Uno dei motti che più mi piace in ambito sportivo è senz’altro quello che recita non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta.
Ed è senz’altro vero perché una delle basi dello sport è dare il massimo e tirare le somme alla fine: questo però non sempre avviene, per tanti fattori. Sicuramente non è successo in quel bel palazzetto nuovo vicino a Lione, dove l’Olimpia Milano non solo è stata giustamente sconfitta ma non ha praticamente lottato mai.
Ed allora bisognerebbe coniare uno slogan negativo, del tipo “possano gli dei del basket punire chi tutto non offre al capezzale comune”. Forse troppo aulico ma il senso è quello.
Questa Olimpia ha dato proprio l’impressione di non aver dato tutto ed a dire il vero, nemmeno la metà tant’è che la vittoria contro il Real sembra di 14 anni fa, non di 14 giorni fa.
Entrati in campo con un approccio da ufficio inchieste, roba che se il presidente fosse stato Romeo Anconetani o Costantino Rozzi avrebbe subito congelato lo stipendio di tutti quanti.
Cosa voglio dire? Che la partita di Melli e Shields, ad esempio, è piuttosto sospetta. Ci sta una serata storta ma ripeto, qui si va oltre e anche se il quadro della situation ancora non è sufficientemente chiaro, gli indizi sembrano tutti simili a segnali di fumo (più un devastante incendio in realtà), lanciato dai due leader della squadra.
Trovatemi un Melli così spento e soprattutto seduto in panchina nell’ultimo quarto, nei momenti decisivi. Sappiamo per certo che l’aria in spogliatoio non sia certo salubre come sulla vetta del Monte Rosa, dopo una partita del genere però bisogna prendere decisioni piuttosto drastiche, anche perché pare che il gruppo sia piuttosto compatto ma il problema sia il rapporto staff tecnico – giocatori.
Questi 40 minuti non meritano nemmeno di essere commentati tecnicamente, con Milano piena di assenze e con questo approccio.
Non leva meriti ai francesi, che han fatto vedere che tipo di squadra sono. Comandano i due vecchietti DeColo e Lauvergne con Kahudi di supporto, gli altri a turno danno e fanno il loro: una squadra che in condizioni normali la si batte tranquillamente chiudendo la pratica dopo 20 minuti.
Insomma, un altro rospo da ingoiare per i tifosi che si stanno rendendo sempre più conto di essere presi in giro da tutto il mondo cestistico. Una squadra con uno dei primi 5-6 budget in Europa che colleziona figuracce in serie contro chiunque, siano esse squadra raffazzonate come questo Asvel o che costano 1/20 del monte stipendi milanese come Napoli.
Inutile commentare oggi le rotazioni ed i minutaggi, gli aggiustamenti che avrebbe dovuto fare Messina e che non ha fatto. Quando in campo non danno il 100% la tattica passa in secondo piano.
Certo che si profila per l’ex coach della Virtus un altra stagione ben sotto il par e ben sotto le aspettative di tutti dati i soldi spesi. Non voglio infierire, dico solo che oltre ai tituli bisognerebbe contare anche i fallimenti…
I minuti finali aggiungono rabbia e rammarico tra i tifosi e sono lo specchio di questa Olimpia Milano 2023-24. Capace di tutto nel bene o nel male, quando si gioca a cuor leggero esce il lato migliore, poi la sinistra tendenza è dare il peggio quando la pressione si alza. Il miglior viatico per un nuovo, ennesimo, fallimento stagionale.
IL TABELLINO: Asvel Villeurbanne – Olimpia Milano 81 – 77
DIAMO I NUMERI
2 – i tiri tentati in più da tre punti (34) piuttosto che da due. Siccome non c’è un riferimento interno, allora si tentano tiri da 8 metri a casaccio, spesso allo scadere dei 24″, dopo innumerevoli masturbazioni del pallone. Vero che quasi tutte le squadre giocano con principi ed esecuzioni che si assomigliano tutte, ma…. La qualità offensiva di scelte ed esecuzioni dell’attacco Olimpia Milano fa veramente pietà quando gli avversari alzano la pressione sugli esterni. Lo sanno anche i sassi e per chi si spende il penultimo tesseramento? Per McGruder, ovviamente (non l’hanno mai visto giocare, mi pare palese) che dal palleggio non è esattamente un mostro
4 – i punti di Melli ed i suo voto in pagella. Una settimana fa in Nazionale vs la Turchia ha giocato ben altra partita con ben altro body language. Non vuole più Messina? Esca allo scoperto e lo dica. Vuole andare a Madrid o a Belgrado? Esca allo scoperto e lo dica. Se invece vuole continuare a nascondersi, per poi farlo anche in campo allora non ci siamo proprio.
6 – il voto che assegno a Ricci invece, almeno lui ci prova ed un paio di buone cose gli sono pure riuscite. Poi certo, mica può essere lui a tenere in piedi la baracca, ma anche in prospettiva 2024-25 uno dei pochissimi che confermerei.
7 – insieme a Ricci l’unico altro giocatore che a mio parere merita la sufficienza (in questo caso più che piena) è Davon Hall. Non aggiungo altro, perché penso che tutto è a posto così.
2025 – anno in cui dovremmo vedere un coach nuovo sulla panchina Olimpia con buona pace dell’estensione fino al 2026 di Messina. Che se avesse un pelo di amor (proprio e verso la più gloriosa società italica) rassegnerebbe le dimissioni dopo una prova così sconcertante dei suoi in campo e sua ai microfoni (potete leggere qui sotto) dove praticamente accusa la second unit per la sconfitta quando invece si è perso anche a causa di zero letture dalla panchina milanese quasi fosse prossimo all’esonero.
SALA STAMPA
Ettore Messina: “Villeurbanne ha meritato di vincere. Per noi il momento cruciale in negativo è stato tra la fine del terzo quarto e l’inizio del quarto periodo, quando abbiamo dovuto sostituire alcuni giocatori e lì la gara è sfuggita al nostro controllo. E’ difficile commentare una partita come questa. Alla fine, nei minuti conclusivi, abbiamo anche giocato bene e abbiamo persino avuto il tiro per pareggiare. Era anche un buon tiro, quello di Maodo Lo, purtroppo non è andato. Questa è una stagione in cui non abbiamo mai avuto continuità, mai avuto gli stessi otto giocatori a guidare la squadra e di conseguenza i singoli non hanno mai avuto costanza di gioco e così la squadra ne ha sofferto. Questa è stata finora la storia di questa stagione”.
Cristiano Garbin
TW: @garbo75
IG: garbin_cristiano