Ragusa, 10/11/2022 – Dopo la fine dell’era di coach Gianni Recupido sulla panchina alla fine dello scorso campionato, la Passalacqua Ragusa aveva individuato in Mirko Diamanti (artefice del “miracolo” Gesam Gas Lucca scudettata) il tecnico per “assecondare” le proprie ambizioni.
Ad inizio settembre tutto il roster, a differenza di altri anni, e al netto dell’infortunio di Martina Spinelli, era a disposizione. Anche per motivi logistici non sono state molte le amichevoli precampionato (due in 24 ore contro la Magnolia Campobasso in occasione del Memorial Passalacqua).
La batosta presa in Supercoppa dalla Virtus Segafredo Bologna era, più o meno, preventivabile.
Quella che sembrava “un’occasione”, tuttavia, ha dovuto presto fare i conti con la dura realtà. In sette partite, la Passalacqua Ragusa ha battuto solo le tre matricole, fornendo prestazioni non certo esaltanti e gettando alle ortiche anche copiosi vantaggi nell’ultimo periodo (o nel secondo tempo). “La goccia che ha fatto traboccare il vaso” è stata una vittoria con la “v” minuscola contro una squadra, la Parking Craf Crema, che ha collezionato solo sconfitte finora.
Le dimissioni, volenti o nolenti, sono arrivate dopo attente riflessioni (qualche giorno dopo quella striminzita vittoria in cui si erano buttati via venticinque punti di vantaggio su ventotto).
“Roma non fu costruita in un giorno” e, probabilmente, il progetto richiedeva più di sette partite.
Forse, coach Mirko Diamanti non andava bene per la Passalacqua Ragusa e viceversa. Questo “matrimonio” non è nato sotto un buon auspicio, fin dall’inizio, con alcune giocatrici che non riuscivano, per così dire, a seguirlo.
Domenica, nella partita interna contro il Banco di Sardegna Sassari, a sedere in panchina sarà il “secondo allenatore” Beppe Caboni (che, tra le altre, ha allenato il CUS Chieti dell’ex biancoverde Deborah Gonzalez). Che la scelta sia temporanea o definitiva non è dato sapere. Il risultato di domenica prossima potrebbe portare ad ulteriori riflessioni, nell’uno o nell’altro senso.
È chiaro che se improvvisamente la squadra cominciasse a correre, a giocare per quaranta minuti, a non avere cali di tensione, a difendere, ci sarebbero delle “ombre” su ciò che ha fatto (o che non ha fatto) finora. Non è da prendere in considerazione il fatto che qualcuno possa giocare contro l’allenatore, perché si può giocare solo contro la società, da cui si è stipendiati, e a cui si dovrebbe dare conto.
Salvatore Lo Magno
edito da Fabiola Jenco