Direi che ormai è ufficiale.
Sto parlando di Miami e SanAntonio, oscillanti tra lo scialbo e linguardabile per 4 mesi, e ora magicamente lanciate verso traguardi impensabili fino a 2 settimane fa
Forse che nella prima parte di campionato non hanno dato proprio tuttotuttotutto?
Fin qui la stagione sembrava infatti aver dato questo verdetto:
[b]Squadre vere:[/b] Dallas, Phoenix, Utah (senzaltro un gradino sotto le altre due, ma non un fuoco di paglia come si poteva pensare dopo la partenza a razzo), Toronto (decisamente ancora più in basso, ma di certo squadra solida e affidabile, ben oltre le attese).
[b]Squadre bufala:[/b] Orlando, Atlanta, Washington, GoldenState, tutte partite a razzo, salvo poi dimostrare di aver giocato sopra i propri limiti (certo, chi più, chi meno). La striscia negativa attuale suggerirebbe di inserire in questo elenco anche i Lakers, ma secondo me nel complesso i ragazzi di Jackson valgono qualcosa in più di quanto non risulti adesso.
[b]6 politico:[/b] apparse a tratti inarrestabili, tutte attese in sede di previsione a stagioni fenomenali, stanno emergendo più per manifesta inferiorità degli avversari che per reale merito: parlo di Detroit, Chicago e Cleveland: sono le tre più probabili pretendenti al posto di finalista dellest, ma limpressione è che una qualunque delle prime 6 della Western Conference le sculaccerebbe senza alcun problema.
[b]Il ragazzo ha buone capacità, ma non si applica:[/b] e veniamo al caso del giorno, ovvero linsospettabile rinascita dei vincitori delle ultime due stagioni: diversi punti di partenza, diversi punti di arrivo, ma un percorso molto molto simile, fatto di grandi attese, profonde delusioni, e uninsospettabile rimonta nellultimo periodo.
[b]SanAntonio:[/b] da anni gli Spurs strutturano la loro stagione così. Si parte piano, con Popovich che si crocifigge sulla piazza del forte Alamo perché la difesa svogliata dei suoi sta concedendo lo sproposito (?!) di 85 punti a partita agli avversari, il record è buono ma non clamoroso, e la squadra dà limpressione di essere forte ma abbordabile. Poi arriva il Rodeo. Per i non praticissimi dellambiente NBA, si sappia che le costosissime arene dellNBA vengono utilizzate dai proprietari (delle arene stesse) anche per altre manifestazioni, per arrotondare le infinite spese di gestione. In uno slancio di originalità, a SanAntonio lalternativa principale alle partite degli Spurs è il temutissimo Rodeo, che si impossessa per due settimane dellSBC Center, costringendo gli Spurs ad un esilio che li porta a giocare sempre in trasferta per tutto il periodo. Il sergente Pop impone un clima da caserma, i ragazzi fanno gruppo, da lì in poi non si perde più e comincia la reale marcia allanello.
Questanno il canovaccio ha subito ritocchi non da poco: la prima parte di stagione è stata ben al di sotto della media, con un Ginobili fuori giri e tolto dallo starting five, Parker molto meno incisivo dello scorso campionato, e soprattutto un cast di supporto che si è ritrovato privo di talento, invecchiato e con poche motivazioni. Gli Speroni non sono mai sembrati così cotti. Per vedere il famoso salto di qualità abbiamo dovuto aspettare lASG, però poi ancora una volta il sangue di San Gennaro si è liquefatto, è gli Spurs sono (al momento in cui scrivo) in striscia aperta di 13 vittorie. Le imbarazzanti sconfitte della prima parte di stagione sono un lontano ricordo, così come le bastonate prese dai Cavs, che a inizio stagione hanno dato limpressione di aver chiaramente dominato gli Spurs.
E invece i neroargento sono tornati, nella loro area nessuno segna più, Parker e Ginobili hanno ripreso a fare la differenza in attacco, tra i grandi vecchi Finley ha iniziato a dare segni di scongelamento, mentre un Duncan al meglio degli ultimi 5 anni già da novembre si gode finalmente quel po di meritato aiuto nel trainare la squadra.
Limpressione a tuttoggi è che questi Spurs non siano allaltezza delle precedenti edizioni, e che questanno sia Dallas che Phoenix gli siano superiori.
Come ho già avuto modo di dire, questanno però loro potrebbero avere a loro vantaggio lextra motivazione dellultimo tentativo: a meno di un titolo, sono dellidea che in Texas questestate ci saranno le porte girevoli, con solo le 3 stelle sicure di esserci ancora al training camp.
E come i Mavs hanno imparato lo scorso anno in finale, ci sono poche cose peggiori che incontrare una squadra di veterani a fine carriera e particolarmente motivati
[b]Miami:[/b] nel caso di SanAntonio ho detto che la causa principale di questo tardivo risveglio è il tempo tecnico per ritrovare la chimica di squadra e le giuste armonie. Il fatto che sia arrivato più tardi del solito si può imputare anche ad un certo risparmiarsi (soprattutto dei vecchietti), ma credo che il motivo principale fosse la necessità di avere del tempo per capire come fornire il solito risultato con materiale umano a disposizione decisamente inferiore.
Certo, quando si parla di amministrarsi, non si può non parlare dei professionisti assoluti.
Il record non è impressionante, la striscia vincente solo di 7 vittorie, e i limiti della squadra restano evidenti. Eppure sono a mezza partita dalla testa della SouthEst, che equivale a uno dei primi 4 posti nei playoffs. E hanno dichiarate mire verso la posizione numero 2, tuttaltro che irraggiungibile. Ah, per chi non lo sapesse, manca Wade
Prima del tip off della stagione, nessuno li dava per reali contender al titolo.
Nella prima di campionato, subito dopo la cerimonia degli anelli, sono stati sepolti vivi in casa dai Bulls.
Alla quarta di campionato Shaq si è infortunato, restando fuori fino allASG.
Con leccezione di Wade e Haslem, gli Heat sono scesi in campo con un atteggiamento rivoltante, fatto di totale disinteresse per la difesa, di vagonate di palle perse, di percentuali al tiro criminali.
Pat Riley si assenta per un mese, per sottoporsi a diverse operazioni, e la squadra viene lasciata nelle mani del suo vice, quel Rodstein famoso soprattutto per non aver brillato nel suo essere coach della drammatica stagione inaugurale della squadra della Florida.
In questo periodo di interregno due cose sembrano andare per il verso giusto: Wade, ormai Factotum della squadra viene lanciato a briglie sciolte, e risponde con un mese da MVP, per i numeri impressionanti messi assieme (più che i 30 punti, stupiscono gli oltre 8 assist di media), ma soprattutto per la maturità con cui fa giocare e migliorare i compagni, che ormai vivono quasi solo dei suoi scarichi.
Laltra nota positiva è lesplosione di Kapono: entrato nella lega come specialista del tiro dalla lunga, il sosia di Stallone (sarà!…) viaggia con un inumano 56% dallarco, ma quello che impressiona sono i suoi miglioramenti in difesa (certo, non è Artest, ma oggi almeno può stare in campo senza danneggiare troppo la squadra) e in attacco, dove ha migliorato il gioco senza palla dietro ai blocchi, e la capacità di mettere palla a terra, rendendo così ancora più temibili le sue indiscusse doti balistiche.
La squadra mostra quindi segni di vita, migliorando qualcosina anche in difesa. Riley sta tornando, quando la più terribile delle tegole cade sulla testa della franchigia: in una partita contro Houston Wade si infortuna ad una spalla, e per due settimane si aspetta di sapere se la sua stagione sia finita, o se possa pensare di tornare (non si sa in che condizioni) appena in tempo per i playoffs.
In quel momento gli Heat erano al 10° posto ad est. Qualche giorno dopo si sarebbe infortunato alla caviglia anche Kapono. Ce nera abbastanza per mollare lì. Peccato solo per una cosa: Miami non ha un domani.
Con letà, il logorio fisico e la situazione salariale dei suoi giocatori, Miami non poteva permettersi di rimandare tutto al prossimo anno. Solo per fare un esempio (per i più tardi): il centro di riserva degli Heat è Alonzo Mourning. E probabilmente il terzo miglior centro della lega, e gioca negli Heat per quattro spiccioli. Lanno prossimo probabilmente si sarà già ritirato, e quindi gli Heat dovranno trovare qualcuno col suo rendimento, per quei soldi, tenendo conto che a Miami essere il centro di riserva vuol dire dover giocare da titolare per almeno 50 partite (visti gli infortuni più o meno reali di Oneal).
Mission Impossibile?
E allora un po alla volta tutte le tessere vanno al loro posto.
Shaq rientra: è visibilmente al 40% delle sue possibilità, ma ha una gran voglia di far vedere che può ancora portare sulle spalle una squadra. Riley ritorna, e trasforma il gioco degli Heat riportandoli negli anni 80, forse 70, ritmo controllato, si cammina per aspettare Shaq, tutti i possessi passano da Oneal, ed è lui che fa nascere il gioco leggendo gli adeguamenti della difesa.
Arriva dal mercato Eddie Jones, affezionato Ex, trombato immeritatamente proprio prima che si vincesse il titolo, che dopo il taglio dei Grizzlies gioca al minimo salariale (come stipendio, perché il rendimento invece ricorda a tratti quello dellall star che fu).
Iniziano a piegarsi le ginocchia, tutti, veterani e non, difendono come facevano gli Heat di Riley a fine anni 90. Williams ritorna dagli infortuni e gioca il basket migliore della sua carriera, Payton e Walker si svegliano dal letargo e si mettono a giocare, Posey torna ad essere una macchina da sfondamenti (presi).
Ah, e naturalmente Wade annuncia il suo ritorno: stimolato da Riley (è un soldato e un lottatore, so che farà di tutto per tornare), il buon Dwyane dice che ci proverà, e inizia la riabilitazione, con lobiettivo di tornare una manciata di partite prima dei playoffs.
Un calendario abbastanza amichevole (specie in confronto a quello più ostico delle contenders) dovrebbe aiutare gli Heat nella loro risalita nel tabellone, aspettando di sapere se il Wade di aprile sarà almeno paragonabile a quello del giugno scorso.
Nel frattempo gli Heat si stanno creando una nomea di squadra capace di vincere le partite tirate, con la partita di Washington in cui decisamente si esagera: il Buzzer Beater per la vittoria lo mette niente meno che Udonis Haslem. E non è neanche questa la parte più incredibile: quando ho letto la notizia, ho pensato: beh, palla a Shaq, raddoppiato, riapre per Haslem al gomito, il quale (comunque evidenziando discreti attributi, visto che non è esattamente il fulcro dellattacco rossonero) mette il suo solito tiro.
Non è andata esattamente così: quel genio di Riley (che per chi non lavesse notato, è decisamente tornato per allenare, alla faccia di chi, come me, lo dava per bollito) disegna lo schema dellultimo tiro per la sua ala grande, spiazzando così la difesa, che mai se lo sarebbe aspettato. Palla in post medio al francese, che riceve, si gira e va in penetrazione verso il centro dellarea, concludendo con un runner cadendo allindietro con in faccia la mano di Jamison.
Nothing but net.
Chi volesse osservare che questo tiro non sia esattamente la specialità della casa, mi troverebbe daccordo.
Come chiusa, una piccola nota che, come tradizione vuole, non centra assolutamente niente: a molti dirà poco, molti altri lo sapranno già, ma per chiunque si sia mai interessato di basket a Milano è sempre stato una certezza, un riferimento, il posto dei nostri sogni proibiti e non di giocatori dilettanti: sta per chiudere (pare in maniera definitiva) All Basket, lo storico negozio milanese di via Anzani specializzato per la pallacanestro (italica e USA). Andiamo, tutti quanti ci abbiamo comprato una canotta, un paio di scarpe che trovavi solo lì, un pallone, tutti abbiamo fatto la piacevole esperienza che solo lì puoi fare, ovvero chiedere a un commesso se hanno la maglia di un qualsiasi giocatore NBA che non fosse Jordan e sentirti dare una risposta diversa dal solito chiiiii? che ti senti rispondere in ogni altro negozio di questa insensatamente calcio-dipendente/calcio-lobotomizzata nazione.
Grazie di tutto.
Vae Victis