Roma, 5 luglio 2020 – E’ arrivata in tarda serata di ieri la notizia ufficiale, che in breve ha fatto il giro del web, secondo cui l’emendamento al Decreto Rilancio, decreto finalizzato ad introdurre un credito d’imposta sulle sponsorizzazioni in ambito sportivo, sia stato respinto dalla Commissione Bilancio della Camera.
Delusione, anche incredulità misto a stupore nell’apprendere questa notizia in particolar modo da parte del Comitato 4.0, assemblato in questi giorni da Lega Pro di calcio, LBA, LNP di basket, LBF, Lega Volley Femminile e maschile e Fidal Runcard per promuovere un’azione di lobbin’ (si dice così adesso), affinchè le forze politiche nella loro totalità si facessero carico di sostenere lo sport italiano in un momento così delicato del post #LockDown.
Ma, detto senza mezzi termini, non certamente da parte chi Vi scrive.
Da tanto, tanto tempo il nostro Paese non rende dignità allo sport in generale, relegato a sollazzo assolutamente di secondo o terzo livello al punto tale che la decisione di ieri fa capire la considerazione di cui gode.
Il sottoscritto poi ha vissuto l’attenzione, anzi, la disattenzione con cui da troppo tempo oramai la scuola (una volta autentico volano per lo sport di base), tratta lo sport, gli alunni, i suoi genitori. I miei figli me lo han fatto vivere dal 2004 ad oggi.
“Prima la didattica! Eppoi di sport i ragazzi ne fanno già tanto fuori dall’orario scolastico!”
Pagando. Certo, solo pagando.
Perchè ormai se i ragazzi fanno sport, si deve sempre pagare, anche se vuoi fare “Lancio del coriandolo controvento”.
Senza entrare nell’agone politico, scelte perniciose queste del passato, scelte che hanno lentamente distrutto il già flebile rapporto dell’Italia post seconda guerra mondiale con la pratica sportiva, al punto tale che i padri costituzionali quando scrissero la Nuova Costituzione Repubblicana, non citarono mai e poi mai lo sport in essa!
Quindi, perchè stupirsi adesso di quanto sta accadendo?
Poi siamo sicuri che il Comitato 4.0 insisterà, oh sì che insisterà perchè la propria voce possa essere ascoltata.
Ma la delusione no, quella non c’è.
Del resto chi Vi scrive vive nella Capitale da 36 anni città che, dati alla mano, ama lo sport solo a parole e non con i fatti.
Lasciamoci con le ultime parole vergate dal Comitato 4.0, però non senza provare un senso di amara tristezza, quella sì..
“È una battaglia di civiltà sportiva. Rivolgiamo questo accorato appello affinché tutta l’intellighenzia sportiva italiana remi nella stessa direzione, cosa che ad oggi è stata clamorosamente ed inopinatamente disattesa. La gestione dello sport italiano deve passare attraverso interventi strutturali e non finalizzati alla propaganda o al facile consenso. Lasciare indietro lo sport di squadra vuol dire ridurre le risorse e, indirettamente, meno attività sociali, meno posti di lavoro e meno gettito fiscale. Chiediamo dunque che la misura venga adottata nei prossimi provvedimenti, e comunque un confronto strutturato con il Ministro dello Sport Spadafora e il Ministro dell’Economia Gualtieri”.
Fabrizio Noto/FRED