Su Reggio Emilia e sui media, lo sapete, sono molto caldo, semplicemente perchè da 40 anni sono molto attento, allo sport e alla società, alla cultura e al costume, alle persone. E sì, certo, anch’io, come tanti, ho simpatie e meno.
Oggi scrivo dall’autostrada, da Ferrara a Bologna, e adesso aspetto il carro attrezzi, ho semplicemente finito il carburante, il diesel, nel viaggio da Cuneo e ritorno, nell’uscita del pomeriggio per la coppa Italia di calcio femminile. Poi arriverà a Reggio Emilia, per la festa, scudetto, 3-0 Milan, sento, tramite il mito Francesco Repice.
Dunque, su vannizagnoli.it narrerò storie che stanno a cuore a me, qui resto breve e sobrio. Aspetto di parlare con Attilio Caja, per capire i perchè dello stop, immeritato. Venerdì sera ho parlato con Alessandro dalla Salda:
“Attilio, per esempio, non voleva giocare la coppa europea. La rosa è risicata, preferisce tenerla per il campionato, per una salvezza semplice”.
Reggio Emilia, grazie a Dalla Salda e a Landi, ha sempre pensato all’Europa, ma andiamo indietro, all’èra forse di Chiarino Cimurri in LBA, sì, Reggio Emilia debuttò in Europa nel ‘97, con la semifinale scudetto marchiata Basile, Mitchell e Lombardi. “Se ogni volta dobbiamo litigare, con il coach”.
Personalmente, ho un pensiero molto diverso, pur comprendendo tutto. Se hai Attilio Caja, consegni le chiavi della società a lui. Quest’anno è stato persino quarto, quarto!, con gente che io non avevo mai sentito nominare o infortunati per tutto l’anno come Leonardo Candi.
A me non interessa seguire la partita, lo fanno già tantissimi altri, giornalisti, pubblico, addetti ai lavori, studio gli sport con equidistanza.
Capisco che non fa piacere discutere, a nessuno, le mie con Fabrizio Noto sono rituali, per whatsapp vocale, ma nel caso di Caja è diverso. Sostenevolo stesso quando Francesco Guidolin era al Parma, sono talmente bravi che meritano la massima fiducia, senza levare mai attenzione, credibilità, disponibilità, senza fare ironia su nessuno, nessuno.
Avrei voluto vedere almeno un altro anno di Caja ancora con la squadra costruita da lui, in serenità, con le sue scelte, escluso il partecipare all’Europa. Obiettivo minimo la salvezza in LBA e la semifinale nella quarta coppa.
Avevo incontrato Attilio forse nel 2015, a Reggio Emilia quando allenava Varese, dopo Massimo Ferraiuolo racconta lui, è nei 20mila video perduti. In extremis, sabato sera, 10′ di qualità, in albergo, è un grande personaggio, a me basta poco per cogliere la differenza.
Poi pubblicheremo il racconto di Colombo: “E’ giustamente severo”. Ecco, a me piace scherzare, parlare, criticare, osteggiare, ma serve rigore. Ecco, per un quarto posto, per esempio, ma anche per un terzo, visto che il miracolo Brescia è già finito contro Sassari, Caja è l’ideale e credo meriti, a 61 anni, il massimo credito.
Ok, come me nell’attività videogiornalistica ha precedenti, io sotto forma di audio vocali ad addetti ai lavori, ma tutto credo sia in reazione.
Caja è un fuoriclasse nel basket, lasciatelo lavorare. Io sono unico, è diverso, è difficile trovare tuttologi, presuntuosi, come me, è più facile trovare bravi giornalisti, la tessera in tasca c’entra nulla.
Menetti è reggiano, bravissimo, a Treviso non ha chiuso bene, avrei aspettato a riprenderlo.
Avrei offerto 3 anni di contratto a Caja, con libertà su tutto, escluso sul decide o meno per l’Europa.
Se proprio fosse incompatibile, esattamente come me, allora a Reggio Emilia suggerirei se possibile Ramondino, unico, De Raffaele, certo Messina o Scariolo, Pozzecco è super e un amico ma non sono convinto.
Magro, ecco, super, Bucchi. Certo non Nicola, che ha preso il posto di Menetti.
Di basket, dal 2018, ottobre, non scrivo più partite per Tuttosport, per Il Messaggero una è l’ho saputo dopo, preferisco non guardare le partite con l’attenzione che avevo da ragazzino e che ebbi per molti anni.
Ezio Fanticini, per esempio, firma de La Gazzetta dello sport sulla Reggiana forse dall’82, dalla morte del padre, Guglielmo, la segue con enorme attenzione e prendeva appunti, per Carlino Reggio, in maniera vorticosa.
Nel tempo io sono cambiato molto, amo divagare, osservare, il pubblico.
Spiego le valutazioni e do i voti.
Barozzi, 9, Filippo conosce a memoria giocatori, è stato giornalista.
Dalla Salda, idem.
“Frosini è stato giocatore – mi disse Alessandro -, ha un’impostazione diversa, meno almanacchistica”.
Davide Draghi, giornalista, nasce con il basket, 9, di sicuro.
Veronica Bartoli non ricordo se fosse almeno tifosa, se vedesse le partite, non è comunque fra le persone che ricordo di avere filmato a Reggio Emilia, anche involontariamente, dal 2014 a oggi. Del gioco, di gestione della parte sportiva, pura, di una società, forse non ha tanta esperienza. Voto di stima 6.
Sampietro, mi ha detto lui che ha giocato sino alla serie B2 e ha allenato, poco, in serie C2. Voto di stima, 6.
Alla festa del Catomes tot ho visto Graziano Sassi parlare a lungo con l’ex presidente Stefano Landi, probabilmente di Caja?
Ho la massima stima nei confronti di tecnici e giornalisti, di chiunque nella mia città, dico soltanto che ci sono esperti di basket e di sport, di aziende e di business. Do per scontato che mi dicono sia vero, ogni tanto forse ho pregiudizi.
Dalla Salda so si occupa di tutto, da ad, da dg, Barozzi è direttore operativo.
L’esempio l’abbiamo a Milano, Messina è allenatore e manager, unico. A Milano, Milano.
Per me, Caja non è meno bravo di Ettore, ma Reggio mica è Milano.
Aggiungo, Caraffi credo sia un lusso per Reggio Emilia, è voce e volto di Teletricolore, un lusso per il basket, in assoluto.
Ma su questo tipo di valutazioni a 50 anni e crossando tantissimi sport e 40 anni di studio di sport e società, cultura e costume, penso di poter fare il santone, Gian Matteo Sidoli, senza esserlo.