Passata la prima decina di partite, è tempo di vedere come vanno le cose nella nostra lega americana preferita.
[b]Cè qualcunooooo?[/b]
Come dice lodiosissima particella di sodio della pubblicità…
I Celtics si guardano intorno, ma al di qua del Missisipi ancora manca qualcosa che assomigli ad una rivale.
Partenza a razzo per i biancoverdi, al momento ancora imbattutti, non ostante le sfidanti siano state di livello medio basso.
Chi li dipingeva come una squadra di cartone è già stato sbugiardato, così come denunciava una cronica assenza di cast di supporto. Chessò, una New Orleans (che pure non sta andando malissimo) ucciderebbe per una panca così…
I dubbi veri sono:
come se la caveranno contro i grossi calibri dellovest
come reagiranno ai periodi di difficoltà che (come è normale che sia) arriveranno
come sapranno affrontare gli adeguamenti tattici e strategici di una serie di playoffs.
Nel frattempo, direi che la squadra è molto più avanti di ogni aspettativa.
Chiaro che devono stare alla larga dagli infortuni, soprattutto a fine stagione, o il giocattolo si rompe; ma voi conoscete una squadra che non sia in questa situazione?
Va beh, esclusa Dallas…
In questottica preoccupa un po lalto minutaggio che Rivers sta chiedendo ai suoi (il più utilizzato è Allen, quasi 42 a sera). Probabile comunque che, una volta archiviata la prima L, e conseguentemente le velleità di record, i Celtics rallentino un po per tirare il fiato.
Rondo in crescita, Posey spettacolare.
Ma, come dicevamo, diamo unocchiata alle altre contenders di questEst in crescita esponenziale…
[b]Cavs:[/b] dopo lo splendido risultato della scorsa stagione lobiettivo è riconfermarsi.
Ho visto fare di meglio. I bisticci con Varejao continuano tuttoggi, con il brasiliano che sembra lAdriano dei tempi doro, sia per linvidiabile forma fisica, che per la dedizione ad attività extrasportive.
Il tutto in attesa dei soldi che Cleveland (giustamente) non gli darà mai. Non che i Cavs se la passino troppo bene in sua assenza. In totale crisi di astinenza da testosterone, la difesa dei Cavs appare sempre meno arcigna, mentre in attacco più che altro si aspetta che San Lebron faccia il miracolo (per il momento ha iniziato con la moltiplicazione delle triple doppie).
Hughes per il secondo anno a fila non pervenuto, Snow ai blocchi di partenza per motivi salariali, Pavlovic rifirmato dopo i capricci da rinnovo, però ha saltato tutto il camp ed è ancora fuori dai giochi, Marshall un tiratore che non la mette mai, Gibson alterno come tutti i giovani giocatori con più voglia che talento.
Insomma, se Lebron paga la cauzione si vince, se no non se ne parla. Solo che a differenza degli scorsi playoffs, gli altri hanno se possibile ridotto ulteriormente il loro apporto.
La verità è che manca oggettivamente del talento per poter vincere tutto, anche nel caso di un ritorno del Medusa, o di un arrivo entro febbraio (tuttaltro che da escludere) di Bibby.
[b]Bulls:[/b] lanno della svolta, squadra matura e pronta per il grande salto.
Al momento lunico salto lanno fatto allindietro, con un 1-7 iniziale che non permette di essere troppo ottimisti.
Come intelaiatura questi Bulls ricordano molto i Pistons, ovvero una squadra con un attacco bilanciato, con le responsabilità divise tra più giocatori, senza una vera stella, un buon giocatore da ultimo quarto (Billups Gordon), in generale trainata dagli esterni, grande difesa e gran gioco di squadra, perchè i singoli si mettono al servizio del sistema. Questo fino a quando la penuria di risultati non comincia a far scemare la fiducia nel sistema, i giocatori iniziano a giocare per sè e la situazione precipita. E la stessa parabola dei Pistons, peccato solo che per Chicago sembra sia già iniziata la discesa senza essere passati dallanello.
Arriva Kobe?
E a fare cosa?
[b]New Jersey:[/b] finalmente dotati di lunghi di peso, pronti per la finale.
Oddio, Magloire ancora non si è visto, Krstic è ancora fuori forma, Carter (per il momento rotto) ha litigato col canestro nelle prime partite. Certo, Jefferson recuperato e superlativo, ma se è lunica arma della tua squadra, non stai andando benissimo.
[b]Detroit:[/b] lanno della verità.
Temo che sia sotto gli occhi di tutti, questa verità. Certo, qualche infortunio di troppo, e un inizio convincente, poi però una serie di sconfitte (sono stati loro a regalare la prima W ai derelitti Bulls), o di vittorie molto poco convincenti contro squadre molto scarse.
La superficialità nellapproccio alle gare di regular season (loro peccato originale) si è già vista, e anche qui si aspetta larrivo di Bryant, anche se questultimo sembra aver gentilmente declinato linvito.
Saunders appare sempre più spaesato e meno in controllo dello spogliatoio.
[b]Washington:[/b] lanno scorso ci ha fermato solo la sfiga, questanno ritorniamo in carreggiata e convinciamo Agent 0 a rifirmare.
Gli infortuni di Arenas, il peggiorato clima di spogliatoio, limmobilismo sul mercato si sono sommati ai limiti storici della squadra hanno causato un inizio inguardabile. Non mi stupirei di vedere uno scambio prima di febbraio
[b]Miami:[/b] il termine tecnico per descrivere la stagione della franchigia della Florida è cavare sangue dalle rape. Oneal, pure in forma fisica sorprendente rispetto a questo stesso periodo in altre stagioni, è evidentemente al suo capolinea. Troppo lento e poco potente rispetto al passato, con la percentuale ai liberi in costante calo, e soprattutto incapace di tenere il campo per più di 5 minuti di fila, sia per il fiato, sia per labbondanza di falli nei quali è sempre più costretto a rifugiarsi. Wright non sboccia, Davis è un corpo al momento completamente estraneo (per quanto di un certo interesse in prospettiva), non esiste un cambio per Williams, Blount è convinto che per diventare unala grande basti sparacchiare senza successo da fuori, Hardaway ci mette tantissimo impegno, mestiere, esperienza, intelligenza, ma ormai è così distante dal livello atletico degli altri che, quando va bene, riesce a non fare danni.
Gioco di squadra, schemi, rotazioni, fluidità, esecuzione: mai sentiti nominare. Il peggior attacco della lega, che saluta con un urrà lo scollinamento oltre gli 85 punti. Ma giocano nella stessa lega dei Suns, questi?
La buona notizia è il ritorno di Wade, palesemente ancora a mezzo servizio, senza la rapidità e lesplosività che lhanno contraddistinto in passato. Niente da dichiarare anche come miglioramento nel tiro da fuori.
Però è lì, ed è Wade.
Solo per questo gli Heat hanno potuto fare due forsennati (e infruttuosi) tentativi di rimonta contro gli inabbordabili (Sigh!) Sonics, vincere contro i Nets (con tiro decisivo del nostro, of course…) e mettere in serio pericolo limbattibilità dei Cs.
La mia opinione è che, se non si rompe nessuno, possono sperare di arrivare tra la 6° e l8° a est, e poi giocarsela comunque almeno fino alla finale di conference. Chiaro, solo se Riley riesce nei prossimi 4 mesi a tirare fuori una squadra da questa scarna accozzaglia di giocatori.
Non mi sono dimenticato di Orlando, e del loro sorprendente avvio da 7-2.
Semplicemente non ho nessuna fiducia in loro. Certo, con il crollo verticale di Miami e Washington, unito alla consueta mole di infortuni dei Bobcats e al fatto che gli Hawks… siano gli Hawks, la prima moneta nella loro division non dovrebbe essere inarrivabile.
I Magic però hanno iniziato la regular season con latteggiamento sbagliato, ovvero quello di chi parte con qualcosa da dimostrare, o da vendicare. Nel loro caso si tratta dellacquisto, iperpagato e ipercriticato di Rashard Lewis. Visti i soldi messi sul piatto, cè una certa pressione intorno alla squadra, che si traduce in un impegno (e in risultati) decisamente sopra la media. La stagione però è lunga, e il loro stesso esempio dello scorso anno dovrebbe avergli insegnato che è meglio partire piano e chiudere forte che non il contrario. Lasse della squadra Nelson-Howard è giovane e inesperta, e quando la palla scotta non sarà certo Lewis a togliere le castagne dal fuoco.
Niente di più facile quindi di un piazzamento anche al secondo posto ad est, magari accoppiati con gli Heat, e poi unuscita al primo turno (sì, da tifoso Heat effettivamente sto salivando al pensiero di un accoppiamento così…).
Come ormai da tradizione, un occhio ad ovest lo butteremo alla prossima puntata, ma prima non posso esimermi dal dire due parole sulla burlesca situazione della grande mela.
I risultati sono come al solito incoraggianti. Basti pensare che hanno concesso agli Heat la prima vittoria nelle ultime 18 partite, senza che dovessero nemmeno superare larcigno muro degli 85 punti.
Ma a New York il risultato è lultimo dei problemi.
Sotto si sta consumando una faida per trovare un colpevole a cui affibiare la responsabilità di tutto questo. Posto che siamo in una situazione da Assassinio sullOrient Express (quello in cui la vittima era stata pugnalata da TUTTI i sospettati), i più papabili sono ovviamente i più in vista, ovvero Marbury e Thomas.
Premesso che la soluzione auspicata da tutti sarebbe di tagliarli entrambi, vediamo che succede.
Nel suo diabolico piano per incolpare Marbury (oddio, diabolico, ho visto trame dei Teletubbies più intricate…), Isiah lo avverte gentilmente che nella prossima partita, per scelta tecnica, Coney Island Finest dovrà partire dalla panchina per lasciar posto a… Mardy Collins.
Steph non si scompone, la prende da signore, va allareoporto e se ne torna a NY.
Dice a tutti i giornalisti che aveva il permesso del coach, ma il Macchiavelli delle panchine, richiesto di una conferma, nicchia.
A questo punto il Marbury, che comunque si riunirà alla squadra per la partita (persa) successiva), è ufficialmente sul mercato.
E lultimo patetico tentativo di un GM incapace di prolungare la sua permanenza presso la munifica corte dei Dolan.
Peccato solo che tra ladorabile carattere e lamabile contrattino (43 mnl nei prossimi 2 anni), nessuno se lo voglia carricare.
Ci sono voci secondo cui Portland (che ha già a roster 4 playmaker molto promettenti) lo voglia prendere (in cambio di Miles e LaFrentz), ma mi sembra eccessivo sperare che nellOregon siano disposti a prendersi, dopo Francis, anche il secondo playmaker disfunzionale dei Knicks, soprattutto per non mettere il peggior rovina spogliatoio del gioco contemporaneo nel loro promettentissimo spogliatoio di giovani talenti.
Rianalizzando un po la carriera di Marbury appare comunque curioso che nessuno lo voglia.
Siamo partiti forte nel Minnesota, insieme a Garnett e Gugliotta, in una squadra giovane e di belle speranze.
Si portano i lupi della steppa ai playoffs, e si esce al primo turno, ma dopo 5 combattutissime partite, e con molti infortuni.
Si potrebbe iniziare a vincere, ma lidea di dividere la gloria con il bigliettone, oltre al fatto di non poter andare a mangiare a casa a Coney Island in pausa pranzo, fa sì che chieda la cessione, e migri verso NY, ma per un curioso scherzo del destino sbaglia di una decina di Km e finisce nella palude.
Lì le cose vanno abbastanza bene, non si vince mai, e i compagni sono così scarsi che il sensibilissimo Steph si vede costretto a scriversi sulle scarpe una frase di incoraggiamento per i compagni: All alone.
Certo, i compagni erano un po scarsi, ma lhanno successivo Kidd porta quegli stessi compagni in finale.
Due volte.
Si parte per lArizona, dove il ragazzo lascia al momento dell (ovvia) partenza due ricordi felici:
il tiro da tre allo scadere con cui batte gli Spurs al primo turno dei playoffs e, ovviamente, il momento stesso della sua partenza.
Si torna a casa, a NY, quella vera questa volta.
E la squadra col monte salari abbondantemente più alto della lega, con una quantità di ottimi giocatori indubbiamente male assemblati.
Se però sei un playmaker e vuoi trovare qualcuno da mandare a canestro, non è proprio impossibile.
E invece Steph decide di dedicarsi ad altro, e due stagioni orsono inscena una delle più gustose sit com mai girate nella Big Apple: Coach Brown & Me.
Sicuramente un ottimo giocatore (forse meno di quello che crede lui, ma comunque forte), ma un cervello perfino peggiore di quello di Bryant.
Nessun allenatore o compagno è mai riuscito a far breccia nella testa di questo giocatore da playground prestato al piano superiore.
Credo che per NY lunica strada percorribile sia il Buy Out.
Auguri.
Vae Victis