Tutto bene?
Fatto buone vacanze, trovato bel tempo?
Io sono tornato 4 giorni fa, e dopo una totale mancanza di informazioni doltreoceano durata due settimane, mi sono accostato ad internet per vedere:
1) gli straordinari stravolgimenti del mercato NBA
2) la strepitosa nazionale americana pronta per giocarsi la finale dei mondiali, che mi sarei gustato sul divano domenica sera.
Ecco, diciamo che non siamo andati molto bene, ma scendiamo più nel dettaglio
[b]Pioggia di trades[/b]
Definire vitale il mercato estivo NBA è un po come definire Vieri un intellettuale (per quanto il bambinone questestate ha guadagnato quello che io non guadagnerò in tutta la vita per NON giocare per il Milan, per cui).
Il botto (si fa per dire) è arrivato subito, con il mancato (e annunciato) rinnovo di Big Ben Wallace per i Pistons che furono suoi, per accasarsi sulle rive del lago Michigan, nella sempre più ridente Chicago.
Questo scambio ha secondo me tolto dal novero delle contenders Detroit (attesa comunque ad unottima stagione, ma di titolo non se ne parla), e ha accelerato la salita verso lOlimpo dei Tori, che però sono ancora lontani un anno o due dalla vetta.
Beh, certo, cè Jumaine jones che ha firmato per Phoenix, e che probabilmente (ma ormai non ci stupiamo più nemmeno) ne farà 15 di media la prossima stagione.
Però, per lestate dei grandi scambi attesi per AI e il Bigliettone, e con Wade, Melo e King James alla possibilità di estendere i relativi contratti, ci si aspettava qualcosina di più.
Sapete qual è il problema? Secondo me i GM non hanno più idea di che tipo di squadra fare, perché mancano i riferimenti.
Mi spiego: Miami e Dallas sono andate in finale, ma sono loro le avversarie da battere? Detroit e SanAntonio, le regine degli ultimi 2-3 campionati, sono ancora così forti? Dal 2000 in poi era facile, sapevi che per provare a vincere dovevi avere uno che marcava Shaq e uno che marcava Kobe (prima ancora dovevi avere uno che marcasse MJ, ma i risultati sono stati altalenanti). Oggi non sai che tipo di giocatori ti servono, perché non sai contro chi dovrai giocare
Se poi ci aggiungi che è arrivato il baffo del Sud che viene dallItalia che gioca con una guardia come centro, capite che i GM non sanno più dove sbattere la testa, e probabilmente prima di smontare la propria squadra vogliono provare a capire che tipo di campionato sarà quello che sta per iniziare, e se il loro roster sarà adeguato o meno.
[b]Il mondiale dei sogni infranti[/b]
Ma veniamo alla vera patata bollente: Team USA eliminato in semifinale? Dalla Grecia?
Premetto che le uniche due partite dello squadrone che ho visto erano quelle amichevoli contro Cina e Portorico trasmesse da SI (che da quando è passata sul satellite per migliorare la qualità delle trasmissioni, praticamente non la vedo mai, perché la ricezione è pessima). Limpressione che mi avevano dato sinceramente era quella dei tempi belli: primo quarto interlocutorio, in cui gli avversari cercavano di smettere di tremare, e gli USA tiravano tanto e sbagliavano di più. Poi, tra il secondo e il terzo quarto, il break. Il tutto nasceva essenzialmente in difesa, con raddoppi e pressing a tutto campo molto fisici, che azzeravano lattacco avversario e concedevano montagne di canestri facili. Finale già visto, quarantello di distacco e saluti militari per tutti.
Solo una piccola nota a margine: Daniel Santiago; nessuno lo ricorda quando era il centro titolare dei Suns? un lumacone bianco che si aggirava con aria interrogativa per il campo, e che nelle rare occasioni in cui riceveva la sfera la perdeva tra infrazioni di passi e festival delle stoppate avversarie? Ecco, comè che lo stesso giocatore, messo contro gli stessi avversari, ma in una squadra che (oltre che per Arroyo) gioca per lui, fa 15 punti dispensando a tutti lezioni di post basso, con robusti movimenti sul perno alla Olajwon?
Questo dovrebbe farci meditare su che gioco sia effettivamente la NBA
Ma tornando a noi, sembrava che questa volta gli States avessero fatto tutto per bene: training camp lungo e selettivo, giocatori forti, giovani e motivati, due coach esperti di zone e di basket fiba, degli specialisti di tiro e difesa a roster, una forma fisica accettabile.
Cosa ha portato allora a vincere a fatica con lItalia degli esordienti, e a perdere quando più contava contro una Grecia del tutto priva di giocatori NBA?
Vorrei aver visto la partita, per poter fare unanalisi più sensata della cosa, ma ero via, e poi comunque in Italia è difficile avere notizie sui modiali di pallacanestro (che so, due parole buttate lì in un telegiornale, il fatto di sapere prima a che ora ti trasmettono una finale, cose così), mentre è alla portata di tutti vedere una trasmissione in cui 10 esperti discutono con la moviola sullandamento di una partita di calcio fra scapoli e ammogliati
Non avendo quindi informazioni di prima mano, ma solo quanto letto dai recap della partita, mi limiterò a darvi la mia impressione, per quel che vale
Gli Stati uniti hanno fatto un buon lavoro, hanno messo insieme una squadra che poteva definirsi tale: spirito di gruppo, gente forte (veramente) e gregari, allenamenti e preparazione, concentrazione, idee chiare, impegno. Non cerano Kidd, Kobe, Tmc, Garnett e Duncan (con in panca AI e Shaq)? Stiamo parlando di tutta gente che farà la Hall of Fame, ma sinceramente non mi sento di dire che sarebbero stati così più forti di quelli che cerano.
Il problema è un altro. E il formato. Leliminazione diretta è stupida. Questo è contemporaneamente il suo bello e il suo brutto.
Sapete perché i Playoffs NBA si giocano al meglio delle 7 partite (oltre ad aumentare gli incassi del solito sorridente avvocato di NY)? Perché così si è sicuri che alla fine vince la squadra più forte.
Con la partita secca non cè assolutamente questa garanzia.
Certo, una squadra di serie A che gioca contro loratorio di Abbiategrasso vince 100 volte su 100.
Ma la stessa squadra di serie A contro una di C, pur essendo molto più forte, vincerà 95 volte su 100, perché la concomitanza di una serataccia al tiro da una parte con una serata di grazia dallaltra può sempre generare qualche sorpresa.
Basterebbe pensare che contro gli States la Grecia avesse giocato come la finale con la Spagna, e probabilmente saremmo qui a parlare di successo centrato per Colangelo e il suo movimento.
Questo quindi ci fa dire due cose: la prima è che lNBA, pur con i suoi problemi, i suoi egoismi, le proprie regole diverse, i suoi liceali senza fondamentali, resta ancora la massima espressione della pallacanestro mondiale (tanto più che nella stessa NBA ci sono giocatori di tutto il mondo e squadre, anche di vertice, che giocano secondo criteri decisamente europei).
La seconda è che il mondo si avvicina. Leuropa in particolare non è più loratorio di Abbiategrasso, e quindi gli USA partiranno sempre con unalta probabilità di vittoria, ma mai più con la certezza, e soprattutto per vincere dovranno sempre impegnarsi.
In attesa di riprendere il campionato, non posso che dirvi…
Vae Victis