Roma, 18 luglio – Weekend di Mercato LBA 2020-21 che si apre all’insegna dell’Aquila Basket Trento che prosegue con la sua costruzione del roster, sempre più interessante, coraggioso, fresco, come da tradizione nell’operato del general manager Salvatore Trainotti, una garanzia nell’ambito di una precisa nicchia di mercato.
Dopo aver rinforzato il perimetro con i colpi recenti Gary Browne, Victor Sanders e Jeremy Morgan, è tempo di lavorare alle operazioni vicino al ferro e un primo importantissimo tassello è stato posto nella mattinata con l’ufficialità di Luke Maye.
Il lungo statunitense del 1997 sarà alla prima esperienza da professionista in Europa nel momento in cui si metterà a disposizione di Coach Nicola Brienza. Niente di nuovo nelle dinamiche del mercato italiano, con le nostre società sempre più impegnate nello scouting e nel tessere relazioni con le agenzie dei procuratori per individuare profili con prospettive di crescita e alla portata di casse non particolarmente capienti, provenienti da campionati europei secondari, college di ogni livello e G-League, anche se i rapporti con questa Lega si fanno sempre meno floridi a causa degli ingaggi sempre più ricchi che è in grado di offrire agli atleti, addirittura anche ai migliori ragazzi in uscita dalle High School, che sempre più spesso decidono di bypassare gli anni negli atenei per confrontarsi subito con i professionisti. E’ un fenomeno di origine recentissima, ma in rapida espansione e da seguire con particolare attenzione.
Non è il caso di Luke Maye, che non è considerabile un rookie qualunque peraltro. Questa ala grande di 203 centimetri per 109 chilogrammi nata a Cary, nel North Carolina, è un prodotto dell’Università locale, una delle più storiche e dall’alone leggendario, se non altro perché ha dato modo di illuminare le partite dei Tar Heels al più grande di tutti, Micheal Jordan, tra il 1981 e il 1984.
Tornando ai tempi recenti, quattro anni ha speso Maye sul parquet del Dean Smith Center in biancazzurro, decorati dal titolo NCAA nel 2017 che è il punto più alto di un cammino nel quale Luke ha avuto la pazienza di aspettare il suo momento lavorando duro, partendo dalle retrovie senza fare particolari polemiche e, soprattutto, facendosi apprezzare nello spogliatoio per le sue qualità umane, che hanno poi fatto di lui un leader nelle ultime due stagioni.
Lavoro costante in palestra che, non a caso, ha trovato traduzione pratica in campo con gli oltre 15 punti e 10 rimbalzi di media che gli hanno portato conseguentemente i riconoscimenti individuali: nomina nel primo quintetto della Atlantic Coast Conference, terzo quintetto NCAA e premio per il Most Improved Player (MIP)
Per lui anche un breve passaggio in G-League con la maglia dei Wisconsin Herd, prima della firma con Trento, a 10.7 e 7.5 rimbalzi di media in 34 partite, con il 35% da tre punti e il 92% dalla lunetta.
Entrando nel merito delle caratteristiche individuali, siamo al cospetto di un lungo che non eccelle per esplosività e atletismo, ma che compensa ampiamente queste mancanze con una durezza mentale e un’intelligenza cestistica che lo rendono un elemento potenzialmente fondamentale per qualsiasi allenatore.
Pur amando aprirsi oltre i 6,75 dopo aver portato il primo blocco, Luke Maye è efficace anche in avvicinamento al ferro in virtù di una buona capacità di assorbire i contatti, grazie alla forza nella parte superiore del corpo, che gli consentono di andare a concludere forte, guadagnandosi viaggi in lunetta e chiudendo giochi da tre punti. Forza muscolare che lo aiuta anche a prendere posizione profonda spalle a canestro, sfruttando un buon gioco di piedi in post basso.
Altra qualità molto importante emersa in questo giocatore è la tecnica nel fondamentale del passaggio. Per niente individualista, Maye è uomo che cerca anche il gioco a due per mandare a canestro il compagno smarcato, più o meno lontano dalla palla. Certi assist schiacciati a terra tradiscono delle qualità di esecuzione da esterno vero e proprio, così come l’alto-basso è soluzione che fa parte del bagaglio tecnico.
Essendosi mosso anche da centro negli anni universitari, nasce spontanea la curiosità di vederlo duettare con un giocatore estremamente intelligente nei movimenti senza palla come Davide Pascolo. I tifosi più attenti dell’Olimpia Milano sicuramente ricorderanno l’esperimento tattico di Jasmin Repesa in gara 4 della serie dei quarti di finale playoff a Capo D’Orlando, proponendo la coppia Pascolo-Raduljica che banchettò nell’area siciliana, con i poveri Mario Delas e Antonio Iannuzzi totalmente impotenti. Fu uno dei passaggi tecnici più interessanti nella disgraziata stagione biancorossa 2016-17, ma fu anche unicuum.
Diversamente, questa sua capacità di giocare insieme o senza un centro al suo fianco apre un ventaglio di possibilità tecniche piuttosto ampio a disposizione di Nicola Brienza, in un reparto lunghi che si preannuncia già molto versatile, completato dalla presenza di Andrea Mezzanotte, dal quale ci si aspetta un ulteriore step-up nella prossima stagione, e dal centro che arriverà dal mercato. Con Trainotti in azione, c’è da aspettarsi sicuramente un’altra sorpresa.