Pesaro, 5 giugno 2012 – Milano chiude i conti con Gara4 e finalmente può pensare a Siena per quella che, con l’eliminazione di Cantù proprio da parte dei Pesaresi, era la finale più attesa da tutti gli addetti ai lavori; la grande sofferenza a cui l’ha costretta la stupenda versione da Playoffs di questa Scavolini Siviglia Pesaro non costituisce una macchia, ma anzi un ottimo biglietto da visita per giungere a questa finale con buone credenziali e non più per puntare a perdere nel migliore modo possibile come accaduto nelle ultime edizioni.
La Scavolini Siviglia Pesaro saluta il palcoscenico con una prestazione di cuore che ha emozionato tutti e con l’applauso dei quasi 10.000 spettatori presenti (9.613 dicono le cifre ufficiali, record assoluto per una partita di basket all’Adriatic Arena), in un contesto che ha visibilmente commosso coach Dalmonte in sala stampa e che è un’ottima base da cui partire per un futuro che, anche a livello societario, comincia ad apparire un po’ meno nebuloso.
Gara3 ha insegnato molto a Milano che, oltre ad avere una maggiore lucidità mentale in attacco e difesa, ha tante buone cose da tutti i suoi giocatori e da Hairston e Fotsis in particolare, che avevano steccato in parte nella partita precedente.
Scariolo cambia il piano partita ed invece che insistere nel tiro da tre decide di attaccare ripetutamente il fortino pesarese nell’area e con buoni risultati, soprattutto sul lungo periodo; tante palle sotto e molti ribaltamenti, conditi da un certo predominio sotto le plance che era mancato sabato, inceppano le sfuriate avversarie e permettono all’EA7 di mantenere la partita sui ritmi da lei voluti. Se a ciò si aggiungono una panchina lunga che finalmente ha fatto la differenza e la stanchezza emersa prepotentemente tra i padroni di casa a partire della metà del terzo quarto, il risultato è presto detto.
Se per tutto il primo tempo la Scavolini Siviglia Pesaro ha comunque lottato alla pari, nella ripresa il piano partita degli ospiti ha cominciato a dare i suoi frutti, se è vero che Pesaro ha segnato solo 29 punti nelle ultime due frazioni ed i particolare dalla metà del primo quarto ne ha segnati solo 18.
A differenza di Gara3 Milano è quindi più equilibrata e fin dall’avvio ha un Hairston in più nel motore; nonostante un Cusin ispiratissimo con i suoi punti e le sue stoppate, i padroni di casa accusano il colpo a rimbalzo e così Milano riesce a mantenere la partita su ritmi più blandi. Bouroussis parte male, ma poi Scariolo pesca il jolly Radosevic e trova anche tanta concretezza dai giovani Melli e Gentile.
Sospinti dal grandissimo entusiasmo dell’Adriatic Arena i ragazzi di casa si esaltano con giocate tanto intelligenti quanto esaltanti; come in gara 3 gli americani inizialmente sono ben controllati e partono in sordina, così la Scavolini trova ottime risorse dapprima sull’assist Hackett – Cusin e poi su quello Cavaliero – Lydeka, con le due guardie scatenate a servire assist.
Dopo una prima frazione equilibrata terminata sul 20-21 il timore per Milano è che i padroni di casa possano alzare il ritmo nel secondo e terzo quarto come già accaduto sabato ma i ragazzi di Scariolo si fanno sentire ancora a rimbalzo offensivo con Radosevic e Melli e comunque fanno sentire molto la loro fisicità su entrambi i lati del campo.
Pesaro prova in più di un’occasione a volare in contropiede, ma non riesce mai a dare continuità alla propria azione; a metà quarto si accende finalmente anche White che riporta avanti i suoi, ma Milano mantiene il sangue freddo cercando a più riprese le incursioni nell’area colorata. Il tutto con buoni risultati, anche se poi sono due triple di Fotsis, bravo ad approfittare degli spazi lasciatigli, a firmare il vantaggio alla pausa lunga (38-41)
La tripla carpiata in apertura di Jones fa correre dei sudori freddi all’Armani, ma gli ospiti mantengono la freddezza necessaria per non uscire dal loro piano partita; l’esecutore principale di questi giochi è ancora Fotsis, ma poi il greco arriva al quarto fallo con qualche infrazione veniale e deve lasciare il posto a Melli.
L’uscita del greco coincide con l’improvviso afflosciamento dei padroni di casa, i quali da metà quarto in poi subiscono un parziale di 5-15 che porta Milano sul 54-62 di fine quarto, grazie a tante buone cose in particolare da Rocca e Melli.
La stanchezza si fa sentire in entrambe le formazioni ma soprattutto annebbia completamente la mente dei pesaresi, che ci mettono ancora tanto cuore ma non riescono più a vedere il canestro; non che Milano faccia molto meglio, ma a questo punto il suo obiettivo è erigere un catenaccio di tradizione calcistica sotto il proprio canestro ed in effetti riesce nel proprio intento.
Dopo quasi 8 minuti il parziale del quarto è di 7-3 per i padroni di casa; a 2.20 minuti dalla fine una schiacciata di un generosissimo Cusin infiamma ancora il pubblico e porta i suoi di nuovo a -2 (63-65), ma si tratta del canto del cigno; Melli è glaciale dalla lunetta e poi, dopo la schiacciata di Hickman, sono ancora due liberi di Cook a 22 secondi dalla fine mettono al sicuro la partita, perché poi un Hackett stravolto (0/8 per lui nel secondo tempo), sbaglia l’ennesimo tiro e così gli ultimi canestri sono abbastanza irrilevanti.
Finisce con l’EA7 che porta a casa una vittoria sofferta ma meritata e che rende l’onore delle armi agli avversari pesaresi, per i quali il pubblico di casa riserva una standing ovation da brividi.
Ed ora la finale può iniziare.
Spogliatoi
Luca Dalmonte
Oggi non parlo della partita. Quando una squadra dà tutto dal punto di vista umano e morale, deve avere la forza di ammettere la superiorità dell’avversario; ho detto ai ragazzi ed allo staff in spogliatoio che sono grato a loro per l’impegno e per il fatto che oggi mi sento un uomo ed un allenatore migliore. Forse oggi, ancora più che in gara 3, abbiamo guadagnato il rispetto di migliaia di spettatori e questa è la vittoria più importante. Nel corso dell’anno abbiamo incontrato e superato tante difficoltà con una compattezza unica, fino ad arrivare ad oggi, quando la nostra forza morale ci ha permesso di rimanere aggrappati alla partita fino alla fine nonostante la grande stanchezza. Non capita tutti gli anni di avere un gruppo come il nostro e stasera, contrariamente alle mie abitudine, sono voluto rimanere un minuto di più nel campo dopo la partita per assaporare questo momento speciale, che sia il contesto generale che i miei giocatori mi hanno saputo regalare.
Sergio Scariolo
Siamo enormemente contenti perché abbiamo raggiunto l’obiettivo minimo che ci eravamo prefissi ad inizio stagione ma soprattutto perché abbiamo battuto una grande squadra. Loro non hanno mai mollato e, nonostante noi siamo stati quasi sempre avanti, ci hanno fatto sudare fino alla fine. Credo che sia stata una grande semifinale dai buoni contenuti tecnici, ma anche dagli altissimi contenuti agonistici e con una grande cornice di pubblico sia a Milano che a Pesaro, in impianti degni del massimo campionato italiano. Alla fine entrambe le squadre erano sulle gambe e quindi adesso dovremo cercare di recuperare energie per la finale; speriamo che possa migliorare anche Bouroussis che in queste ultime partite ha giocato in condizioni a dir poco menomate.
Scavolini Siviglia Pesaro – EA7 Milano 67-73
Parziali: 20-21; 18-20; 16-21; 13-11
Progressione: 20-21; 38-41; 54-62; 67-73
Mvp: l’EA7 vince di squadra con il contributo di tutti i suoi giocatori; encomio speciale per Melli, ancora una volta protagonista del muro che i milanesi hanno eretto sotto il loro canestro nel secondo tempo con rimbalzi, stoppate e recuperi, ma se la squadra di Scariolo ha potuto difendere quel vantaggio è stato per merito di un Fotsis chirurgico al tiro e presente a rimbalzo.
Wvp: nel finale molti giocatori della Scavolini Siviglia boccheggiano e rovinano in parte la loro prestazione sporcando notevolmente le loro percentuali; gli emblemi sono Hickman ed Hackett, altre volte match winner, ma che oggi hanno concluso rispettivamente con il 31 % ed il 27 % al tiro; tuttavia dopo dei play-offs del genere sarebbe quanto meno ingeneroso addossare a loro le responsabilità di questa onorevole sconfitta.
Giulio Pasolini