Otto squadre in campo per un solo titolo. Questo è il fascino di una Final Eight di Coppa Italia che da diversi anni mostra il proprio indiscutibile appeal in queste sette sfide nelle quali le contendenti se le danno di santa ragione (a volte anche senza guantoni…), per ambire al primo, vero obiettivo stagionale.
Sino a ieri sera, giovedì 14 febbraio, sono andate in campo alla Vitifrigo Arena di Pesaro tutte ed otto le damigelle pretendenti al titolo e logicamente, terminate le loro performances, eccomi quì con Voi a raccontare le mie quattro-considerazioni-quattro istintive, senza nemmeno star a pesare le cose in maniera eccessiva: di pancia insomma, il nostro secondo cervello!!
Prima considerazione
La prima sfida, quella tra la portaerei dell’Olimpia Milano che solca i mari perigliosi della Turkish Airlines Euroleague da anni (ma pochi in Italia sembrano accorgersene…), e la vincente della scorsa edizione 2019, la Vanoli Cremona, è stata di gran lunga la sfida meno appassionante delle quattro gare viste. La domanda a questo punto è lecita e conseguenziale: troppo forte Milano o troppo inferiore la Cremona?
Inutile prenderci in giro, l’Olimpia Milano con quel po-po di roba che ha nel roster dovrebbe a volte non scendere quasi in campo, per quanto sia superiore rispetto a diverse squadre (diciamo 13, se non quasi 14 della LBA 2019-20?), vincendo contestualmente le gare come nel baseball per no contest. Invece, siccome ogni anno a Milano si divertono a rendere appassionante campionato ed appunto Final Eight di Coppa Italia, e di questo – sia chiaro! – gliene rendiamo merito, altrimenti sai che due p…., con scelte a dir poco rivedibili come la scelta dei giocatori, ad esempio, ecco che anche una partita in gara secca contro una Vanoli Cremona lontana, ma lontana parente della bellissima cilindrata vincente messa in strada lo scorso anno da coach Meo Sacchetti, potrebbe indurre alla tentazione di giocarcisi sopra due euri per i bianco-azzurri-blu-gialli vincenti!
Scritto quanto e ritornando sull’eterne paturnie milanesi, che ora potrebbero avere del patologico se nemmeno Big Ettore riuscisse a risolverle a breve (magari vincendola sta Coppa Italia), la natual born winner di queste Final Eight è lei, la Regina d’Italia con i suoi chili di scudetti e coppe vinte in tanti anni. E’ vero che l’opposizione della Vanoli Cremona è stata poca roba ma la sensazione di forza fisica, di lucidità e di qualità vista giovedì sera in campo da parte dell’Olimpia con la maglia viola-giallo (bella idea, per onorare Kobe!), ha avuto poche eguali precedenti in stagione. Quindi è merito della maglia nuova? O forse quest’Olimpia è riuscita a trovare la rotta giusta verso l’Eldorado? Lo penso fortemente. Prima però tocca superare l’esame di veneziano di oggi pomeriggio perchè, altrimenti, che Milano sarebbe se non ci regala qualche delusione dopo averla omaggiata ed impalmata come la più Bella del Reame ogni anno?
Seconda considerazione
Lo scrivo da deluso, ero convinto che la Virtus Bologna vincesse questa Coppa Italia 2020!! Ebbeh, ci sono cascato pure io nel credere che i bianconeri potessero farcela vs la Reyer Venezia, battuta in due gare su due in campionato (al ritorno, strabattuta direi!). Ma evidentemente in questo periodo la corazzata bianconera soffre di qualcosa che in molti hanno identificato in “Mal di Teodosic”, che molto più banalmente a mio avviso può tradursi invece in un banalissimo mal di crescita. E’ vero che il Grande Milos giovedì sera non abbia brillato di luce vivida come in un recente passato ma le attenuanti ci sono, eccome.
Prima di tutto quella che vede Vince Hunter sbagliare il canestro decisivo al ferro, imbeccato proprio da lui prima dell’OT, a testimonianza che non sia soltanto lui o l’altro dioscuro serbo, Stefan Markovic (più che dioscuro, osereri dire Polifemo), a prendersi i tiri risolutivi od importanti. Oddio, per la legge del contrappasso varebbe esattamente il contrario…Comunque sia, la Virtus Bologna è apparsa poco, poco lucida, poco presente a se stessa ed anche stanca. Molti dicono che la sconfitta nella finale della FIBA Intercontinental Cup di Tenerife domenica 9 febbraio scorso abbia inciso parecchio nella prestazione di giovedì. Plausibile. Molto. Anzi, parecchio direi! Tranne i due gemelli del ferro, Milos e Stefan (che poi, a ben vedere, sembrano avere una sorta d’idiosincrasia alle finali…), chi c’era in campo che abbia quel bagaglio di risorse specialmente mentali che servono a fare massa critica in queste circostanze? E gli italians? Molti dicono che solo Giampaolo Ricci valga quella maglia che pesa, eccome se pesa. Gli altri, dicono, non sono all’altezza. A mio avviso no. Ok, Baldi Rossi, Cournooh e Pajola non sono giocatori fantastici ma forse prima di cantare il de profundis alla Virtus Bologna attenderei un cicinin, come dicono sotto S. Petronio!
Comunque la delusione è stata tanta, inutile negarlo. Ma ci sono stati dei risvolti positivi nonostante la sconfitta stia ancora bruciando (ne sono certo), nello stomaco di Sasha Djordjevic, uno che non vuol perdere nemmeno a freccette al pub! E’ che la Virtus Bologna, che Paolo Ronci sta gestendo comunque al meglio, dia comunque la sensazione di poter ancora crescere e migliorare nonostante l’arrivo di uno spaesatissimo Devyn Marble direbbe al momento il contrario…A questo punto però lo scopriremo solo nei Playoffs.
Che dire poi della Reyer? La solita, pazza ed a volte squinternata Reyer Venezia di sempre, forse anche peggio di Milano per quello che spesso non riesca ad esprimere in campo per come il suo roster dovrebbe e potrebbe. Piena di casini tecnico-tattici anche quest’anno, come lo scorso anno, vittima della sua bulimia da roster stra-lungo! Ma se tanto mi da tanto, l’aver sfatato il tabù passaggio dei quarti in questa Coppa Italia, qualificazione mai avvenuta prima di ieri nella sua storia, potrebbe giovare (e non poco), alla salita in autostima di un gruppo che fatica sempre, suda, lotta e sgomita e che alla fine però te la ritrovi sempre lì, a rompere le palle!! Ed ocio, ancora non s’è visto Andrew Goudelock!!
Terza considerazione
Se mi chiedeste quale giocatore prendereste domani, per essere certo di portare a casa il macinato, io direi senza dubbio Adrian Banks! Eh sì il buon, vecchio Adrian ieri ha sfoderato una prova da MVP assoluto, martoriando il cotone sardo di una Dinamo Sassari apparsa però poco convinta, poco schietta, poco garibaldina come invece era apparsa almeno sino a fine gennaio 2020. Ma che giocatore è però ‘sto Banks!! Eppoi, non c’è niente da fare, il suo connubio con Frank Vitucci in panca e Simone Giofrè dietro le quinte assume a questo punto (ma lo si era percepito anche lo scorso anno), quasi una garanzia, un marchio di qualità assoluta. In verità l’Happy Casa Brindisi non è solo Adrian Banks perchè attorno alla guardia di Memphis ruota un bel gruppetto di belvette scatenate come John Brown o Tyler Stone e quel Kelvin Martin che adesso inizia anche a mettere le triple con irrisoria facilità, sempre che non ci pensi Darius Thompson. Oh, mi sono dimenticato Dominique Sutton…Sorry!
Per la Dinamo Sassari, come per la Virtus Bologna ed aldilà dei meriti della squadra pugliese, delusione cocente! Perchè Sassari era accreditata quantomeno di arrivare in Finale, invece…Eppoi lo sapevamo un pò tutti che questa Brindisi così malmostosa ed antipatica vista spesso all’opera in Basketball Champions League con alcune prestazioni a dir poco inguardabili interpretate in difesa, potesse essere una vera minaccia per la band del Poz. E puntualmente, mettendo la testa nelle fauci del coccodrillo come al Circo Barnum, ecco che il rettilone biancoazzurro ha chiuso seccamente i dentoni ben affilati staccando di netto la testa della malcapitata Sassari. La quale, però, dovrebbe a questo punto domandarsi se sia un caso che, andato via McLean ed arrivato Dwight Coleby, queste tre scofitte consecutive tra campionato e Final Eight siano un caso o meno.
Forse no, nel senso che la gara ha visto almeno nel primo tempo Sassari tirare una sola tripla dall’arco se non due, cercando di mettere pressione Brindisi in difesa sfruttando Miro Bilan all’eccesso (buon centro eh, ma troppo legnosetto secondo me…). Ma poi, che fine ha fatto la bella difesa che Sassari aveva sciorinato sino a poco tempo fa? E Michele Vitali, chi l’ha visto l’altra sera? Troppe le cose che non sono andate insomma per pensare che possano ripetersi in futuro per ridare almeno un pò di sorriso a Gianmarco Pozzecco, purtroppo però almeno un obiettivo è andato e non sono da escludersi colpi di scena…
Quarta ed ultima piccola considerazione
Attenzione, attenzione a questa Fortitudo. Ok, la Germani Basket Brescia non ha ancora le stimmate dello squadrone benchè Vincenzino Esposito ci stia lavorando giorno e notte, nonostante il talento offensivo non sia proprio il forte del team lombardo ma se poi la difesa, il pezzo forte della casa fa cilecca, allora tutto diventa maledettamente complicato. E questa Fortitudo dove gli stranieri, tranne uno (e che straniero, questo Henry Sims III, che a Roma qualcuno ha ancora il coraggio di dire che non sia da LBA!), sembrano quasi delle comparse, zitta zitta eccola più tardi a giocarsi una chance per andare in finale. E statene pur certi che Brindisi non se la porta da casa, come potrebbe sembrare a primo acchitto!
Per i lombardi invece, come per le V Nere e per Sassari, se vuole capire cosa dovrebbe migliorare in futuro, gli spunti ci sono pure se non sembrano tantissimi: se metti in piedi una squadra solida, che voglia anche far bene in Eurocup, allora occorre qualcuno sì difendere ma anche chi la metta dentro con più frequenza. Travis Trice ad esempio, sembra molto caruccio a vedersi ma di ciccia se ne vede poca, almeno sino ad oggi.
Fabrizio Noto/FRED