Milano, 4 febbraio 2020 – Alle volte bastano 5 secondi per riassumere una partita intera, fatta da 40 minuti di gioco e non so quante azioni di gioco. E questa Alba Berlino – Olimpia Milano è uno di quei casi: l’azione di cui parlo è molto semplice. Milano è in gran rimonta ma comunque sotto di 4 punti, mancano 2 minuti circa alla fine, bisogna assolutamente evitare che i tedeschi vadano a punti.
Ed invece…Rimessa Alba, semplice taglio di Sikma che, pur essendo più lento di Micov, lo uccella e va a depositare due punti facilissimi al vetro. Bene, fossi Messina farei rivedere in loop questa azione per 200 volte alla squadra. Un team che vuole vincere, conquistare dei trofei o comunque giocarsela non può sfornare delle prestazioni così nella metà campo difensiva.
A parte che nessuno, escludendo Sykes e in parte Crawford (semi tragico però in attacco), dà l’idea di impegnarsi realmente, ma la preoccupazione maggiore deriva dal fatto che la squadra non riesce ad esprimere aggressività e non riesce a mettere le mani addosso agli avversari. In più anche l’organizzazione che dovrebbe sopperire alle mancanze individuali pare molto approssimativa
E come si è visto, se non difendi poi hai voglia a farne 100, la sconfitta arriva lo stesso.
Siamo a febbraio, e se questo aspetto non verrà quantomeno ribaltato in breve tempo dubito si possano cullare ambizioni già nelle F8 di Pesaro. E restando in ambito europeo ora a Barcellona si dovrà tentare un miracolo per tornare in linea di galleggiamento e per recuperare i due punti lasciati all’Alba.
Aggiungiamoci che la parola fallimento già si sta stagliando all’orizzonte mettendo ulteriore pressione ad una squadra che sembra prima scarica mentalmente che fisicamente.
Oggi più che mai mi pare inutile soffermarsi a commentare le prestazioni dei singoli: altre compagini (tipo l’Alba ma anche tante italiane), molto meno dotate di denaro e di classe hanno però un ingrediente che è stato dimostrato negli anni , tipo lo scorso, essere fondamentale: la coesione, l’essere squadra.
Non mi dite che questa Olimpia Milano sia una squadra con la esse maiuscola. Le ultime grandi vittorie risalgono a ottobre, in campionato contro le rivali solo sonore sconfitte, ed in Eurolega tante partite vinte prese per i capelli (stile Bayern). Ma a parte i meri risultati torno a ripetere che è proprio la sensazione di non squadra ad imperare (io non dimentico l’intervista a Micov di qualche tempo fa).
E poi, cosa da non sottovalutare, questa squadra fa fatica a farsi amare dal pubblico. A Milano ti puoi fare amare in due modi: o vincendo, o dando il 110%…Per ora non sta accadendo né una né l’altra.
Cosa fare adesso? Bella domanda: le finali di Coppa Italia saranno uno spartiacque della stagione milanese e fino a lì non cambierà nulla. Poi, a seconda di come andrà a finire nelle Marche, potrebbero modificarsi certi equilibri fin qui assodati.
Prima però c’è il Barcellona al Palau Blaugrana e ci vorrà un miracolo, poi Cremona in casa da vincere per forza.
Fatemi fare un plauso piuttosto a quello che considero, e non da oggi, uno dei migliori coach europei e che mi auguro un giorno possa arrivare in Italia, magari proprio a Milano. Il vecchio volpone di Aito Garcia ha fatto vedere cose che sembravano non avere più niente a che fare con la pallacanestro attuale, o almeno così vogliono farci credere.
La box and one sul Chacho ad esempio, o una zona con un ampio buco in lunetta sfruttando la mancata padronanza dei fondamentali di Tarczewski quando riceveva la palla in quella zona. O la trappola con raddoppio sull’ala (Roll) che porta palla appena passata la metà campo.
Penso che in un ideale faretra tattica di una squadra non possano mancare le difese miste (ma anche le zone press), in questo basket omologato dove tutti giocano allo stesso modo basta veramente così poco per mandare in tilt giocatori che fanno fatica a leggere situazioni diverse dall’ordinario.
Aito Garcia l’ha capito e così facendo tenta di recuperare il gap che i differenti budget tra la sua squadra e le altre hanno aperto. E sono sicuro che il buon Ezio Cardaioli, nel caso non remoto avesse visto la partita, abbia certamente apprezzato.
Cristiano Garbin
@Garbo75