Un nuovo logo e nuove maglie. Addio il rosso, arriva il blu ad invadere gli occhi dei tifosi. Tanti giovani da lanciare, forse troppi.
Ma ad Atlanta in molti credono di essere vicini alla quadratura del cerchio, gli astri stanno andando piano piano ad allinearsi, tutto sembra pronto: i playoff potrebbero non essere unutopia per questa stagione.
La qualificazione alla post-season dovrà essere sudata, conquistata partita per partita, ma gli Hawks non partono battuti come gli anni scorsi.
La franchigia, che manca i Playoff dal 1999, si è contraddistinta in questi ultimi anni per una totale mediocrità, scelte sbagliate al draft, scambi mal orchestrati, giocatori pagati troppo rispetto al loro vero valore. Non sono mai stati considerati una minaccia anche nella debole Eastern Conference delle ultime annate.
E così è terminato anche lo scorso anno allultimo posto nella Southeast Division con 30 vittorie e 52 sconfitte. Nonostante tutto, un trend positivo date le W degli anni precedenti, rispettivamente 26 (2006) e 13 (2005).
Durante questi anni il progetto di squadra è stato formato attraverso le scelte: a parte Joe Johnson, la stella della squadra, arrivato tramite il mercato dei Free Agent, il resto dellorganico è stato quasi interamente pescato dal Draft. Giocatori giovani e senza esperienza, quindi. Le vicissitudini societarie (cè scontro tra i proprietari) non permettono una campagna campagna acquisti. Situazione paradossale, grazie alla quale infatti i nuovi innesti sono arrivati tramite le scelte, apparentemente giuste questestate: con la terza chiamata assoluta è stato fatto il nome dellala forte da Florida University [b]Al Horford[/b], mentre con la undicesima quello di [b]Acie Law[/b] da Texas A&M una delle migliori [i]point guard[/i] disponibili.
Da quel momento in poi, il nulla. Limmobilismo più totale. Impressionante, ma questa è la realtà.
I giovani stanno crescendo, alcuni hanno già dimostrato nella passata stagione cosa sono in grado di fare, altri sono ancora indietro rispetto a quanto preventivato al momento dellinizio della loro avventura con gli Hawks. Questanno sarà il momento della verità. Si scoprirà se è possibile con questo gruppo arrivare ad ottenere risultati soddisfacenti, oppure si dovrà puntare solo su alcune pedine, scambiando o non confermando le altre, in unottica di ricostruzione, lennesima degli ultimi anni.
Andiamo quindi ad analizzare, ruolo per ruolo, le disponibilità della squadra.
Il ruolo di [b]playmaker[/b] è da tempo il problema più annoso della franchigia: negli ultimi tempi i compiti di amministrazione in campo sono stati affidati a guardie sottodimensionate, giocatori che sarebbero stati nientaltro che riserve in squadre da playoff, elementi a fine carriera.
Ci troviamo quindi di fronte ad una lista variegata di elementi, i quali potranno essere utili solamente se la scelta di questanno [b]Law [/b] contribuirà al meglio. Oltre a lui, vediamo [b]Speedy Claxton[/b], reduce da una stagione travagliata a causa infortuni; [b]Anthony Johnson[/b] veterano che dovrà contribuire alla formazione del rookie suo pariruolo, e [b]Tyronn Lue[/b], uomo per tutte le stagioni, giramondo e tiratore più che distributore di gioco. Non il massimo quindi per una squadra che ha bisogno di una mente pensante in campo per gestire linesperienza della gioventù.
Come [b]guardia[/b] evoluirà senza dubbio [b]Joe Johnson[/b] reduce da una stagione da 25 punti a partita. Il leader della squadra è lui, e come prossimo passo verso una possibile eccellenza nel ruolo NBA dovrà riuscire a mettere a disposizione della squadra il suo talento, in modo da riuscire a migliorare anche i compagni, e non limitarsi quindi a cifre personali di tutto rispetto in una squadra mediocre.
Come suo sostituto è atteso ad una stagione importante il bizzoso [b]Salim Stoudamire[/b]. Nei primi due anni di NBA il suo nome ha fatto maggiormente notizia per i continui screzi con il coach [b]Mike Woodson[/b] che per il suo gioco in campo. I margini di miglioramento sono ampi, basta aver voglia di imparare, e in tal senso le dichiarazioni del giocatore ci sono state. Staremo poi a vedere se durante lanno questi buoni propositi verranno poi rispettati, o si tornerà alla routine degli ultimi due anni, e alle continue polemiche dentro (poco) e fuori dal campo. Di certo unannata negativa vorrà dire per lui fine del progetto Atlanta.
La posizione in campo è già molto ben coperta da Johnson, sempre tra i giocatori più utilizzati dellintera lega, e dal suo rimpiazzo. Se ciò non bastasse, minuti nel ruolo possono arrivare da giocatori con caratteristiche come Claxton o [b]Josh Childress[/b], che però più spesso parte dalla panchina come sostituto delle due [b]ali[/b] titolari, che sono [b]Marvin Williams[/b] e [b]Josh Smith[/b]. O almeno così è stato lo scorso anno. La concorrenza è molto agguerrita: dalla panchina dovrebbero salire [b]Al Horford[/b] il rookie da Florida, e il secondo anno [b]Shelden Williams[/b] oltre al già citato Childress.
I due titolari sono interscambiabili: entrambi possono giocare nelle due posizioni dellala, con uninterpretazione pur sempre perimetrale, ma abbastanza efficace (Smith è buon rimbalzista e stoppatore). Il loro obiettivo per lanno che verrà sarà quello di migliorare ulteriormente in tante situazioni: dotati di grandissime doti atletiche, sembrano accontentarsi di un gioco basato esclusivamente sul loro potere fisico, mentre è indispensabile che migliorino dal punto di vista tecnico per realizzarsi come giocatori completi. In questo ha sicuramente contribuito la loro formazione sportivo-scolastica: Smith ha saltato direttamente il college, mentre Williams vi si è fermato per un solo anno.
Se le loro prestazioni non saranno allaltezza, la lotta per entrare nel quintetto base è già aperta: sicuramente Horford e Shelden Williams vorranno conquistare a tutti i costi lo spot di 4 (ala forte) titolare. Il rookie è atteso a buoni livelli, sicuramente è considerato come la power forward del futuro in casa Hawks, ma il suo ambientamento nella NBA è ancora tutto da dimostrare.
Il secondo, ha dimostrato, di essere un solido giocatore, ma poco più. Le sue cifre sono diminuite durante la stagione, salvo poi tornare su buoni livelli ad aprile, ormai a giochi fatti. Saranno comunque utili le sue doti di rimbalzista.
Per il ruolo di ala piccola, [b]Josh Childress[/b] è il corrispondente di un secondo titolare. In grado di giocare sia guardia che ala, riesce a guadagnarsi un discreto minutaggio giostrandosi nelle due posizioni. Sarà il sesto uomo della squadra, pronto in ogni momento a partire tra i primi cinque in caso di infortuni sia di Johnson che di Williams. Fa della tecnica di gioco il suo cavallo di battaglia, ed è un ottimo rimbalzista, se rapportato alla sua esile struttura fisica.
Completa il reparto ali [b]Solomon Jones[/b], power forward al secondo anno. Per lui ci sarà poco spazio, in una rotazione così ben fornita nel settore.
Altro settore piuttosto carente, oltre che quello di point guard, è quello dei [b]centri[/b]. Vi si possono trovare solamente due giocatori: [b]Zaza Pachulia[/b] il titolare, e [b]Lorenzen Wright[/b] veterano con 11 anni di carriera alle spalle.
Il georgiano può essere una buona pedina, anche se da lui non ci si deve aspettare più di tanto: i 12.2 punti uniti ai 6.2 rimbalzi dello scorso anno probabilmente sono il massimo a cui possa arrivare; mentre Wright, acquisito lo scorso anno per dare esperienza al reparto lunghi, ha deluso le aspettative. Per lui si confida in una buona annata di sostanza e con pochi infortuni.
Ovviamente vista la penuria nel ruolo verranno coinvolti nel gioco sottocanestro anche Shelden Williams e Al Horford, i quali possono sicuramente aiutare in svariate occasioni, nelle quali dovranno sviluppare il loro gioco spalle a canestro (anche se sarà dura contro giocatori più alti di loro, sia in attacco che in difesa).
Anche sulla direzione tecnica della squadra nessuna novità: a guidarla dalla panchina sarà sempre [b]Mike Woodson[/b], giunto ormai al [b]quarto anno[/b] agli Atlanta Hawks, nonostante un bilancio complessivo di 69-177 (28 % di vittorie).
[b]Lobiettivo[/b] per la stagione 2007-08 è abbastanza chiaro: [b]migliorare, migliorare, migliorare[/b]. Tutti i giocatori devono aumentare la loro incidenza positiva sulle partite, per portare la franchigia ad un grande traguardo: i [b]playoff[/b].
Non sarà per nulla semplice anzi, è probabile che non li raggiungeranno, ma non è detto: il talento cè, manca sicuramente lesperienza e forse la giusta mentalità per diventare una squadra. Ma se tutti i pezzetti si incastreranno nel giusto modo, il sogno di una stagione dal bilancio vincente per i (pochissimi) tifosi degli Hawks ad Atlanta non sarà poi così remoto.