Cenereeee!
Sono due anni che parlo (ma più che altro sparlo) di Danny Ainge, dotato di incredibile talento nello scovare fenomeni nei bassifondi dei drafts, ma del tutto incapace (spesso oltre il confine dellincapicità di intendere e volere) di mettere insieme uno scambio ragionevole.
Ecco, se qualcuno avesse sottomano, chessò, una vagonata di cenere, io sarei pronto…
Ormai lavrete letto dappertutto, i Celtics danno via mezza squadra per portarsi a casa il Bigliettone, e mettere insieme il trio delle meraviglie che riporterà i Cs sul tetto del mondo.
A parte il fatto di rimarcare (nel tentativo di recuperare almeno un po di amor proprio) che è una vita che dico che andrebbero accoppiati KG e PP, vediamo un po nel dettaglio che cosa è successo e che cosa (senza alcun dubbio…) succederà.
[b]Minnesota[/b]
Come detto nellultimo NMTPG, la patata per McHale cominciava a scottare, e il rischio di perdere Garnett per nulla diventava ogni giorno più concreto.
In extremis però lex Celtic è riuscito a mettere insieme uno scambio di tutto rispetto per i suoi, che sono riusciti a sopravvivere ad una dipartita epocale limitando le perdite come meglio non si poteva.
Se dal punto di vista del roster schierabile la prossima stagione, uno scambio con i Bulls era senzaltro più appetibile, perchè avrebbe avuto come contropartita uno o due giocatori già adulti (Gordon e Nocioni, o Deng), quello con i Celtics è quello che in assoluto garantisce ai lupetti le migliori prospettive a medio e lungo termine.
Minnesota è ora infatti una squadra sperimentale, con otto giocatori sotto i 22 anni che avranno tempo e spazio per crescere, durante una stagione in cui nessuno avrà su di loro nessuna aspettativa, così che a fine anno la dirigenza potrà avere unidea più chiara su chi di questi investire per il futuro. Se infatti Al Jefferson diventerà, alla peggio, almeno una stellina, anche gli altri sono tutti molto promettenti, ed è probabile che almeno uno o due mantengano le promesse e diventino a loro volta dei giocatori di prima grandezza.
A questo vanno a sommarsi due prime scelte (di cui una sarà presumibilmente piuttosto alta), che potrebbero garantire ulteriore materiale umano su cui lavorare per il futuro.
Infine cè anche laspetto economico: oltre ad un po di cash ricevuto subito da Boston (che magari non ti fa ricco, ma non spiace mai a nessuno), i Wolves ricevono una serie di contratti (dei giovani suddetti) di entità molto limitata, e il contrattone in scadenza di Rathliff, che libererà per la stagione 2008/2009 parecchio spazio salariale. A questo punto, con un 2 o 3 giovani di talento, altri 5-6 giovani comunque promettenti da scambiare, e tanto spazio salariale, Minnie può sperare di trovare sul mercato una superstar free agent che scelga il freddo del Minnesota per le sue ambizioni di titolo.
Se mi chiedete se prevedo i Wolves al titolo entro 3 anni, la risposta è no.
Se però volete sapere se questa volta McHale (in passato pluricandidato a peggior GM del quinquennio) ha portato a casa il meglio disponibile, e messo in piedi un piano se non certo almeno credibile, allora la mia risposta è decisamente sì.
[b]Big three[/b]
Leggendo qua e là per la rete, ho trovato spesso il commento secondo cui i Big three da soli più alcuni mestieranti non vincono.
I casi citati sono Kidd-Carter-Jefferson, Drexler-Barkley-Olajwon, Kobe-Shaq-Payton-Malone (che addirittura erano i Big Four), Cassel-Allen-Robinson, Cassel-Sprewell-Garnett, Arenas-Hughes-Jamison.
A parte il fatto che, mi permetto di far notare, il quartetto Lakers così male non ha fatto, visto che è arrivato in finale sbadigliando e lha poi buttata via solo per eccesso di stupidità, mentre quello dei Wolves è arrivato a due vittorie dalle finale, pur giocando con Cassel infortunato e contro unedizione di Shaq con la quale non si poteva negoziare.
A parte questo, dicevo, non so se è chiaro che qui stiamo parlando di una cosa completamente diversa.
A Boston non avremo 3 giocatori abbastanza forti. Avremo tre superstar NBA di livello assoluto. 3 pluripartecipanti dellASG. 3 giocatori ciascuno dei quali è almeno tra i primi 5 nel suo ruolo.
Per capirci, guardando solo il talento di questi 3, siamo meglio del trio degli Spurs (che pure qualche soddisfazione alla sua dirigenza la sta dando), meglio del famoso trio dei Bulls delle meraviglie (Jordan, Pippen, Rodman). Certo quelli poi avevano Jordan, e Jordan fa tutta la differenza del mondo, ma dal punto di vista della somma dei talenti offensivi e difensivi dei 3 giocatori, nellepoca moderna non cè nessun paragone nemmeno vicino.
[b]Big Three: ma possono giocare insieme?[/b]
Solo una settimana fa scrivevo di come Pierce e Allen fossero incompatibili perchè di fatto lo stesso tipo di giocatore: e adesso, allora?
Adesso cambia tutto. Se come squadra puoi permetterti di avere al massimo due stelle, è buona cosa che una giochi fuori e una sotto. Allen ai Celtics era lequivalente del famoso episodio storico di Maria Antonietta che, sentendo dire che il popolo si lamentava perchè non aveva il pane, rispose candidamente: che mangino le brioches. Certo però che se il pane è arrivato (e in gran quantità), il fatto di avere anche le brioches diventa molto più interessante…
Oltre allaspetto tecnico però, quello che depone decisamente a favore di una convivenza fruttuosa fra i 3 è quello personale.
1) i 3 sono amici fuori dal parquet
2) sono tutti e 3 professionisti seri, con buona etica del lavoro e con una vita extraNBA molto tranquilla (oddio, Pierce è stato accoltellato in un bar, ma pare lui non centrasse…), quindi che non crea distrazioni
3) vogliono vincere, sanno che cè ancora tempo (3-4 stagioni), ma non troppo, quindi metteranno tutto quello che hanno in questo progetto
4) si stanno giocando la faccia: tutti e 3, chi più, che meno, hanno fatto intendere di necessitare di compagni di livello per poter vincere; ora li hanno, non possono più sbagliare, o verranno bollati come perdenti
Difficile immaginare quindi un contesto motivazionale più positivo di così.
A questo si aggiunga che sul piano tecnico i 3 sono complessivamente immarcabili: non si può pensare di avere in squadra un difensore valido per ciascuno dei 3, e pensare di fare una difesa di squadra concedendo qualcosa è impensabile: possono segnare da sotto, da fuori, da 3, in penetrazione, a rimabalzo offensivo e, occasionalmente, anche in contropiede. Sono 3 giocatori con intelligenza sopra media, quindi capaci (ed esperti) di leggere un raddoppio e riaprire (sempre con buona visione e proprietà di fondamentali) al compagno libero.
Per quanto riguarda la leadership emotiva del gruppo, credo che apparterrà sicuramente a KG, che ha già dato prova, quando ancora si impegnava al 120%, di saper essere un trascinatore ed un leader notevole, sia a livello vocale, che con lesempio.
Questo andrebbe a colmare le mancanze di PP e Allen in questi fondamentali.
Per quanto riguarda i finali tirati, pur riconoscendo che sia Garnett che Allen sono dei decorosi esecutori sotto pressione, vorrei ricordare di quanto lo sia Pierce.
Non è senzaltro quello che nellultimo timeout della partita incita i compagni (ma questo, come detto, lo farà Garnett, andando a ricoprire il ruolo che ai Celtics aveva Walker), ma per prendersi il tiro allo scadere rimane uno dei primi 5-6 della lega.
[b]Big Three: e poi?[/b]
Se i sopra citati terzetti di Spurs e Bulls potevano essere inferiori a quello dei Celtics, indubbiamente potevano contare su un roster a complemento di indubbia affidabilità.
Chi avranno in squadra KG e soci?
Al momento possiamo citare come giocatori che senzaltro si uniranno alla rosa, per altro apportando discreto contributo, possiamo citare:
Rondo: playmaker al secondo anno, che lanno scorso ha fatto vedere buone cose. Sicuramente può essere il play di riserva di una squadra da titolo, da vedere se potrà esserne anche il titolare.
Perkins: potrebbe essere il lungo che completa il quintetto. Anche qui parliamo di un giocatore onesto, che in mondo perfetto sarebbe un panchinaro di lusso, e che qui potrebbe trovarsi a dover fare il titolare.
Tony Allen: è quasi sempre rotto. Se però riesce a giocare, può essere un buon cambio sia per He got Game che per Psquare, con compiti di specialista difensivo, che però non faccia troppi danni in attacco.
Dopo questi 3, sostanzialmente il vuoto. Tra il pittoresco Scalabrine e il sempre pacioso Olowakandy cè poco che ricordi dei veri giocatori di basket.
Il minimo indispensabile per poter giocare sono un play e un lungo, sperando che almeno uno dei due possa essere degno del quintetto, mentre laltro farà il cambio di Perkins o di Rondo.
Non impossibile comunque che si riesca a trovare fra i free agent qualche giocatore (soprattutto un veterani) disposto a venire a Beantown per pochi soldi, in cambio della promessa (abbastanza credibile) di argenteria.
Tra i nomi ancora disponibili Brevin Knight (purtroppo il ricercatissimo Smush Parker lhanno già reclutato i lanciatissimi Heat…), o fra i lunghi PJ Brown.
Non mi stupirei comunque di unultimo tentativo di Jalen Rose.
Il roster poi può essere completato anche con giocatori dellNBDL, tanto si sa che, più avanza la stagione, più la rotazione diventa a 8 giocatori.
[b]Fire the Doc[/b]
E così ho fatto un titolo che non comincia con Big Three
In generale non sono uno di quelli che approvano la cacciata di un coach meritevole e che ha spalato tanto guano, quando si comincia a poter vincere.
In questo caso però cè in ballo troppo: le carriere di 3 stelle del gioco, il prestigio di una franchigia storica e stradecaduta, una finestra temporale piuttosto ridotta.
Tutto questo fa sì che non ci sia margine di errore, e sinceramente ritengo che Doc Rivers non sia allaltezza del compito.
Il buon Glen è un gran lavoratore, unuomo onesto, un player coach, un grande motivatore.
Tutti ricordiamo quando vinse il titolo di allenatore dellanno, per lincredibile lavoro svolto ai Magic con un roster fatto di ex operai della Breda.
Lipotesi però che possa insegnare qualcosa di tecnico ai suoi giocatori appare un miraggio (e il progresso più lento del previsto di Jefferson è da attribuire anche a questo), mentre se parliamo di tattica e strategia, può solo venir da ridere.
Oltre ad aver messo in piedi una difesa imbarazzante e un attacco caratterizzato dal più povero book di tutta la lega, Rivers non può esattamente vantare unesperienza clamorosa di playoffs NBA, almeno come allenatore.
Sia chiaro, questa squadra non può fare male, e le 3 stelle in qualche modo si alleneranno anche da sole.
Ma qui non parliamo di non far male. Lunico motivo per cui questo giocattolo ha un senso è vincere lanello.
Per farlo serve che Pierce, Garnett e Allen non solo giochino insieme, non solo non si ostacolino, ma riescano anche a valorizzarsi a vicenda, in modo che il trio valga più della somma dei suoi componenti. Serve che in svantaggio in una serie di finale ci sia un coach che sappia suggerire una mossa strategica per cambiare linerzia della serie.
Serve che la suddetta proposta esca da una bocca credibile, oppure difficilmente sarà ascoltata.
Con Rivers non si vince lanello. Per quanto sia una scelta rischiosa, impopolare e in parte ingiusta, Ainge deve avere il coraggio di sostituirlo, possibilmente prima dellinizio della stagione.
I candidati?
Posto che per me, se cè da scegliere un allenatore, il nome è sempre uno e uno solo, ovvero Larry Brown, questa volta proporrò un altro candidato, visto che il Brown è legato da un pluriennale ai Sixers come loro GM (oddio, non che Brown non abbia precedenti sospetti di contratti sciolti in modo curioso, e tra laltro non che i Sixers non farebbero un affare a privarsi del terribile GM).
Venuto libero da poco, il mio nome è Jeff Van Gundy.
Lo spessore del coach, la sua esperienza e capacità tecnica non si discutono nemmeno.
Le tre stelle (vuoi per età, vuoi per caratteristiche fisiche e tecniche) prediligono il gioco strutturato a metà campo, aspetto per il quale ha una certe preferenza anche il bel Jeff.
Ma soprattutto JVG sarebbe in grado di mettere in piedi delle regole difensive efficaci, che valorizzino appieno il materiale umano a disposizione (Garnett nelle mani di VanGundy dovrebbe essere illegale…), e che permettano ai Celtics di limitare ripetutamente gli avversari sotto i 90 punti. A quel punto, per perdere una partita con quei 3 in attacco bisognerebbe proprio impegnarsi…
Dai Danny, hai fatto 30, fai anche 31.
Tanto lo so che alla fine mi ascolti sempre…
[b]Danny the Menace[/b]
Cosa dire di questuomo, che ho ripetutamente vilipeso per così tanto tempo?
Ci sono due tesi, di segno opposto per spiegare quanto accaduto.
La prima, quella minimalista, secondo cui Ainge ha avuto solo la fortuna che il GM del giocatore più ricercato della lega ancora oggi sanguini copiosamente biancoverde. Accecato dallamore per lalma mater, McHale ha deciso favorire Boston, piuttosto che mandare il suo pupillo al demonio Gialloviola (orrore!), o comunque ad una rivale di conference.
Pochi meriti quindi, e tanta fortuna.
La seconda, opposta, implica che Ainge sia il miglior GM della storia del gioco.
Al suo confronto Jerry West è Isiah Thomas.
Già da 4 anni Ainge aveva in mente tutto questo, e i vari scambi che di per sè erano insensati, acquistano un senso se visti allinterno del percorso che ci ha portato a oggi.
Non imbrigliare il proprio Cap con contratti lunghi a mezze stelle (Walker, Payton), non cedere Pierce non ostante tutti glielo chiedessero offrendo in cambio qualunque cosa (e avrebbe avuto un senso, visto che Boston sembrava una squadra in ricostruzione, che puntava sui giovani), portarsi in casa contrattoni insensati, ma con scadenza in zona Garnett (Rathliff, La Frentz,Olowakandy), scegliere al draft vagonate di ottimi prospetti, indipendentemente dal ruolo o dal crearsi di doppioni, fino agli ultimi due colpi clamorosi, liberarsi di Szczerbiack, da sempre inviso a Garnett, e portare a roster Allen, seria garanzia delle ambizioni di titolo dei biancoverdi e grandissimo amico del bigliettone.
Vista così sembra quasi un pezzo di Xfiles, o di Lost.
Sinceramente non so dire se Ainge avesse effettivamente pensato tutto a tavolino, o abbia saputo cambiare in corso dopera la sua strategia (che effettivamente si basava sullo sviluppo dei giovani), sfruttando al meglio le opportunità (compresa lamicizia dellex compagno di squadra).
In entrambi i casi gli va riconosciuta una notevole abilità manageriale, e il merito di aver iscritto nuovamente, dopo 20 anni, il nome dei Celtics nellelenco delle contender.
[b]Si vince?[/b]
Per la vittoria finale devono ancora avvenire molte cose, e fra queste credo che la più importante (più ancora del roster) sia il cambio di allenatore.
Quello che è certo è che a Est non cè concorrenza.
I Pistons sono ormai una caricatura, una replica continua e senza idee di un telefilm di successo qualche anno fa, ma che oggi ha perso lappeal che aveva un tempo.
Miami ha preso Smush Parker.
Potrei fermarmi qui, ma aggiungo che ormai per gli Heat il problema è Shaq. Il suo contratto non permette di fare alcun movimento di mercato, e il roster attuale non ha possibilità di tornare in alto.
Wade è un fenomeno, e una volta che Oneal si sarà ritirato e la società gli avrà trovato un nuovo compagno di merende sotto canestro potrà tornare al titolo, ma prima la vedo molto dura.
Cleveland con lorganico attuale ha toccato il punto più alto delle sue possibilità, e difficilmente potrà ripetersi senza le parecchie coincidenze favorevoli di questanno.
Chicago deve ancora capire che farà da grande, perchè con la squadra attuale di certo non vince, deve capire a cosa è disposta a rinunciare per prendere una stella vera.
Anche a ovest, non è che vada molto meglio.
Gli Spurs di questanno non hanno incontrato nessuna contender (a parte i Suns, ma in condizioni dubbie), e hanno avuto il loro trio sano in contemporanea per tutti i playoffs, situazione difficilmente ripetibile.
I Mavs, pur essendo ovviamente molto più forti di quanto dimostrato questanno, comunque sembrano sempre in debito di qualcosa dal punto di vista mentale per vincere lanello.
I Suns sono forse quelli che il prossimo anno potrebbero stupire di più.
O almeno possiamo sperare che nei prossimi playoffs non siano fermati da niente di Extracestistico, così finalmente sapremo dopo 3 anni se sono forti o no.
Per il resto, attenzione ai Jazz. Quelli non scherzano.
Siete avvisati.
Tirando le somme:
non hanno già vinto, e allo stato attuale non sono da titolo.
Sono però dellidea che andando avanti a lavorare nel modo giusto (cambio coach, completamento del roster, niente infortuni gravi) possano arrivare a fine aprile ad essere la più seria contendente per il titolo e, al momento, la mia personale favorita.
Poi, come noto, i playoffs sono un altro mondo.
In ogni caso, grazie Danny, per averci ridato del Celtics degni del loro nome, degni del loro Pride, degni di quelle maglie.
Vae Victis