C’è un’aria di semplicità, di leggerezza, intorno all’immediato futuro dei Boston Celtics, la semplicità che porta a pensare che qualcosa, quasiasi cosa, deve essere fatta, e subito!
Il secondo peggior record della Lega non ha regalato una delle prime 2 scelte, quelle che avrebbero permesso a Ainge&Rivers di continuare il cammino intrappreso. Un cammino fatto di giovani talentuosissimi da far crescere, intorno a Pierce. Oden o Durant avrebbero permesso questo, la 5^ chiamata, cinesi o non cinesi, no!
I “rumors” si sprecano, al di là dell’oceano Atlantico…
Inizialmente si parlava di Bibby, chiaramente al capolinea con i suoi Kings. Sarebbe stata nell’ottica del mettere un’altra stella al fianco di Double P la mossa azzeccata, in un ruolo ancora senza risposte concrete, quelle che tutti si aspettavano da Telfair, meno da Rondo (comunque positiva la stagione d’esordio) assolutamente non da West, che point guard non è (al contrario del gemello Nelson dei Magic).
Poi è venuta fuori la voce di uno scambio a tre, che coinvolgerebbe Suns e Lakers con Marion a Boston, Bryant a Phoenix dall’idolo di gioventù D’Antoni (?) e la 5^ chiamata più contorno vario a L.A.
Ora sembra invece che la più seria delle ipotesi si stia materializzando sulla linea diretta di 2 vecchi amici e compagni di squadra, Ainge e McHale.
Garnett lascerà Minnesota, e questo ormai pare scontato. Che le altre 29 squadre farebbero carte false per averlo è altrettanto palese. Sempre per stare al sicuro col pronostico pare evidente che McHale non spedirà Kevin a L.A. (e ci mancherebbe!) tanto meno a New York, manco in cambio della Statua della Libertà da esibire in giardino!!!
Il fatto è questo, e facciamo un paragone: smembrare una squadra che già ha dimostrato qualcosa (molto) come Chicago, altra pretendente al 31enne All Star, potrebbe essere altamente deleterio, per i Bulls stessi. Garnett gradirebbe di sicuro la destinazione, dove ha giocato a livello scolastico, ma chi troverebbe nello spogliatoio al primo giorno di training camp?
A Boston il discorso è diverso: Pierce è intoccabile, e sarebbe quel famoso compagno di merende che Kevin cerca dalla dipartita di Marbury – sorvolando sulla parentesi Spree&Cassell – e anche se qualche giovane dovesse andar via, be’ piangerebbero in pochi.
Quindi se Ainge butterà nella mischia, oltre alla scelta di lotteria, anche Jefferson, Green, Telfair e Ratliff, allora l’affarone si farà, altrimenti…altrimenti i Celtics torneranno a bussare in quel di Memphis per il catalano, o a Indianapolis per J.O.
Tornando a questa stagione, vediamo i pro e contro dell’annata biancoverde, scendendo nel particolare…
Che come squadra il record dica tutto pare brutto ricordarlo, ma sorprendentemente non è così, o non esattamente. I Celtics non hanno giocato a perdere, clamorose alcune vittorie sul finire della stagione, quando nessuno – NESSUNO – se l’aspettava, proprio per la mentalità americana e non solo del “costruire”, del fare oggi qualcosa di buono che serva domani. le regole NBA (niente retrocessioni e amenità simili) lo permettono. E allora perchè non rincorrere un numero maggiore di palline? Risposta semplice (anche qui): per trovarsi con la 5^ e non la 1^ chiamata!
Se Boston non è più avvolta ormai da anni da quella mistica che ne ha avvolto la leggenda da sempre, qualche granellino di quella mentalità vincente deve essere rimasto dalle parti del nuovo Garden. Addosso a Ainge, se spazzolato a dovere, potreste trovarne molti. “Bravo e fortunato”, così venne accolto dal vecchio Auerbach, nel momento in cui affidarono all’ex-baseballer le redini della franchigia.
Così, avendo anche un Pierce rientrato dall’infortunio, e una serie di giovani sempre vogliosi di mettersi in mostra, ci sono scappate più vittorie del previsto. Previsto da quando ormai la matematica escludeva ogni chance di qualificazione per quel benedetto 8° posto ad Est.
Rivers è stato riconfermato, e non tutti ne sono contenti. Lo sono di sicuro i giocatori perchè da sempre il buon Doc è considerato “amico” dei giocatori che allena, e forse – in senso negativo – ancora troppo giocatore, e poco allenatore.
Però questo segnale (mandar via il coach è spesso la cosa più semplice da fare, pur se sbagliato, in talune circostanze e a tutte le latitudini) è un segnale forte, è la conferma che Ainge ha un progetto, e qualunque esso sia, è bene che ci sia, è lì a dimostrare che non si sta andando per tentativi, bensì seguendo ragionamenti ben precisi.
Pierce è e rimane l’uomo franchigia, finchè avrà voglia di giocare e comunque un contratto da rispettare (prolungato la scorsa estate) sarà un Celtic. Infortunatosi lui quest’anno, al solito, non si è più rivista la luce.
Le note positive sono sicuramente legate ai miglioramenti di Jefferson che – lui sì – spiacerebbe veder andare via, ma se la scelta si basa su: vincere finchè c’è Pierce, allora non c’è possibilità di confronto tra il giovane Big Al e Garnett.
Il resto è come il condimento di una tagliata, di quelle che si mangiano dalle mie parti: che sia ai funghi, al rosmarino o al pepe verde poco importa, è solo questione di gusti!
Allo stesso modo c’è chi valorizzerebbe Perkins, chi Gomes, chi Allen (per me strepitoso atleta), ecc.ecc.ecc.
Se ottieni nel tuo roster 2 assoluti All Star come Pierce e Garnett, il secondo da tempo etichettato come perdente, e il primo come perdente in divenire, quindi con voglia di rivincita, di azzannare letteralmente le partite, la qualificazione ai playoffs, le serie che verranno e magari, non dico arrivare al tanto sospirato anello ma almeno giocare per vincerlo…be’ il resto conta ma fino ad un certo punto, vedi i Cavs attuali, finalisti con un solo vero fuoriclasse e il resto…mancia.
Rivers dovrà stabilire un gioco ben preciso e in base a questo scegliere gli interpreti migliori per il supporting cast: un esempio lampante è Delonte West, micidiale tiratore piazzato, che può aiutare i suoi a cambiare le partite, ma se diventa un go-to-guy…allora non ci abbiamo capito niente.
A Roma il 6 di Ottobre sarò spettatore al PalaLottomatica, per la sfida con i Raptors, con la mia bella canotta verde, n° 34, comprata a Las Vegas, e nella “città eterna” scopriremo definitivamente chi saranno gli attori protagonisti sul parquet della stagione 2007-2008 dei Boston Celtics.