Penultima fermata per il nostro treno virtuale e dopo essere stati a Milano chez Sanga ed aver fatto una puntata in Romagna a Faenza si ritorna in Lombardia per andare da Geas, gloriosa società del femminile che a Sesto San Giovanni ha scritto la storia della pallacanestro.
Abbiamo chiesto le 5 domande a Ilaria Panzera e a coach Cinzia Zanotti, questo ciò che ci hanno detto, buona lettura!
ILARIA PANZERA
Raccontaci come hai trascorso l’estate, dove sei andata e cosa hai fatto di bello
Questa estate sono andata in Grecia giusto una settimana per staccare un po’ con la testa e corpo, ho preferito fare weekend anziché vacanze “lunghe” per concentrami di più su allenamento, famiglia e anche cagnolino.
Mi sono divertita e ora sono pronta per ricominciare!
Hai chiuso la stagione scorsa con fastidi vari , specie alla spalla. Adesso come stai? E su quali aspetti del tuo gioco hai lavorato questa estate?
La spalla l’anno scorso è stato un bel problema, ho giocato la seconda metà della stagione prendendo antidolorifici quasi tutti i giorni.
Durante l’off-season ho lavorato parecchio e devo dire che i risultati si vedono, la stabilità della spalla è nettamente migliorata.
Qualche giorno fa ho subito una micro-frattura al naso che mi porterà ad indossare una maschera alla Zorro per qualche settimana ma niente di grave e posso dire che adesso sto davvero bene.
Mi sono allenata molto e sono riuscita a fare un ottimo lavoro su me stessa anche grazie alla struttura Court MLN, che mi ha permesso di allenarmi al meglio e migliorare diversi aspetti del mio gioco con due persone fantastiche, Ashley e Claudio.
Ti pesa non fare le coppe? Se guardiamo ad esempio alla nazionale, sei una delle poche che non le fa
Fare le coppe è sicuramente un obiettivo della mia carriera, purtroppo qui al Geas non ci sono ancora le strutture adatte per partecipare ad un campionato a livello europeo.
Nonostante il Geas non faccia le coppe però, il livello all’interno della squadra è alto e mi sento comunque molto stimolata e in grado di migliorare ancora qui.
A mio parere nonostante non ti si possa più definire giovanissima hai ancora molti margini di miglioramento, ma la mia impressione è che per rendere al massimo devi sentirti la squadra in mano, un po’ come accadde nelle giovanili azzurre. Che ne pensi?
Sono pienamente d’accordo con le tue parole.
Quest’anno mi sento sicuramente molto più responsabilizzata rispetto all’anno scorso.
Sono al Geas da ormai 8 anni e vorrei dare a questa società ciò che si merita: una ragazza cresciuta nel proprio settore giovanile che possa finalmente giocare da protagonista e leader.
Quest’anno con Gwathmey e Conti al posto di Gorini e Holmes cosa pensi possa cambiare per il tuo gioco?
Gaia e Sequoia sono delle giocatrice fantastiche che mi hanno insegnato molto.
Gina e Jaz sono sicuramente giocatrici con un gioco molto più diverso rispetto al loro, sono più veloci e atletiche, possiamo quindi spingere più la palla e focalizzarci sulla transizione veloce.
Infatti mi sto trovando molto bene con loro in questo inizio di stagione e spero di continuare a crescere .
CINZIA ZANOTTI
Lo scorso anno è stata un ottima stagione, cosa ti ha lasciato dentro? E c’è una cosa, una situazione che non rifaresti o che vorresti avere la possibilità di cambiare?
E’ stata una buonissima stagione: considerando la situazione infortuni quel quarto posto vale oro. Per scelta nel roster c’erano tre straniere e non quattro in più durante i playoff abbiamo dovuto rinunciare a Begic per infortunio. E’ stata quindi una bella dimostrazione del valore delle nostre italiane, ovviamente con il grande supporto di Moore e Holmes. La gioia del raggiungimento della semifinale è il ricordo più bello che mi porto dentro. Se potessi eliminare qualcosa? L’amichevole di inizio anni quando si è infortunata Gwathmey, mi sarebbe piaciuto poter giocare tutta la stagione con lei.
Avete fatto pochi movimenti sul mercato ma pesanti: il ritorno di Gwathmey, la rinuncia a Gorini, l’arrivo di Conti. Che tipo di impatto pensi avranno queste modifiche sul telaio e sul gioco della squadra.
Sì, per buona parte la squadra è la stessa della passata stagione, ma gli equilibri sono diversi. Non abbiamo più Gorini, un playmaker importante con un tipo di gioco diverso rispetto a quello di Dotto e di Conti. E poi è tornata Gwathmey, sono comunque due elementi del quintetto che cambiano di conseguenza vanno ritrovati gli equilibri e impostato un tipo di gioco diverso. Ci abbiamo lavorato tanto in queste settimane di preparazione, c’è ancora tanto da fare. L’ossatura della squadra è solida, le giocatrici si conoscono, a parte Gina che si sta inserendo, ma trovare gli equilibri giusto è un percorso.
Pensi che la distanza tra voi, Dinamo Sassari e Ragusa rispetto alle prime tre del campionato si sia ridotta? Oppure è rimasta la medesima dello scorso anno?
Penso ci sia ancora abbastanza distanza, ma che sarà un campionato molto equilibrato, ci si può far valere su ogni campo. Schio, Bologna, Venezia partono con un roster più “importante”, sono sicuramente le squadre favorite, ma il colpo si può sempre fare. Ma è ancora presto, bisognerà aspettare che inizi il campionato, un conto sono le squadre sulla carta, poi c’è il campo che deve parlare.
Alla presentazione dell’anno scorso uno dei temi era stato il nuovo Palazzetto dello Sport. Hai news in merito? Per fare le coppe lo aspettate come acqua nel deserto, ma non c’è nessuna possibilità di fare le coppe giocando da qualche altra parte?
Sul palazzetto speriamo di avere news a breve. Purtroppo la burocrazia ammazza, e mi sembra quasi una barzelletta. Aver trovato le risorse per costruire una struttura ed essere ancora dopo due anni e mezzo a questo punto è faticoso. Però abbiamo delle prospettive vicine e speriamo che tutto si possa risolvere in breve tempo. Davvero la burocrazia è spaventosa e fa rabbia pensarci. In una regione come la Lombardia è una lotta ogni volt trovare gli spazi per allenarsi e giocare.
Andare a giocare altrove per fare le coppe non è così facile. Ci devono essere le risorse per sostenere gli onerosi costi di affitto di un palazzetto e vorrebbe poi dire solo giocare e non allenarsi in un altro posto. E per giocare fuori dalla tua città non basta andarci, bisogna inserirsi in un territorio, creare un evento, pubblicizzare per coinvolgere poi i tifosi. Per noi al momento una soluzione del genere è difficile, speriamo di aver presto il nostro palazzetto.
Cristiano Garbin
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