Va bene, lo confesso, sono un debole.
Come per la dieta, il giorno buono per cominciarla è sempre domani, così anche per la moderazione nel somministrarsi massicce dosi di NBA. Dopo mesi di astinenza, con laggravante dei 4 giorni di vacanza, ho abbandonato ogni decenza per vedere quanto più possibile della sorprendentemente abbondante offerta NBA.
In aggiunta alla partita/e quotidiana, anche il mio provvidenziale secondogenito neoarrivato ha collaborato costringendomi a notti sveglio, e lì ho proprio dovuto cedere anche alle lusinghe di NBA.tv.
Comunque è tutta colpa sua.
Vediamo allora le prime impressioni sulle squadre che sono apparse sui nostri schermi.
[b]Boston[/b]
Copertura totale delle prime due uscite dei nuovi biancoverdi, con tanto di gabola sul finale della partita a Toronto, col satellite che secondo le consuete leggi di Murphy ci abbandona a 7 dalla fine dellovertime. Roba che neanche Fantozzi…
I Celtics giocano abbastanza male, cè qualche timidissima parvenza di difesa di squadra, mentre in attacco siamo ufficialmente al sorteggione tra le 3 stelle, che a turno si prendono un possesso offensivo e se la giocano 1 Vs 1, con lopzione dello scarico se raddoppiati. Non che ci sia da gridare allo scandalo, giocano insieme da meno di 1 mese, sono cose che (se va bene) arriveranno col tempo. Comunque non malissimo, visto che:
1) ci sono squadre NBA che giocano così su base continuativa;
2) spesso le suddette non hanno 3 stelle, ma solo 1 o 2;
3) le stelle che hanno non sono forti come questi 3.
Già, perchè forti sono proprio forti. E poi averne 3 vuol dire che ce nè sempre almeno 1 che ti toglie le castagne dal fuoco. Contro Washington (partita onestamente non impossibile, vista anche la scarsa vena di Agent 0) è il capitano ad aprire le danze, andando a compensare serate modeste (sempre in proprorzione…) degli altri 2, mentre a Toronto, mentre Pierce sparacchia senza risultati, Ray Allen tiene i suoi in partita per tutti i regolamentari e si toglie anche lo sfizio del canestro della vittoria, mentre Garnett sceglie i 5 minuti dellovertime per spiegare al pur combattivo Bosh che cosa sia unala grande dominante. Un clinick dal post basso, 4 possessi consecutivi uguali, con palla a lui e tutti fermi, e il solo Garnett a istruire il pupo su finte, perni, incroci. Si dice che Duncan sia più forte di Garnett. Oddio, può anche essere vero, però se sotto canestro è questo, e ci aggiunge il gioco all around e il tiro da fuori che onestamente a Duncan manca, anche la candidatura del ragazzo da Farragut Accademy non è così peregrina…
I 3 quindi sono forti e hanno già dimostrato un certo piacere nel dividersi la sfera condendo le loro performance con abbondanti dosi di assist, e dimostrandosi più che disponibili a far emergere, partita per partita, quello che era più in serata. E il concetto che applicavano i Pistons dellultimo titolo, solo che qui il livello degli esecutori è un po più alto.
Per un record da 50-32, rimanessero anche così sarebbe già sufficiente. Per ambire allanello invece è chiaro che occorre qualcosa di più del sorteggione. Diamogli qualche mese, poi vediamo come è andata.
Quello che invece è sorprendente già oggi è il cast di supporto. I figuranti alla corte dei 3 ReMagi hanno già fatto vedere che così male non sono. Rondo non tira da fuori, e questo labbiamo visto tutti, e non è un playmaker (e i due assist a partita in una squadra in cui segnerebbe pure il massaggiatore la dicono lunga…), ma almeno in questa prima fase di attacco embrionale il play lo fa già il signore col 5, e lo fa anche piuttosto bene. Tutto il resto però è di primo livello: difesa, penetrazione, aggressività, faccia tosta: cè un motivo se Ainge si è tenuto stretto questo secondo anno che in fondo lanno scorso aveva solo fatto vedere qualcosina a fine stagione…
Il suo limite principale, come detto, è il tiro, cosa che nei finali tirati potrebbe essere costosa. I Celtics però hanno già in casa una risposta molto convincente: quando conta si va a possessi alternati attacco/difesa con House, una sorta di BullsEye del parquet (per chi non frequentasse il mondo dei comics, è quel nemico di Devil che lancia senza coscienza qualsiasi cosa si trovi fra le mani…), che non è certo timido (la sua idea di spazio per tirare è di circa 12 cm) e tende a metterla anche quando pesa. Sotto canestro invece, a eterna memoria della splendida estate degli Heat, abbiamo James Posey, ovvero uno dei migliori difensori della lega sulle (ormai numerosissime) ali grandi mobili, che in attacco è tiratore sugli scarichi (anche sotto pressione) di primissimo livello, come dimostrato anche contro i Raptors. Se invece laltro lungo fosse grosso e stanziale (caso comunque sempre più raro), allora vengono buoni Perkins e Scalabrini, non eccitanti, ma sono sempre 12 falli da spendere, aspettando laiuto di Garnett.
Morale: come dicevo per Miami lanno del titolo, al momento questi Celtics non sono una squadra da titolo e non giocano da tale, ma hanno sicuramente tutti gli ingredienti che, sommati al tempo, dovrebbero permettere di arrivarci.
La strada è ancora lunga, ma probabilmente guardando Jefferson, West e Telfair e tutti gli altri a Beantown dovrebbero riuscire a sorridere…
[b]Houston[/b]
Belli questi Rockets, è? Affrancati dalla legge marziale del Colonnello VanGundy tutti i razzi sembrano giocare con rinnovato entusiasmo.
TMC è semplicemente stellare, grazie alla concomitanza di due fattori, voglia e salute, che se fossero presenti tutti e due tutta la stagione, cambierebbero la storia di questo gioco.
Non ci conterei, sinceramente.
Il cinese invece resta sempre emblematico. Il ragazzo è atipico, un albatros solitario, ultimo rappresentante di una specie estinta. Non so se il WWF lo segua mentre si accoppia, come il panda, ma di centri veri non ce ne sono più. Il problema però è che questo non sempre è un vantaggio per il cinese. Se infatti spesso riesce a sfruttare questa sua unicità per dominare le gare, ci sono alcune squadra (tra tutte Phoenix, Golden State, Utah) con le quali non riesce proprio a giocare, anzi, è meglio per la sua squadra se sta in panchina. Yao infatti proprio non riesce a giocare a ritmi sostenuti e a marcare un lungo che giochi lontano da canestro. Peccato che almeno due delle squadre suddette rischia di trovarsele davanti quando conta.
[b]Golden State[/b]
Scongiurato il pericolo di vedere una squadra di Nelson con 2 lunghi. Harrington resta ben ancorato al pino, entrando in partita soprattutto come cambio di Biedrins. In attesa che torni Jackson, che sta scontando 6 giornate di squalifica per aver simpaticamente preso parte ad una sparatoria fuori da un night club, il tema principale della squadra è trovare il sostituto di Jrich.
Lipotesi Belinelli, data per quasi certa dallItalia, colpevole però forse di un parere un po di parte, è stata subito accantonata. Nelson ritiene che non sia pronto, e lo relega a pochi minuti di impiego, spesso in momenti poco rilevanti. Buone percentuali al tiro, e poco altro.
Monta Ellis, che attualmente parte in quintetto come 2, ha tre problemi. Il primo è quello di essere un guastatore, aggettivo che vale per gli avversari ma, spesso, anche per i suoi. Dire che è fuori da un contesto di squadra implicherebbe che lui sia consapevole di che cosa stiamo parlando. Il secondo è il tiro da fuori, specie da 3 punti. Non drammatico, ma decisamente sottomedia per una squadra che punta così tanto su questo aspetto del gioco. Infine cè laspetto forse più grave, ovvero quello difensivo. Sorpresi? Perfino in una squadra pacifista come loro (quasi 107 di media concessi lo scorso anno), bisogna almeno provare ad arginare gli avversari. E il loro gioco si basa sulla possibilità di cambiare furiosamente su ogni pick & roll. Chiaramente però un giocatore che raggiunge l1,80 solo saltando crea qualche problema a questa idea.
Lipotesi al momento più credibile è invece quella di Azubuike, che al momento parte in ala al posto di Jackson. Qualche esplosione realizzativa, ottimo difensore, atleticità strabordante, se in serata può anche metterla da fuori. Cosa gli manca? Direi lesperienza. Oggi potrebbe, anche numericamente, non far rimpiangere più di tanto la partenza di Richardson, ma a fine aprile uno con un po di affidabilità e chilometraggio in più non sarebbe necessariamente sgradito.
[b]Utah[/b]
Luci e ombre, così come ci dice anche il record di 2-2.
Di positivo cè senzaltro il buon avvio di Brewer, che si è guadagnato a pieno titolo il ruolo di 2 titolare. Buon difensore, gran rimbalzista, artista della riga di fondo; ha buone mani per ricevere anche in traffico, e una volta ricevuto in unarea NBA riesce a mantenere la calma necessaria per gestire al meglio il possesso, angolare correttamente il corpo, fintare ed esplodere in bimani di tutto rispetto. Buono in contropiede, gran penetratore, sta dimostrando a Kirilenko che in questa squadra lo spazio per essere un buon realizzatore cè, anche se le prime opzioni sono gli altri.
Manca il tiro da fuori, ma ne riparliamo fra un attimo. Comunque, rispetto alla previsione di non sapere come occupare questo spot, direi che Brewer è un bel lusso…
Kirilenko sta giocando, difendendo come lui solo sa fare, sia sulluomo che in aiuto. Non fa polemiche, cerca di integrarsi con i compagni, ma limpressione è che in attacco ci sia sempre qualcosa che non va. Sorprendente a questo proposito il caso Brewer, giocatore dalle caratteristiche atletiche e tecniche molto simili (alle quali il russo aggiunge miglior comprensione di gioco e capacità di passaggio), di certo meno coccolato di AK47, eppure anche da ultimo arrivato si è già ritagliato uno spazio importante nellattacco dei Jazz, mentre lui rimane decisamente a margine, con qualche tiro da fuori spesso fuori bersaglio, e qualche ricezione in traffico non sfruttata troppo bene. Anche la situazione di post basso da lui espressamente richiesta è stata saltuariamente provata da Utah, proprio allinterno del progetto come ti faccio contento il russo, ma non ha dato i risultati sperati. La mia personalissima impressione è che Kirilenko in realtà non abbia tutti questi movimenti spalle a canestro, e che sia molto più efficace se servito in movimento.
Okur è unaltra delusione di questo inizio di stagione: il suo gioco in post sta quasi scomparendo, e si rifugia sempre più spesso nel tiro da fuori, che però al momento tende a non entrare. Limpressione è che il turco abbia un impatto ampiamente inferiore alle sue potenzialità. La tocca meno che in passato, è vero, ma limpressione che non riceva nei posti giusti, e soprattutto che risulti spesso molto poco pericoloso.
Lasse portante della squadra invece, Williams Boozer, è sempre più in forma. Il loro P&R è sempre più preciso, chirurgico, letale. Il tiro dai 5 metri di Boozer è automatico, e lo alterna sapientemente con la finta (rispettabilissima) di tiro, seguita dallavvicinamento a canestro, dove può concludere di potenza o in appoggio. Oltre naturalmente a raccattare vagonate di rimbalzi.
Williams da parte sua è sempre più padrone della squadra. Giocatore di personalità se ce nè uno, ormai tira con sicurezza e profitto anche da 8 metri, mentre nelle insidiose aree NBA riesce a penetrare e segnare a ripetizione non ostante una velocità di base non proprio sorprendente.
2 i limiti principali di questa squadra.
Il primo è la pericolosità al tiro degli esterni: lattacco parte con un P&R, di per sè inarrestabile. Se però gli scarichi sui due lati non sono credibili perchè Kirilenko e Brewer non sono tiratori affidabili (nemmeno quando non sono sotto pressione), allora le difese hanno buon gioco a staccare uno o tutti e due i relativi difensori e riempire larea, rendendo la vita molto più complicata a Williams e Boozer. Lanno scorso era comunque unaltra vita, quando su uno dei lati si poteva appostare un tiratore mortifero e di esperienza come Fisher che, se in quasi tutte le altre fasi di gioco può essere sostituito più che degnamente da Brewer, in questa rimane ancora molto rimpianto.
Laltro problema è un limite storico dei Jazz, già presente allepoca di Stockton e Malone: la forza di questa squadra risiede nella capacità di eseguire, sia in attacco che in difesa, in modo che il sistema protegga e nasconda le mancanze dei singoli. Non avendo però clamorosi fenomeni offensivi o difensivi, i Jazz sono una squadra che di solito riesce a vincere quando la partita va avanti senza strappi: la loro difesa riesce a calmierare lattacco avversario, mentre lattacco genera i suoi punti in maniera costante. Se però laltra squadra riesce ad avere unaccelerazione offensiva e saltare avanti nel punteggio (che so, se un McGrady te ne mette 45…), allora i Jazz difficilmente sono in grado di salire di colpi in difesa e di ricucire lo strappo lanciando un controparziale. Questo è il motivo per cui Utah da sempre soffre i grandi realizzatori (e si sà a questo proposito quanto abbia sofferto il più grande di sempre…), che spesso fanno contro i Jazz grandi performance e portano i loro alla vittoria.
Il problema è che, se il primo problema (quello di avere tiratori affidabili ai lati) può essere risolto con piccoli movimenti di mercato, o con latteso progresso dei due esterni, per il secondo cè poco da fare, perchè è connaturato al sistema di questa squadra.
Questi i first looks su alcune squadre, ci si risente per altre impressioni.
Ora vado, ma vi prometto che sarò forte: non più di quattro partite a settimana…
Parola di lupetto.
Vae Victis