Scrivo dalla minispa, da Pieve Modolena, al confine con Cella e Roncocesi, il paese di Zucchero Fornaciari.
“E un’altra volta è notte e suono, non so nemmeno io perchè motivo, forse perchè sono vivo”.
Le suono a Veronica Bartoli, la bellissima presidentessa, carichissima, che non lega con Attilio Caja. Farò di tutto perchè la Pallacanestro Reggiana non mi accrediti il più a lungo possibile. Nei 3 anni della nuova proprietà, ho potuto porre domande alla dottoressa Bartoli solo a ferragosto del 2020, al suo primo raduno, c’era anche mia moglie, Silvia Gilioli, a rappresentare una delle aziende partner storiche, della società biancorossa.
Le chiesi il suo curriculum, non la conoscevo, apposta non ero stato invitato, complice il covid, alla presentazione del nuovo assetto, del dopo Landi. Non ricordo bene la risposta, di certo non era felice di rispondere, certe domande vengono accettate solo dalla grande testata. Chessò, da La Voce di Reggio, durata forse 3 anni, di cui era direttore Ercole Spallanzani, il padre di Gaia, quasi tutto questo millennio in Pallacanestro Reggiana, dopo una stagione nel calcio, con l’ex Chiarino Cimurri, sodale di Ercole e anche di Alessandro Dalla Salda.
Partecipai alle prime presentazioni, finchè uscii dalla mailing list, direi che decise Veronica, grande amica di Marina Bortolani, Nextstopreggio.it, ex Alicenonlosa.it, testate specialiste di basket, no?
O, più probabilmente, fu il grande Andrea Baroni a escludermi delle presentazioni in sua azienda, probabilmente perchè dopo mesi la nostra di chiacchierata non gli piaceva più, probabilmente i suoi manager gli dissero di rivolgersi a youtube, perchè avevo leso la sua privacy, raccontando la storia del padre e della famiglia, come fosse Repubblica, non vannizagnoli.it, e qua avevo intenzione di pubblicarla con calma.
A Bologna in questo biennio sono andato raramente, del resto fare tante domande è sconsigliato, è più facile lavorare a Teletricolore, come Alessandro Caraffi, fidanzato di Fabrizia Paolini, omonima della conduttrice radiofonica ex 105, dove lavorammo assieme a Gian Marco Pozzecco e all’ex canoista Antonio Rossi.
Comunque, non ho assistito dal vivo alla ripartenza dal covid, ad Antimo Martino, eccellente all’inizio, mortificante nella striscia di una vittoria in 10 gare, con esonero inevitabile e subentro di Artiglio Caja, salvezza anticipata e oggi 7° posto in LBA e finale di Fiba Europe cup, anche se persa.
Ora mi spiegherete come si fa a non confermare un fuoriclasse della panchina, in provincia, in particolare, grande quanto Dado Lombardi, anche se nè lui nè Alessandro Dalla Salda hanno fatto seguito al mio parallelo. Per carisma, bel gioco e risultati, Caja è vicino a Lombardi, che è rimasto a Reggio Emilia tanto di più.
Attilio Caja si ama, non si discute, non serve osservare le partite, per capirlo. “Avevamo uno dei budget più bassi nella storia di Reggio Emilia. Poi qualcuno per farsi bello lo dimentica”, dice Attilio Caja, in conferenza stampa, di fronte a me.
Il mondo è tutta questione di empatia, egli è come me, antipatico a più di uno. Gli allenatori aziendalisti mi fanno impazzire, Andrea Stramaccioni all’Inter dava sempre ragione al presidente, Massimo Moratti, mai cercare lo scontro con i massimi dirigenti, sennò te la fanno pagare.
I meriti dei risultati sono sempre di chi mette i soldi, anche se sa nulla di quel che vede. Veronica non è stata giocatrice, viene da un’azienda farmaceutica, vado a memoria, e quella era in mano al padre, come mi evidenziò Andrea Baroni, giovane ex socio.
Ora non ho voglia di sbattermi tanto su google, per capire dove sia arrivato a giocare Enrico San Pietro, lo ricordo lungo, al torneo studentesco di Reggio Emilia, mancino, rimbalzista, è un bel manager, a Unipol assicurazioni, lo seguo su facebook, a occhio io non ne capisco tanto di meno di basket, anche al massimo facevo l’arbitro, a scuola. Vedo Enrico ora, alla festa dello sciogliete le righe, al circolo Catomes tot, alle porte del centro, e mi conferma: “Al massimo sono arrivato in serie B2, a Correggio, da atleta, e poi allenavo l’Arbor, in C2. Dal 2005 al 2020 era rimasto all’esterno della pallacanestro”.
Di sicuro ho più esperienza di Graziano Sassi, 70 anni, di Scandiano, socio a digiuno di sport ad alto livello ma con modelle in azienda, di abbigliamento.
Non confermare Attilio Caja solo perchè non è empatico è incredibile, a decine l’hanno fermato alla fine del -30, con Milano, che era stata anche a +36. E’ sempre meglio un allenatore meno sicuro, meno spettacolare ma più gentile con chi investe, appunto, leggevo di Pozzecco, ecco, di sicuro sarà spassoso, a cena con quei 3, mentre magari Caja, chissà, se ne stava per i fatti suoi.
Ha coniugato risultati e gioco, le uniche cose che contano. L’empatia non si allena, fortunatamente Attilio Caja, come me, non nasce con un falso sorriso, non è accondiscendente, allena da 34 anni, complessivamente, è passato persino dall’Affrico Firenze. Per questa Reggio Emilia è un lusso, magari lo sono anche i milioni di euro che sborsano la famiglia Bartoli, San Pietro e Sassi, però bisognerebbe dare continuità, a prescindere, riconoscere i meriti, evitando di fare i saputelli o, meglio, i permalosi.
Ora sono curioso di leggere se Attilio Caja verrà difeso solo da me o anche da Daniele Barilli, classe 1961, capo della provincia di Carlino Reggio, tuttora commentatore del basket, o da Linda Pigozzi, la moglie del caporedattore di Gazzetta di Reggio Giuseppe Galli, di fatto vicedirettore. E poi da Caraffi, che lavora in una concessionaria di auto sponsor anche di società sportive cittadine, assieme a Filippo Bartoli, il commentatore tecnico di Teletricolore, poi Medianews e oggi a Reggio sul canale 99. E poi Luca Montanari sferzerà la dirigenza, su Telereggio, e Davide Bianchini o Alessio Fontanesi, su reggionline.it, della famiglia di Telereggio?
Io ho poco da perdere, tutt’al più non vado, ma pare che la Pallacanestro Reggiana ritorni a Reggio, dopo i due anni a Bologna, temo che lo farà solo nel 2023, a occhio.
Daniele Barilli per anni ha battagliato con Maurizio Bezzecchi, che era il redattore del non calcio a Gazzetta di Reggio. Barilli detestava il muscolare Marco Lamperti, ex Milano, per me fra i migliori playmaker di un terzo di secolo fa, e poi anche Paolo Boesso, campione d’Italia con Pesaro, da sesto uomo. Barilli scherza, mai ha paura, di certe nelle pagelle penalizzava regolarmente, un pizzico, quelli che magari se la prendevano per una sua critica o semplicemente non gli piacevano. Barilli è stato firma da Reggio Emilia del basket, su Gazzetta dello sport, erede di Ezio Fanticini, figlio di Guglielmo, nello staff del Giro d’Italia, con vari ruoli, che firmava spesso il basket senza esserci, magari con la Reggiana in trasferta al sud.
“Barilli, l’arcicritico”, campeggiava alle spalle di Daniele, si riferiva al critico d’arte, direi, Renato Barilli, che peraltro conosco poco e non ho voglia di controllare, ho sonno e devo andare a casa.
A parte i miei fatti personali, come quelli di Barilli, detto Birilli, da Gigi Manfredi, in redazione, ogni tanto, per scherzare, Caja andrebbe contrattualizzato per 3 stagioni, almeno. Basterebbe un passo indietro di Enrico e Veronica, per non ripetere forse l’errore commesso con Maurizio Buscaglia, congedato durante lo stop per il covid, di fatto, e poi sostituito da Antimo Martino.
Reggio Emilia resta in Europa, magari in Champions league, mai disputata, Dalla Salda spera in Eurocup, memore della semifinale raggiunta con Massimiliano Menetti, nella sua ultima stagione…
Attilio Caja ringrazia chiunque escluso i 3 soci. Mettono soldi, il primo anno a 5 soci con il 20% di quote a testa, Sassi è sicuramente al traino di due più giovani. Il primo anno, appunto, pagarono appena 200mila euro. Cifra che se fossi redattore anzichè giornalista disoccupato potrei mettere anch’io, grazie a Silvia e alla sua famiglia. Poi sicuramente hanno aggiunto qualcosa, per finire la stagione con la salvezza.
Servirebbe un socio forte straniero, come nel calcio, per tornare da semifinale scudetto.