La prima stagione marchiata “Varese nel Cuore” è terminata ed il nuovo corso societario varesino è forse la più grande novità del basket nostrano, come dimostrato dall’interesse di svariate formazioni nei riguardi di questa nuova formula di azionariato, fatta da tanti piccoli contribuenti e da regole precise, atte a garantire la permanenza della squadra ad alto livello senza dipendere dalle disponibilità (ed a volte dalle mattane) di un solo proprietario o di un unico main sponsor.
Già questo, da solo, vale un gigantesco segno positivo sulla stagione biancorossa, perché il consorzio presieduto da Michele Lo Nero sta viaggiando a pieno regime e i soci sono già più di 50.
Le prime mosse di questo nuovo corso sono state l’ingaggio di Carlo Recalcati e la nomina a presidente di Cecco Vescovi, coadiuvati rispettivamente da Guido Saibene e Max Ferraiuolo.
La partenza varesina è stata ottima, decisamente oltre ogni più rosea aspettativa viste le 6 vittorie nelle prime 8 gare, tra le quali spiccano quelle prestigiose contro Siena e le scorribande sui campi di Treviso e Roma.
Poi, il 29 dicembre a Milano, si è infortunato Jobey Thomas e da lì sono cominciati a fioccare infortuni a raffica, rendendo impossibile il lavoro settimanale ed innescando una striscia negativa di 9 sconfitte su 10 gare (unica vittoria in casa contro Cantù).
Un filotto che avrebbe steso chiunque, ma non Vescovi e Recalcati: il primo è stato lucido e concreto, capendo i problemi della squadra ed evitando mosse azzardate che altri presidenti non avrebbero esitato a fare; il secondo è stato magnifico nel tenere unito lo spogliatoio senza permettere che ansia e frenesia prendessero il sopravvento.
La società ha con calma cercato gli uomini giusti per puntellare il roster, dapprima è arrivato Damien Ryan in sostituzione di Thomas, poi sono arrivati Rok Stipcevic, Janar Talts e Simonas Serapinas, senza dimenticare Majstorovic e altri sparring arrivati per puntellare gli allenamenti, visti i perduranti acciacchi di Fajardo, Galanda e Slay.
Un altro chiaro segnale del buon lavoro fatto dalla dirigenza, che in poco tempo si è creata il giusto credito presso i procuratori, ben felici di mandare i propri assistiti in una società con bilanci chiari, pagamenti puntuali ed uno staff tecnico di primo livello.
Questa serie di innesti, unitamente al recupero di alcuni infortunati, ha innescato il buon finale di stagione che ha riportato la Cimberio in zona playoff, strappando un 7° posto che non vedevamo dai tempi di San Ruben Magnano.
Playoff che hanno lasciato un po’ di amaro in bocca, non tanto per il risultato in sé, ma per il fatto di non aver mai potuto giocare con la squadra al completo, visti gli infortuni che ci hanno tolto Fajardo, Rannikko e limitato fortemente Kangur.
Ora un po’ di voti:
[b]Vescovi, società e sponsor 10[/b], hanno mantenuto in toto quanto promesso, un esempio per l’intero panorama sportivo nazionale;
[b]Recalcati e staff tecnico 9[/b], un punto in meno solo perché fa delle conferenze stampa troppo lunghe e perdo mezz’ora a trascriverle…per il resto si è sfiorata la perfezione…altro che bollito come pensava qualcuno;
[b]Daniele De Martini 6.5[/b], pescato da Verona il piccoletto di Rovigo ci ha messo faccia tosta e gambe rapidissime, dimostrandosi utile soprattutto in difesa, decisamente un bell’acquisto su cui puntare per i prossimi anni;
[b]Phil Goss 8.5[/b], continuo e brillante, al suo primo anno di Serie A ha saputo barcamenarsi al meglio nei ruoli di play e guardia, dimostrandosi produttivo nonostante i continui cambi di assetto dettati dagli infortuni e dai nuovi innesti;
[b]Teemu Rannikko 7[/b], il finnico ha dato esperienza e tranquillità ai più giovani compagni di reparto, dettando i ritmi e aprendo le difese col tiro dall’arco;
[b]Janar Talts 6.5[/b], il suo innesto ha innalzato il tasso di fisicità del pacchetto lunghi, dando anche una dimensione intimidatoria alla difesa sottocanestro;
[b]Alex Righetti 6.5[/b], ottimo nella difesa individuale, nell’aiutare i compagni e nel fungere da raccordo tra i reparti, l’unica pecca è l’aver mostrato poca propensione offensiva, specie in avvicinamento al canestro;
[b]Giacomo Galanda 5.5[/b], una serie di continui malanni gli ha proprio impedito di dare il meglio, personalmente gli darei un’occasione per rifarsi, se non altro per la grande professionalità mostrata durante tutta la stagione;
[b]Diego Fajardo 7[/b], solido e concreto, ha giocato a lungo con una costola incrinata e solo una frattura da stress al perone gli ha impedito di giocarsi i playoff;
[b]Kristjan Kangur 8.5[/b], tra le più grosse novità dell’intero campionato, l’estone ha dato fisicità e concretezza nei due ruoli di ala, mostrando tecnica, propensione al lavoro e la durezza necessaria per giocare a più alto livello;
[b]Simonas Serapinas 4.5[/b], i 10 mesi di inattività si sono visti tutti, buone mani e buon tiro da tre, ma le gambe proprio non si scollavano da terra;
[b]Rok Stipcevic 6.5[/b], buonissimo impatto sia difensivamente che offensivamente, ma in attacco deve ancora migliorare nel bilanciare la distribuzione dei palloni ai compagni e nel gestire i ritmi di gioco senza farsi trasportare dall’avversario;
[b]Ronald Slay 6[/b], la giusta media tra il 10 del Ron talentuoso e produttivo e il 2 del Ron pagliaccio e distruttivo…il problema è che questi due si sono troppo spesso alternati all’interno dello stesso match;
[b]Jobey Thomas 9[/b], stupendo fino all’infortunio, commovente nel match vinto contro Cantù;
[b]Simone Cotani 0[/b], firmare un biennale e presentarsi al raduno con la panza di Homer Simpson non è certamente un indice di grande professionalità e correttezza.
Stefano Pozzi