Rieccoci per quello che sarà presumibilmente lultimo NMTPG prima della pausa estiva (certo, ammesso che domani non mi scambino Garnett a tradimento…).
Lasciamoci quindi andare a una serie di note sparse sulla stagione conclusa e su quella che comincerà a novembre.
[b]Domande inevase[/b]
Abbiamo iniziato questa stagione con una serie di domande che, a stagione terminata, restano lì, come se non si fosse mai alzata la prima palla a due.
1) Dallas è da titolo? Forte è forte, la concorrenza non è proprio qualificatissima (con buona pace pure dei neocampioni in neroargento), ma quel tarlo sulla loro solidità mentale è stato rafforzato da uneliminazione al primo turno che, se si rigiocasse la serie 100 volte, mai potrebbe ripetersi (bene Nelson, il Barone, la small ball, ma stiamo parlando dellequivalente sportivo di Mazinga contro Boss Robot…). Insomma, la stagione passata, per quanto pittoresca, non ha emesso nessuna sentenza definitiva sulla legittimità delle ambizioni di titolo dei Texani.
2) Miami ha rubato un titolo? Lanello del 2006 è stata solo una fortunata serie di coincidenze? Anche qui difficile stabilirlo. Resta una sola certezza: da quando è nei pro, non cè mai stata una squadra con a roster Wade non infortunato che abbia perso UNA serie di playoffs, con la sola eccezione della serie di secondo turno del 2004. Uneccezione che gli si può perdonare, visto che era il suo anno da rookie, e che comunque il primo turno era stato passato grazie al suo tiro allo scadere in gara 5.
3) Il Suns Basketball fa vincere i titoli? Le sospensioni (per altro a norma di regolamento) di gara 5 rimandano ancora una volta il giudizio sul basket dattacco dei Suns, anche se la mia personale impressione è che i Suns siano riusciti a tener botta con gli Spurs proprio snaturando il loro gioco, ma di questo ho già parlato…
4) Detroit è bollita? Due grandi prestazioni di James e Gibson (?!) hanno terminato la corsa dei Pistoni, ma anche questanno limpressione è che a Detroit si siano sostanzialmente suicidati, grazie ad un approccio troppo tracotante (e vai di paroloni…).
5) SanAntonio è bollita? Mister Longoria e compagni potrebbero suggerire una risposta semplice e decisamente negativa alla domanda, ma dobbiamo considerare che, nella loro cavalcata verso il quarto titolo, gli Speroni hanno evitato, senza alcun merito diretto, il confronto con Dallas, Miami, Detroit, Chicago, e vinto a fatica e tra mille dubbi quello con Phoenix. Oltre ad aver giovato di un periodo di strepitosa salute contemporanea di tutte le sue stelle proprio durante i playoffs.
Sono indubbiamente forti, ma una prova del nove contro ALMENO UNA contender avrebbe giovato.
Oltre a questi, dubbi sparsi e sempre senza nè risposte nè ulteriori indizi su:
Arenas e Anthony sono campioni anche nei PO?
Garnett se ne va da Minnie?
Al Jefferson diventerà mai una stella?
Il Cinese dominerà mai la lega?
E soprattutto: Kobe è onnipotente (come lui crede), o anche lui ha bisogno di compagni forti per vincere ancora qualcosa?
[b]Mercato[/b]
Nellanno di Kobe, Kevin e Jermaine che minacciano di cambiare maglia, per il momento lo scambio blockbuster è stato quello di Rashard Lewis.
A proposito: tanti complimenti ai Magic, che hanno scelto di investire quasi 20mln allanno su uno dei giocatori meno decisivi della storia del gioco. Per fare questo hanno anche dovuto privarsi di un Milicic che, pur restando scandaloso come seconda scelta assoluta, stava mostrando interessanti progressi e buone doti di complementarietà con la stella della squadra DH12. Complimenti ragazzi, andate avanti così!
Miami, in una situazione salariale praticamente drammatica, sta cercando di trovare qualche giocatore almeno decoroso da affiancare a Wade e Shaq. Kapono è stato lasciato partire senza un sospiro, non ostante i notevoli miglioramenti della scorsa stagione e la drammatica penuria di tiratori in casa Heat. Posey, che io avevo indicato come futuro della franchigia insieme a Wade e Haslem, è già alla porta, a soppesare le numerose offerte di (evidentemente più acuti) GM di altre squadre. Si vede che Riley non lha perdonato per essersi presentato a metà stagione con grasso corporeo che eccedeva i limiti imposti dalla squadra. Peccato, perchè era decisamente il miglior 3 a disposizione di Miami, è stato fondamentale nel contenere Nowitzky in finale e ha propiziato la miglior partita degli Heat negli ultimi sciagurati playoffs, quando è stato fatto giocare in gara 4.
Per il resto gli Heat sono stati segnalati su OGNI free agent del mercato, inseguendoli come fossero super star, e venendo puntualmente ignorati. Pochi soldi da offrire o poca attrattiva per la squadra (dando per buono che invece la città non dispiaccia al giocatore medio dellNBA)?
Tra gli altri si segnalano: Gerald Wallace, Mo Peterson, Mo Williams, Steve Blake, Jason Hart, Steve Francis (?!), Chucky Atkins. Nella loro disperata ricerca di un playmaker, avevano chiamato anche me, promettendomi tutta la midlevel exception, ma ho dovuto declinare per impegni pregressi.
Nel frattempo Jason Williams, fino a prova contraria ancora titolare dello spot di point guard degli Heat, sentendosi un filo minacciato dei (tentati) movimenti del suo managment, continua a rilasciare dichiarazioni sul suo stupefacente stato di salute, neanche si fosse immerso nella piscina di cocoon.
Sperando che almeno abbiano il buon gusto di rifirmare Eddie Jones (per limitare i danni), nel frattempo ci godiamo la fresca riconferma del GM Pfund, una specie di Paolo Berlusconi di Riley, vera e unica mente dietro tutti i movimenti (non sempre ineccepibili) degli Heat.
Sempre a proposito di Heat: come vagamente prevedibile, Stan VanGundy, il celebre trombato per far posto a Riley sulla panchina di Miami, quello che si era fatto indietro in lacrime dicendo di voler stare più tempo con la sua famiglia, di voler accompagnare la figlia al college, si è accorto che la figlia una volta al college in realtà non ci teneva tanto a vederlo, la moglie probabilmente gli stava un po sulle balle, e così ha deciso di tornare ad allenare.
Secondo me a volte i loro sceneggiatori esagerano, ma lascio giudicare a voi…
Allaltro capo dello scambio demenziale che ha portato Lewis e il suo presto pingue portafoglio in Florida ci sono i Sonics, che hanno deciso di lavorare per mettere il loro nuovo acquisto nelle condizioni migliori per svilupparsi senza fretta e pressioni: hanno regalato le stelle della squadra, lasciando Durant come unica opzione credibile dellattacco gialloverde. Durant è buono, ma non è James, Oneal, o Iverson: secondo voi come finisce?
Cè di buono che per non lasciare nulla al caso, gli hanno affiancato come chioccia il simpatico Wally Schzerbiak, che di certo saprà crescerlo nei principi di etica lavorativa e concordia di squadra. Insomma, the right way…
Per il resto, grandi (e spesso inattese) riconferme: Billups, Nocioni, Carter, Gerald Wallace, Mo Williams e anche il terzetto citato in apertura sembrano ancora molto vicino alla propria squadra di partenza.
[b]La mano del genio[/b]
A regola dovevo parlarne sopra, ma per il mio amico Danny Ainge ho voluto tenere un paragrafo intero.
In teoria, di fronte allopera di un genio, dovrebbe restare solo la contemplazione silenziosa, ma voglio comunque lanciarmi in un commento al mercato del vulcanico GM del trifoglio.
Lanno scorso ha stupito tutti, quando ha convinto lex compagno di merende McHale a dare vita ad uno scambio di perfetta e simmetrica inutilità, nel quale due squadre mediocri si scambiavano gli inutili uomini al contorno delle due rispettive stelle infelici.
Grande idea.
Questanno se possibile si è superato. Avendo subodorato lacume del managment dei Sonics, che stavano facendo terra bruciata intorno alla loro nuova speranza, ed avendo quindi riscontrato evidenti affinità elettive, il buon Danny imbastisce lo scambio perfetto: Boston ha un unica certezza, ovvero un esterno con punti nelle mani, mentre avrebbe bisogno praticamente in ogni altro ruolo. E cosa ti va a prendere Ainge? Ovviamente un esterno con punti nelle mani.
I due giocatori sono praticamente la fotocopia uno dellaltro, tanto che avevano perfino lo stesso numero di maglia, il 34…
Per chi volesse fare il raffinato, possiamo dire che Allen è più un 2, con più tiro da fuori e da 3, mentre Pierce è più un 3, con maggiori doti penetrative e a rimbalzo.
Stiamo comunque parlando di giocatori mooolto simili, di età paragonabile, e che in un attacco vogliono più o meno gli stessi palloni nelle stesse posizioni.
Ma si sa, Ainge è un perfezionista, e non riesce proprio ad accontentarsi del risultato più facile; ecco allora che nello scambio se ne va anche Delonte (soliti complimenti alle mamme fantasiose) West, ovvero non un fenomeno, ma la cosa che nel roster biancoverde assomigliava di più a uno che poteva non far grossi danni in posizione di play.
Ma non ci fermiamo qui: se da una parte lo scambio lascia spazio (direi quasi una voragine) ai promettenti lunghi dei Cs per crescere (sempre che un giorno Jefferson si decida ad esplodere e Ratliff ad uscire dallinfermeria…), dallaltro mette una bella pietra tombale su Gerald Green. Il bambino prodigio che lanno scorso ha mandato qualche segnale confortante gioca infatti nelle posizioni 2 e 3, ovvero quelle che saranno saldamente occupate da P2 e The Candy Man.
Stimando un impiego di entrambi intorno ai 38 minuti a testa, rimarrebbero liberi complessivamente 20 minuti a partita, che il buon Geraldo dovrebbe divedersi con Tony Allen, ovvero lunica cosa che ai Celtics possa ricordare un difensore sugli esterni.
Mio figlio ha 2 anni, ma lanno prossimo inizierà lasilo, e da allora Ainge dovrà iniziare a temerlo come serio pretendente al suo posto di lavoro…
[b]Chi lo vince il Bigliettone?[/b]
Ad oggi direi nessuno.
Del resto, quale squadra si prenderebbe il suo pesantissimo contratto, smantellando mezza squadra a partire dai giocatori più giovani, senza avere garanzia che poi il prossimo anno Garnett non se ne vada per niente? E soprattutto avendo (se non fanno niente adesso) fra un anno la possibilità di firmarlo a cifre più contenute e senza dover dare via nessuno?
Dal punto di vista di Garnett, la situazione è speculare: perchè andarsene questanno, in una squadra che per prenderlo dovrà smembrarsi (e quindi difficilmente potrà puntare allanello), quando fra 12 mesi potrà scegliersi da solo la destinazione preferita senza nessun tipo di restrizione (dando per buono che a quel punto non valuterà come determinante la proposta economica)?
Rimane quindi evidente quali sono gli unici due motivi per cui The Revolution potrebbe cambiare maglia fra adesso e febbraio.
Uno è che Minnesota, a meno di un clamoroso caso di demenza senile di McHale, sa che lanno prossimo Kevin se ne andrà per niente (le probabilità che rifirmi per Minnesota sono… come dire… tenui…), e quindi questo è il momento buono per aver qualcosa in cambio. Questo farà sì che i Wolves abbassino un po le loro pretese e accettino contropartite meno brillanti.
Questo a sua volta (ed è il secondo motivo) potrebbe ingolosire qualche squadra che, pur preferendo (per i motivi esposti sopra) firmarlo il prossimo anno, volesse battere sul tempo la concorrenza e accettare il rischio di prenderlo per poi provare a rifirmarlo.
Al momento lunica squadra che potrebbe proporre uno scambio di reciproco interesse sono i Bulls, che hanno a roster circa 50 giocatori interessanti sotto i 23 anni, ma non ne hanno uno che gli faccia vincere le partite.
Realisticamente penso sia questo lunico scambio possibile prima di febbraio.
In caso contrario, un altro anno di dorato purgatorio per Garnett, di playoffs mancati, e poi la grande estate calda.
Chiudo questa rassegna assegnando due personalissimi premi, ovvero quello per la squadra sorpresa dellanno e per la squadra delusione.
Per lMVP posso solo dire che se un canadese dalla pettinatura buffa e laspetto trasandato si presentasse in un distretto di polizia denunciando un furto, sarebbe il caso di dargli retta.
[b]Squadra delusione[/b]
Si potrebbe parlare di Milwaukee, ma ha subito tanti infortuni da essere fuori concorso, così come una Menphis in cerca di autore e didentità.
Si potrebbe andare con Atlanta, con quelli non ti sbagli mai, ma una squadra per deluderti deve prima illuderti, e ormai agli Hawks non ci crede più nessuno.
La delusione vera secondo me è stata Houston.
Gli infortuni ci sono stati, ma fortunatamente la formazione texana si è presentata ai PO in sorprendente forma, con un buon record e con gli astri che sembravano finalmente allineati.
La feroce difesa (guidata dal maestro di cerimonia Battier) e il gioco lento di VanGundy a tener basso il punteggio, TMC e Yao a far danni, uno da fuori e laltro da sotto, i comprimari tutti in parte e pronti a segnare sugli scarichi. Un buon parziale di vittorie-sconfitte nelle ultime gare, e un accoppiamento (con vantaggio del campo) contro i non consideratissimi Jazz.
Palcoscenico apparecchiato per un passaggio facile del primo turno, per poi andare a dar fastidio alle grandi, mina vagante ad ovest, complice anche la probabile eliminazione dei Mavs nel loro lato di tabellone.
Si parte forte, con due vittorie schiaccianti. Sembra fatta.
Poi si va dai mormoni e si prende una scoppola colossale.
Ma si torna fra le mura amiche, e le due sconfitte di Salt Lake City sembrano solo una sbandata temporanea dovuta alleccesso di euforia.
Poi però si vola ancora nello Utah, si perde, e la gara 7, anche se migliore di molte altre poco memorabili giocate dal numero 1 in maglia rossa, viene persa in casa.
Fosse stata la prima volta, si sarebbero potute citare inesperienza, sfortuna, cabala, scelte arbitrali.
Ma per McGrady e ormai anche per i Rockets si tratta di un trend consolidato, e ancora una volta di un colossale spreco di talento, probabilmente solo per la mancanza di quel fuoco sacro della competizione, che trasforma le stelle in campioni.
[b]Squadra rivelazione[/b]
Ed eccoci dallaltra parte dellarcobaleno, per celebrare le gesta di una squadra che tutti rispettavano per la severa etica lavorativa, lorganizzazione in campo e la capacità di eseguire.
Nessuno però pensava che potessero essere qualcosa oltre uno zelante gruppo di secchioni e bravi ragazzi dotati di poco talento.
Parlo ovviamente dei Jazz, che sono tornati a far parlare di sè nei PO. E limpressione è che la cavalcata trionfale nella post season non fosse legata tanto allinnegabile serie di coincidenze favorevoli, ma fosse solo lanticipazione della potenza a venire, una squadra che ha scoperto di essere più forte di quanto tutti (loro compresi) credessero.
Williams ha giocato questi playoffs in evidente trance agonistica, e non è certo lecito aspettarsi medie di 30 punti a partita anche in futuro. Ma quello che ha fatto impressione non è stato tanto quello, quanto la sicurezza e la tranquillità con cui ha gestito quelle situazioni di pressione alle quali non poteva essere preparato.
Boozer da parte sua ha dimostrato che i Jazz sono stati gli unici a vederci giusto quando gli hanno allungato il pluriennale milionario, essendo una macchina da punti e rimbalzi inarrestabile ad ogni livello.
Ho sentito diverse critiche per Okur, che in finale di conference ha preso pochi rimbalzi, tirato male e segnato pochissimo. Sinceramente il mio giudizio è meno negativo, considerando che ha dovuto fare un lavoro inumano per cercare di arginare quello che oggi è il giocatore di post più dominante della lega: loperazione è stata un successo in gara 3 (non a caso lunica vinta dai suoi), ma la sua difesa è stata comunque decorosa anche nelle altre gare. Semplicemente laltro è un fenomeno.
Il turco ha senzaltro margini di miglioramento, ma credo che il suo contributo sia stato comunque almeno sufficiente.
Chi è mancato è stato Kirilenko, situazione (più psicologica che tecnica) che i Jazz devono definire (in un modo o nellaltro) al più presto, e riprendere a lavorare compatti per il massimo traguardo.
Peccato per la perdita di Fisher, che per comprensibilissimi motivi familiari (torna a LA per essere più vicino alla figlia malata) lascia i Jazz insieme al suo bagaglio di esperienza e leadership in spogliatoio. Per i Jazz diventa quindi indispensabile trovare un 2 titolare, perchè Giricek è un lusso dalla panchina, ma del tutto insufficiente (almeno per una squadra che punti al titolo) come starter.
Quanto a Sloan, se Nash può denunciare il furto dellultimo MVP, il coach dei Jazz può parlare di reiterazione del reato, visto che è almeno il terzo anno a fila che gli viene tolto un premio col suo nome scritto sopra.
[b]Amarcord[/b]
Per concludere (veramente!) solo un flash: con ogni probabilità questa estate appenderanno le scarpette al chiodo Cliff Robinson e Gary Payton, ovvero (se non sbaglio) gli unici giocatori ancora in attività che erano già nellNBA nel 92, anno in cui ho iniziato a seguire lNBA.
E passata unintera generazione.
Vi assicuro che la cosa fa una certa impressione.
Vae Victis