Milano, 9 gennaio 2019 – Se serviva il forte richiamo di Vladimir Micov via microfono per rivedere la faccia più bella dell`Olimpia Milano edizione 2019-20, allora che la mixed zone diventi un ring ogni settimana. Scherzi a parte, i biancorossi ammirati nello scontro direttissimo in zona playoff contro il Panathinaikos hanno piena cittadinanza nella parte nobile della classifica.
Come si era visto nel primo mese e mezzo di stagione regolare del resto, un mix di coraggio, agonismo e talento che sembrava essersi perso per strada, avvolto nella nebbia tipica del periodo invernale nel capoluogo lombardo.
Il fatto che una risposta così fragorosa, con tutti (o quasi) i componenti del roster a fare un deciso passo in avanti nella assunzione di responsabilità sul parquet, sia giunta nel momento di maggior pressione della stagione, dopo aver toccato il fondo nel derby contro Cantù, ha grande valore e la dice lunga su un gruppo che ha dimostrato resilienza e coesione, valori fondanti fin dai mesi estivi nelle intenzioni e, come ci si augura, da qui in poi anche nei fatti con sempre più continuità.
I greens allenati da un maestro del gioco come Rick Pitino erano forse, in questo momento, uno degli avversari peggiori possibili per Milano in virtù di punti di forza ben riconoscibili, quali gioco in transizione (da ambo le parti del campo), ed atletismo sopra la media (fattore non da poco a rimbalzo in attacco, come nella partita di andata).
Niente di tutto questo, perché Milano è riuscita a vincere proprio colmando quel gap: fondamentale il secondo quintetto, che ha portato il parziale di 11-0 spacca-incontro sul finire del terzo quarto, tutto energia e velocità, nel quale il lavoro a rimbalzo e di intimidazione di Paul Biligha, ben coadiuvato da Jeff Brooks, e le folate di un Keifer Sykes incontenibile in 1vs1 per gli esterni ateniesi hanno fornito quel contributo extra che ha consentito ai Rodriguez e ai Micov di non arrivare con l`acqua alla gola negli ultimi minuti, potendo estendere i propri minuti di efficienza su livelli decisivi.
Il tutto senza dimenticare quello che, probabilmente, è considerabile come MVP di serata, ovvero Riccardo Moraschini, non solo autore di un primo tempo offensivamente pregevole, inaugurato da due sorprendenti triple dal mezzo angolo contestate, ma anche di un costante lavoro ai fianchi di Nik Calathes, costretto alla peggior prova realizzativa stagionale (4 punti, 1/10 al tiro), seppur sia giusto condividerne il merito con Vladimir Micov e Michael Roll, che si sono avvicendati nella marcatura individuale sul fenomeno greco.
Era uno dei principali destinatari del “messaggio motivazionale” del leader serbo, ha dato ulteriore prova del fatto che lui detiene le qualità per frequentare questi palcoscenici con assoluto profitto, pur nelle logiche difficoltà che avrebbe potuto incontrare un atleta di fronte alla prima vera esperienza in un top team a 29 anni, dovendo di conseguenza assorbire un cambio di ruolo radicale rispetto a quello di prima/seconda opzione offensiva dedicatogli da Frank Vitucci a Brindisi. Tempo e lavoro.
Ed è con il tempo e il lavoro che Paul Biligha sta sfidando e progressivamente erodendo i pregiudizi, non del tutto fuori luogo per carità, che lo hanno accompagnato al suo arrivo a Milano come al debutto in Serie A ancor prima. Sempre colui che non ce l`avrebbe potuto fare, il ragazzo cui manca sempre qualcosa per poter stare al passo degli altri, che fosse un movimento di tecnica o più banalmente centimetri per il ruolo di centro.
Lui ha sempre lasciato che fosse il lavoro quotidiano in palestra a parlare al suo posto, via via vincendo le sue sfide, aggiungendo qualcosa al suo gioco, arrivando anche a vincere e, oggi, addirittura a sapersi ritagliare delle appendici di protagonismo grazie a una energia, che si traduce in verticalità, assolutamente necessaria in questa Olimpia imperniata sul fosforo dei suoi giocatori di maggior classe.
Trovo doveroso, però, aprire una parentesi sulla sfida nella sfida Rodriguez-Calathes, un piacere pienamente appagante lungo i 40 minuti di gioco, per quanto il secondo non abbia trovato ritmo al tiro. L`asso spagnolo ha vinto sostanzialmente il confronto, con iniziative incontenibili dal palleggio, per crearsi il ritmo giusto per le sue conclusioni o per aprire una breccia nel pitturato ospite, agevolando il compito dei tiratori sul perimetro (le percentuali sono lì da vedere…).
Se però lo sconfitto smazza 11 assist, mettendo in ritmo chiunque, si comprende pienamente che stiamo parlando di un livello spaziale. Ringraziano Deshaun Thomas, ex compagno di Amedeo Della Valle ad Ohio State University e motivo principale della serata complicata di Luis Scola, un Mitoglou dalla crescita intrigante e con margini ulteriori, soprattutto un Jimmer Fredette illegale nella sua capacità realizzativa strizzando l`occhiolino alla estetica (tanto quanto galeotto in difesa). Con queste armi il Panathinaikos è tornata a -7 provocando un ultimo brivido al pubblico di casa a 1’10” dalla sirena finale.
Nota a margine (mica tanto..), nel duello tra attaccanti di razza in uscita dalla panchina, Sykes si presentava autenticamente ai suoi nuovi tifosi rinverdendo i fasti avellinesi e facendo passare una brutta serata a Tyrese Ryce, versione annus horribilis catalano.
Come indicato da coach Pitino nella conferenza stampa post-partita, è con gli esterni che Milano ha fatto la differenza, mettendo a nudo una difesa troppo fragile nella sua prima linea.
Se questo esordio nel girone di ritorno sarà il manifesto della rinascita biancorossa è presto per dirlo però la marcia alla ricerca della stabilità, tecnica e non solo, toccherà tappe piuttosto insidiose nella prossima settimana, che prevederà il doppio turno europeo lontano da casa, ad Istanbul sponda Efes ed a Tel Aviv contro il Maccabi, per poi chiudersi con il viaggio verso Brescia, per iniziare a risalire anche in campionato. Prima ancora Treviso, occasione per ritrovare i due punti, ridare fiducia e minuti al gruppo azzurro oltre che ossigeno ai soliti noti.
Photo: Simone Lucarelli
Francesco Sacco
@sacco94