Dal 2015 ad oggi i Bulldogs hanno conquistato cinque viaggi consecutivi al tournament, con un biglietto per la finale persa contro North Carolina nel 2017. Per il quarto anno di fila il traguardo delle 30 vittorie stagionali è ancora nel mirino.
Lo scorso anno ha visto sei giocatori di rotazione abbandonare la città di Spokane per intraprendere le varie carriere professionistiche (Hachimura e Brandon Clarke su tutti).
Nonostante ciò la squadra di Mark Few è attualmente la numero 3 del ranking, dietro solo a Kansas e la meravigliosa Baylor.
Ha uno dei migliori attacchi della nazione (quasi 89 punti di media) e la volontà di ballare fino a tardi in primavera. Ancora una volta.
La cosiddetta consistency inizia ad essere uno dei marchi di fabbrica della casa e ciò che l’università è riuscita a costruire nel corso delle ultime due decadi ne fa una delle più attrattive scelte delle major, accanto a consolidate realtà con una storia cestistica ben diversa.
Qui l’attrazione alternativa agli altri contesti collegiali la esercita l’attenzione e la fiducia per quelli che stanno al di qua dell’oceano.
C’è la Lituania, c’è la Francia, c’è la Serbia, è appena transitata la Polonia e nel recente passato c’è stato anche un pizzico di Italia.
Riccardo Fois, ora assistant in NBA con i Phoenix Suns, rappresenta per l’Europa la quintessenza del basketball journey di un giocatore di pallacanestro che abbandona il basket giocato o più semplicemente di chiunque voglia lavorare nel magico mondo della palla a spicchi.
Da Olbia, ha appena compiuto 33 anni pochi giorni fa ed è stato assistant coach per l’Italia allenata da Ettore Messina agli Europei 2017.
A metà degli anni 2000 Fois sceglie Pepperdine per iniziare il suo cammino collegiale giocato.
Sempre a Pepperdine inizierà la carriera di assistant coach nel 2012, mentre consegue contemporaneamente il Master of Business Administration.
A Gonzaga è stato presente non in veste di assistant coach ma di Coordinator of Basketball Analitycs e video operations. Analizzava gli avversari singolarmente e nel collettivo ad ogni vigilia e la prova di squadra nel dopo partita.
Le Final Four del 2017, raggiunte nell’ultimo anno di Fois con i Bulldogs, sono il massimo risultato nella storia della scuola.
L’integrazione di un ragazzo europeo è di fondamentale importanza per permettergli la giusta crescita e Fois tempo fa lo descriveva così:
“Rimane comunque importante anche la scelta dell’università perché, usando un paragone NBA, andare a giocare a San Antonio o Detroit è diverso per un giocatore europeo e la stessa cosa vale in NCAA, dove ci sono college dove è più facile per un ragazzo europeo integrarsi piuttosto che altri”.
Da queste parti si tende a farlo bene.
Basta citare il nome di Domantas Sabonis,recente All Star con gli Indiana Pacers(primo Bulldog a riuscirci) che a Gonzaga spese due stagioni,culminate con una da sophomore a 18 punti e 12 rimbalzi. Preferì Spokane ad un triennale dell’Unicaja Malaga,come biasimarlo?
In quell’anno finì nel primo quintetto della WCC ed il cammino NBA,come saprete,è ancora in fioritura.
Guardando al presente, il primo nome che viene fuori è quello di Filipp Petrusev, ala grande da Belgrado, Serbia.
Una stagione da sophomore sino ad ora da 17.4 punti, 7.8 rimbalzi ed il 56% dal campo in soli 26 minuti di utilizzo. Uscita da 29 e 12 contro Pepperdine pochi giorni fa con annessa W (erano di 18 in fila in quel momento). E’ cresciuto partendo da una considerazione mediocre in rotazione, dovuta anche all’abbondanza del talento transitato la scorsa stagione, passando da 11 a 26 minuti giocati nel 2019-20.
Si appoggia meno al tiro da 3 rispetto alla sua stagione da freshman ma manca ancora di un aspetto che sarà fondamentale al piano superiore: l’aggressività.
Tecnico e con in serbo sempre un modo per riuscire a concludere da sotto o dalla media distanza, il punto di domanda principale è come si possa tradurre in NBA un giocatore che spesso lo si vede divorato da guardie più fisiche, seppur di stazza e rango minore.
L’agilità è un’altra caratteristica in cui pecca il prodotto di Belgrado, cosa che svaluta anche la sua difesa dove non riesce spesso a seguire giocatori poco più piccoli di lui.
Con tutti i limiti del caso Petrusev è comunque un giocatore ampiamente apprezzato dagli scout NBA e nel 2021, probabile anno di elezione per dichiararsi al mondo professionistico, varrà una tarda chiamata al primo giro.
Uno che invece dovrebbe affacciarsi al panorama NBA quest’anno è Killian Tille, da Cagnes sur Mer, Francia ovviamente.
E’ un’ala da 13 punti e quasi 5 rimbalzi che tira col 52% dal campo e il 39%da tre (24 minuti di utilizzo).
Tra i 18 e i 22 punti in 4 delle ultime 5 uscite con un career high da 4 stoppate nella passeggiata contro Pacific 92-59, dove ha tirato con il 9-11 dal campo.
Qui le possibilità di vederlo al piano di sopra risiedono al secondo giro del draft e sarà una grande pesca a quel punto.
Rimanendo sempre in Francia: Joel Ayayi, sophomore di 1.95 da Bordeaux.
Anche qui la crescita è a dir poco esponenziale. Siamo passati da 6 minuti di gioco a 29 con quasi 11 punti di media, 6 rimbalzi e 3 assist.
Ayayi è quel tipo di giocatore che deve attendere che la partita gli scorra addosso, per effettuare in maniera naturale, dato l’estro, le scelte migliori in attacco.
Continuando la buona tradizione avviata da Domantas Sabonis la Lituania continua ad essere presente a Spokane con la shooting guard Martynas Arlauskas, freshman da Kaunas.
Non proprio in rotazione, lo potrete però vedere gioire e sbraitare per i compagni come nessuno sul pino.
Ma i confini di Gonzaga hanno iniziato ad espandersi, iniziando a comprendere territori che vanno oltre l’Europa con Pavel Zakharov, freshman da San Pietroburgo ed il centro proveniente da Mali, Oumar Ballo.
Nel recente passato Przemek Karnowski ha completato qui la sua carriera collegiale nel 2017. Centro polacco di 2.16 con una mobilità però non proprio meritevole di lode.
Nella sua ultima stagione con i Bulldogs ha fatto registrare career high in punti (12.4) e rimbalzi (5.8) oltre che in assist e stoppate. Per Gonzaga è stata la migliore partenza della storia (29 vinte consecutive dalla prima in stagione), e per il senior la vittoria del Kareem Abdul Jabbar Award.
Gonzaga è stata quest’anno una delle tante ad iscriversi alla lunga lista delle numero 1 del ranking che hanno subìto un upset appena salite al trono.
Le sconfitte però rimangono solo 2 (27-2 di record) e nonostante la WCC non sia propriamente la conference più accattivante della nazione, la squadra di Mark Few ha buttato giù anche qualche nome illustre (Oregon, Arizona e Washington su tutte).
Probabilmente non è l’annata giusta per poter dormire sonni tranquilli e pensare di impensierire una dietro l’altra le migliori realtà di quest’anno, dalle difese di Baylor e West Virginia ai contesti sempre vincenti di Kansas e Kentucky.
Certo è che a vedere dai numeri, le speranze in casa Bulldogs rimangono alte.
La partita persa recentemente contro BYU ha terminato una serie di 40 vittorie consecutive nella conference ed un’altra striscia di 39 W fuori casa contro squadre della WCC (la striscia più lunga degli ultimi 30 anni).
Se vieni dall’Europa, probabilmente, non puoi capitare in un ambiente migliore di questo.
Sergio Turco
@toorkish 87