Nel corso dell’ultimo periodo di attività alla Maret School a Washington D.C. nel 2015 Luka Garza era ancora conosciuto con il nickname di “Pudge ”(pancetta).
In tanti erano scettici su un possibile impatto collegiale di un certo livello che questo centro bianco di 2.10 avrebbe potuto esercitare anche solo in un contesto di mid-major.
Un infortunio alla spina calcaneare nella tarda primavera di quell’anno fece lievitare ancor di più il peso di Garza, sino a far scollinare la bilancia oltre i 120 Kg.
Consapevole dei limiti fisici (come anche del bagaglio tecnico a disposizione), il nativo di Washington spese un’intera estate implementando un meticoloso lavoro di allenamenti serrati, ad alti ritmi, riducendo ed ottimizzando le calorie in entrata.
Il luogo?Le Hawaii. Per il sole e per il mare? Probabilmente anche per quello, ma principalmente no.
La permanenza estiva nelle isole tropicali ha origine nelle stesse radici familiari dei Garza. Il nonno James Halm (un nonnetto di oltre 2 metri) ha speso la sua carriera collegiale proprio alle Hawaii, stesso luogo in cui vive la sua pensione l’ex coach Bill Trumbo che allenò ad Idaho il padre Frank Garza, uno tra i primi in NCAA a sperimentare quello che sarebbe poi divenuto il ruolo dello stretch four.
Proprio il padre Frank ha voluto che il suo mentore spendesse del tempo con il figlio per migliorare in tanti aspetti del suo gioco e disegnare un sentiero che lo portasse più in là di una chiamata da una mid-major collegiale.
I frutti di quell’estate? La bilancia segna quasi 20Kg in meno, 25 e 12 nella stagione da senior e quasi 30 offerte di borse di studio da tutto lo stato. La spunta Iowa, che se ora è numero 17 del power ranking lo deve esclusivamente a lui.
Se credete che il DNA cestistico insito nella famiglia Garza abbia giocato un ruolo fondamentale nel cammino di Luka è possibile che abbiate ragione più di quanto non pensiate già. Oltre ai sopracitati nonno James e papà Frank anche la madre Sejila ha giocato a livello professionistico in europa.
Ma non finisce qui.
Lo zio è Teoman Alibegovic, ex Oregon State, padre di Amar Alibegovic (Virtus Roma), e zio dell’omonimo Mirza (Basket Torino).
Durante l’ultima estate il luogo delle vacanze è stata ovviamente l’Europa e per un motivo facile da dedurre, la Bosnia.
“Ha capito che non c’è successo senza sacrificio. Sapeva già quando era solo un piccoletto impacciato che avrebbe dovuto metterci della testardaggine per raggiungere ciò”, dice proprio Teoman Alibegovic.
A Sarajevo, Luka si allenava tre volte al giorno: mattina basata sul gioco offensivo con movimenti in post e tiro da tre, la sera su difesa e rimbalzo. Il pomeriggio era dedicato a 90 minuti di sala pesi.
Avere a disposizione la possibilità di sfidare e confrontarsi con gli Alibegovic ogni giorno ed attingere da mentalità formative come quelle del padre e del nonno sono stati il mezzo per proseguire una crescita che non si è ancora arrestata.
Ma l’estate non è ancora finita. Ci si trasferisce a Vallejo, California, con vista sulla Bay Area.
Anche qui 3 allenamenti al giorno in famiglia con nonno e papà.
Si è fatto strada lavorando duramente, salendo gradino per gradino il panorama collegiale, spadroneggiando sotto canestro e creandosi dall’arco una reputazione che in pochi dall’alto dei 2.10 sono in grado di permettersi, trascinando nella sua crescita tutta Iowa.
La forza sta anche nei numeri: gli Hawkeyes sono passati da un 2017-18 con un record di 14-19 ad un 2018-19 da 23-12 strappando un biglietto per il tournament ed uscendo poi di scena al secondo turno.
La stagione in corso sembra procedere ancora meglio: 16 vinte e 6 perse (72% contro il 65% dell’anno precedente).
Garza è passato da 12 punti a partita a 23 con 10 rimbalzi di media.
13 doppie doppie in 22 partite (sesto in tutta la NCAA).
Una striscia attualmente in corso di 11 partite consecutive da almeno 20 punti.
44 (!!!) contro Michigan che all’epoca dei fatti era la numero 4 del ranking.
Leading scorer della Big Ten.
La forza c’è per davvero ma non risiede solo nei numeri.
In uno scontro di inizio anno con Texas Tech il numero 55 di Iowa ha prima preso una botta sul viso e lo si è visto col sangue che gli colava dal naso. Poco dopo altra botta sul labbro e viaggio obbligatorio negli spogliatoi per 4 punti di sutura.
Ritorna e guida la squadra all’upset con 17 e 12 rimbalzi. Vero trascinatore.
Il talento di Washington D.C. è sicuramente tra i lunghi più in evidenza di tutto il panorama americano, con un gioco offensivo basato su un all around game che fa di Iowa uno tra gli attacchi più pericolosi da incontrare.
Il sogno NBA è per ora legato ad una possibile chiamata al secondo giro, per squadre che cercano giocatori pronti e con IQ cestistico degno di un contesto vincente.
Non è più fantascienza pensare di accostare il suo nome a quello di Markus Howard (Marquette) e Myles Powell (Seton Hall) al pensiero di un National Player of the Year.
Mister Pancetta è solo un ricordo.
Sergio Turco
@toorkish87