La Federazione Italiana Pallacanestro nei giorni scorsi ha comunicato di aver provveduto ad ampliare il numero delle categorie di interesse nazionale.
Sono state incluse la Serie C Gold e Silver maschili, la B femminile e tutte le attività giovanili che prevedono finali nazionali.
Qui la comunicazione ufficiale
Analizziamo il tema delle attività giovanili, perché è importante che in assenza della spiegazione dei razionali di una scelta, si possano avere elementi utili per cercare almeno di capirne l’impatto.
Partiamo prima con qualche numero.
Nel bilancio consuntivo 2019, la Federazione ha rendicontato più di 363.400 tesserati a vario titolo, di cui circa 158.000 atleti e atlete, circa 155.000 bambini e bambine e via via le altre componenti come allenatori, preparatori atletici, istruttori minibasket, la componente arbitrale, i dirigenti.
Quanti di questi 158.000 atleti e atlete rientrano oggi in una delle categorie di interesse nazionale?
Un numero a piacere; ribaltiamo prendendo il complemento a 100 del numero a piacere: sono tutti coloro che la pallacanestro non la vivono da Marzo 2020 e che proseguiranno a non viverla.
Si sta allontanando la cosiddetta base dalla pratica, dal campo, dalla cultura sportiva.
La prosecuzione di questo allontanamento può innescare peggioramento nell’educazione fisica delle persone, perdendo per molti la possibilità di un consolidamento degli schemi motori e anche dinamiche sociali pericolose, quali abbrutimento dei singoli e inasprimento del tifo delle masse.
Inoltre quante società piccole, operanti in contesti difficili, in cui alla pallacanestro si abbina la scuola della vita e che fungono da unici aggregatori sociali positivi, non riusciranno a ripartire?
Quanti allenatori che si dividevano tra mille squadre e mille palestre, il cosiddetto tesseramento non in esclusiva, oggi non hanno reddito?
Cercare una soluzione per salvaguardare la base di questo sport è nell’agenda di qualcuno?
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