto di più da fuori. In passato aveva un primo passo devastante e quando entrava in area era molto più aggressivo.” e ancora una volta i 48 minuti sono stati ricchi di spunti per nervosismi e tensioni, giustificate dal livello della sfida e dall’eterno confronto di queste due franchigie, ma anche, purtroppo, da alcune chiamate arbitrali molto dubbie che hanno segnato in maniera piuttosto netta gli ultimi minuti della partita destinati ad un confronto punto a punto così invece mancato. Gara-2 è comunque, come previsto, tutta un’altra cosa rispetto alla precedente: altri ritmi, altro basket, altro risultato…
Pronti via e subito la ABC punta gli obbiettivi delle proprie telecamere sul duello Gasol-Garnett: bene lo spagnolo che si riconferma solido punto di riferimento per la difesa losangelina, mentre Garnett, nervoso e di fatto poco concentrato, spreca subito due gettoni e rabbioso torna a sedersi in panchina. I Lakers non riescono però a costruire molto di più e nonostante la coppia lunghi visibilmente carica e reattiva, Fisher non riesce a trovare soluzioni alle uscite dai blocchi di Allen, così come Bryant, assist-man nell’altra metacampo, lascia un po’ troppi metri a Rondo che con un paio di zampate tiene a contatto i suoi. Ma al rientro dal timeout chiamato da Rivers a 2′ dalla fine i C’s si impongono con un parziale targato Sheed e Pierce che portano sul +7 a fine prima frazione gli ospiti. Odom intanto conta già tre falli e zero punti a referto ad incorniciare l’ennesimo flop. La second-unit casalinga produce davvero poco con Brown e Farmar ben chiusi e annullati, Bynum lotta come può sotto canestro ma è solo in mezzo ad una selva di avversari: Ray Allen intanto comincia il proprio show personale con una serie impressionante di triple (5/5 nel solo primo tempo) portando Boston per ben due volte a +13 da LA, massimo vantaggio dell’intera partita. Artest, nullo offensivamente, e Gasol tengono egregiamente però in fase di chiusura permettendo una lenta rimonta sul finire del periodo: Kobe insacca un paio di jumper, mentre il centro catalano viene mandato in lunetta da un opaco Perkins; l’ultimo minuto è una serie di banalissimi e pesanti errori commessi da Williams, l’ultimo, rimessa dal fondo corta, regala a Bryant una tripla dai 9 metri proprio allo scadere del cronometro che riporta i Lakers a soli sei punti (54-48). Allen è già a quota 27, Bryant porta invece a carico 3 discutibili falli.
L’inerzia gialloviola prosegue anche nella ripresa, i Lakers piazzano così un parziale di 16-2 a cavallo dei due quarti centrali e operano il primo sorpasso dal 21-20 del primo quarto con un facile tap-in di Gasol (57-56). Rondo, abilmente, forza il quarto fallo di Bryant (spinta impercettibile) e, nonostante i problemi di falli sempre più gravi dei lunghi e un imprecisissimo Garnett, i Celtics restano vivi grazie al cinismo di Allen (sale a 8 il conteggio delle bombe): Gasol, solo contro 5, risponde come può, ma LA paga una serie troppo lunga di seconde chance concesse agli avversari con i tanti rimbalzi lunghi sempre preda del play Celtics. In completa parità a fine terzo quarto sembra ormai chiaro a tutti che anche solo due possessi di vantaggio diverrebbero un gap pesante da ricucire in un pivotal match come questo game-2. A sorpresa è il piccolo Robinson ha suonare la carica con 7 punti filati e un primo mini break a metà quarto: risponde però Vujacic con uguale moneta seguito a ruota da Farmar, Kobe torna a referto con qualcuno dei suoi tiri, ma in difesa sfida Rajon al tiro concedendogli metri e spazio, subendo soltanto però un repentino 6-0. L’ultima scintilla arriva sempre dal #24 con una tripla dalla lunghissima, ma gli arbitri hanno già fatto il loro fin dall’inizio condannandolo in pratica negli ultimi 12 minuti a evitare qualsiasi contatto fisico per evitare l’espulsione e regalando a Boston una rimessa con palla palesemente toccata per ultima da KG nel momento più importante dell’ultima frazione di gioco. I pugni stretti di Pierce sono l’aspra diapositiva finale di una serata grigia per i lacustri, incapaci di volare a Boston sul 2-0, sconfitta che riapre così a questioni e dubbi (Lamar su tutti) sull’esito della serie forse già data troppo per scontata dopo la perfetta performance all’esordio, …da mercoledì notte (diretta Sky alle ore 3) però, inizia la vera battaglia e visto il pazzo equilibrio che ha regnato nella nottata è lecito attendersi un ulteriore sorpresa…per chiudere con un’altra citazione “Chi vivrà, vedrà”
Phil Jackson: “Premetto che alcuni fischi non mi sono piaciuti per nulla. Ma bisogna anche sapersi adattare al metro arbitrale e noi non l’abbiamo fatto. Bynum e Gasol hanno giocato molto bene, dovevano essere serviti meglio e con più frequenza, invece abbiamo preso troppe conclusioni forzate”.
Doc Rivers: “Di quei tiri ne ha provati a milioni durante l’estate e mai una volta ha esitato nel rilascio. E’ semplicemente la miglior giocata possibile per un giocatore come Ray”
Michele Di Terlizzi