Addio a Ercole Spallanzani. Chi scrive lo soffriva, tanto, come tanti, anzi soffro l’ironia, la sottile ironia, di tutto.
Ercole era un burbero: “Zagnoli, mi cedi la corrispondenza de Il Giornale? Dai, tu ne hai tante…”.
Ercole Spallanzani, grande, non c’è più. Aveva un tumore al pancreas, da 4 anni combatteva, era su facebook, parlava con tanti. “Auguri da un vecchio giornalista che vive una stagione difficile”.
Ercole, le colonne d’Ercole. Ercole. Ercole era l’unico giornalista italiano con quel nome, un gigante, un omone, anche un bell’appassionato di basket.
Ercole era il padre di Gaia, Spallanzani, segreteria di Pallacanestro Reggiana, dopo anni da ufficio stampa.
Ercole ha un figlio in digos, Ercole era cavaliere, era Reggio, era un simbolo, era un burbero, un sbrandloun avrebbero detto a casa Zagnoli, quando Vanni era bambino.
Ercole a 50 anni ebbe una flebite, teneva la gamba destra sulla scrivania, per alleggerire.
Ercole era calcio e sport vari e calcio minore, era un vulcano. Ussi, tennis, motori, macchine, tutto. Un caterpillar.
Un volto di tv reggiane, una voce tonante, un caciarone, un amico della Rai, ha inventato il marketing agli eventi, il commercio di spazi e sponsor, i redazioni.
Ercolino era erculeo, era il rally della stampa.
Ercole, grazie, anche se non ci eravamo simpatici. Mi hai fatto saltare un ufficio stampa, piccolo, di volley, Galileo, era stato il maestro di tanti.
Ercole, memorabili battaglie con Wainer Magnani e Primo Bertani. Ercole fu il Corriere dello sport – Stadio e Gazzetta di Reggio e poi l’Informazione e infine la Voce, da direttore. Cronaca, politica, soffiate, sport, un cacciatore di notizie.
Ercole, non te l’ho mai detto, anch’io sono per la quantità. Vivo per apparire. Fai buon viaggio, ciao, grazie e scusa di tutto. Mi inchino alla memoria di tua moglie, non l’ho conosciuta. Anche da mia moglie Silvia, condoglianze, forse è stata la mia prima volta al funerale di un giornalista. Te lo dovevamo.