Milano, 3 gennaio 2019 – Vittoria doveva essere e vittoria è stata. L`Olimpia Milano di Ettore Messina supera lo Zenit San Pietroburgo per 73-72 sudando le proverbiali sette camicie per avere la meglio sulla squadra russa, sì ultima in classifica, ma anche reduce dal sacco di Istanbul sponda Fenerbahce.
Questo non per dipingere un avversario più ostico di quanto lo fosse, ma per rendere l`idea di come la partita fosse la classica occasione in cui la squadra più accreditata aveva tutto da perdere e il peso completamente sulle proprie spalle, amplificato ulteriormente dal periodo nero vissuto dai biancorossi durante il mese di Dicembre, per quanto non possa costituire una reale giustificazione a questi livelli.
Tanto è bastato, però, a farci vedere una Milano nervosa, preoccupata nel prendere iniziativa per il timore delle eventuali conseguenze, decisamente carente di fiducia in tanti, troppi elementi ed a lungo incapace di capire dove e come andare a prendersi i vantaggi che la partita le stava proponendo.
Le statistiche sono fedele testimone in tal senso: come ricordato dal coach degli ospiti Joan Plaza in conferenza stampa, lo Zenit ha prevalso nel tiro da due punti, da tre punti, negli assist così come nei recuperi. Ovvio e comprensibile il suo rammarico per una vittoria sfuggita di un soffio nel finale allorché i suoi ragazzi non avrebbero rubato nulla qualora fossero usciti dal campo a braccia alzate.
Zenit che ha dato fin da subito la netta impressione di sapere bene dove colpire Milano, come ormai sembra essere noto a tutte le squadre che la affrontano, ovvero creando facilmente vantaggi sul pick and roll centrale, costringendo così i centri meneghini a dover coprire una porzione di campo maggiore sostanzialmente in inferiorità numerica e trovandosi presi in mezzo nella terra di nessuno, impossibilitati ad aiutare con i tempi giusti nonchè ad offrire la corretta intimidazione intorno al ferro.
Andrew Albicy e Austin Hollins si rivelano degli autentici diavoli per i piccoli di Milano, sempre al loro inseguimento, in una eterna rincorsa nella quale il ritardo accumulato sul blocco, non riuscendo mai a passarvi sopra, diventa incolmabile e letale.
Nella ripresa inizia anche Gustavo Ayon a colpire ripetutamente nel cuore dell`area casalinga, dando finalmente concretezza a quella profondità al gioco russo che un Colton Iverson gravato da falli non è mai riuscito a fornire.
Altro bersaglio facile, in questo momento, è Luis Scola, costantemente portato lontano da canestro evidenziando i suoi limiti di mobilità. Gli ospiti ringraziano con le triple di Will Thomas in apertura e con gli squilli di Tim Abromaitis, ma sarà lo stesso argentino a ripagarli della stessa moneta, in maniera decisiva, negli ultimi minuti della contesa.
Se è vero che la difesa condiziona l`attacco, ecco che i problemi di Milano nella propria metà campo si sono trasferiti nel resto dei 28 metri. Tra conclusioni rifiutate e palle perse al limite del tragicomico, ciò che ha maggiormente sorpreso negativamente è il tasso di intensità da pre-stagione, il che riproporrebbe il tema annoso relativo alla preparazione atletica.
Tuttavia personalmente ritengo che, attualmente, sia più un problema di menti non serene a (non) guidare le gambe, producendo un attacco povero, confuso e totalmente in balìa degli eventi non appena Sergio Rodriguez sedeva in panchina, esattamente ciò che si riscontrava a ottobre.
Il fatto che ci si ritrovi a evidenziare la stessa criticità a inizio gennaio è decisamente preoccupante e non si può minimamente pensare che sia trovare canestri con un attaccante da 1vs1 come Keifer Sykes la panacea dei mali in casa Olimpia.
A proposito, è con il debutto del folletto ex Avellino che inauguriamo la pagina delle prestazioni individuali: il numero 28 non poteva avere impatto più duro con un mondo tremendamente selettivo ed a lui del tutto sconosciuto. La sensazione è che la sua comprensibile ansia da prestazione si sia aggiunta alla tensione collettiva generando un circolo vizioso che ha prodotto poco di positivo.
Per quanto sia stato apprezzabile il suo tentativo di passare sopra il blocco a dispetto delle carenze fisiche o di impegnarsi in scivolamenti laterali restando attaccato al suo uomo, se si va in sofferenza sul pick and roll di Khvostov, non so cosa potra’ accadere al cospetto degli interpreti di élite che permeano l`Eurolega, a partire da Nik Calathes giovedì prossimo. Anzi, forse lo sappiamo, ma è meglio non pensarci oggi.
Giocatore da ritrovare è Michael Roll, a maggior ragione in contumacia di Nemanja Nedovic. Il suo apporto è andato in calando nelle ultime settimane, con la mira che sembra svanita e quella tenuta difensiva che lo aveva reso arma tattica in grado di cambiare le partite in corso d`opera. Oggi è il lontano parente di quel prezioso equilibratore dei quintetti biancorossi, ma le sue qualità, soprattutto balistiche, sono indiscutibili e non potranno che tornare presto a fare capolino.
Italiani: con Andrea Cinciarini e Christian Burns fuori dai 12 e Paul Biligha non utilizzato, il cerchio si restringe e le risposte hanno latitato parecchio, nuovamente. Jeff Brooks continua sulla falsariga delle precedenti partite, ovvero rifiutando una quantità ormai industriale di tiri e alzando meno la voce a rimbalzo mentre l`impatto di Riccardo Moraschini e Amedeo Della Valle dalla panchina è decisamente relativo, anche se bisogna tenersi stretti i due canestri del quarto periodo per ripartire con propositi ben diversi nei prossimi impegni.
Anche nelle serate più difficili è giusto cercare gli aspetti positivi e Milano, senza dubbio, può salutare con soddisfazione il ritorno a un rendimento di livello da parte di Kaleb Tarczewski: MVP di serata, da ormai 3-4 partite il centrone statunitense si disimpegna con una sicurezza ben diversa rispetto a inizio stagione, in attesa che il mosaico sotto canestro veda inserirsi anche la tessera Gudaitis.
Il lungo lituano mostra una condizione ancora non competitiva al 100%, ma è innegabilmente un fattore incidente sul risultato a tabellone. Milano lo cerca e, finalmente, lo trova al centro dell`area e lui garantisce mismstch e punti, procurandosi viaggi in lunetta con movimenti interessanti spalle a canestro. Il duello a distanza con un veterano di classe come Ayon è stato il principale motivo di interesse della partita, in fin dei conti.
Chiudiamo con una piccola lode a Luis Scola: l`ala argentina non sta certamente vivendo il miglior momento da quando è arrivato a Milano ed anche stasera ha subito le scelte avversarie più che imposto le sue doti per circa tre quarti, ma nel momento più importante si è gettato senza paura nella tonnara a rimbalzo, che raccontava di una Milano in grande affanno, uscendone vincitore e spostando gli equilibri con due triple. Doppia-doppia da 10+10. Campione.
Prossimi impegni ai quali sono attesi i milanesi, tutti casalinghi: domenica derby vs Cantù, giovedì prossimo vs Panathinaikos e domenica 12 gennaio vs Treviso al PalaLido
Photo by Alessandro De Giorgio
Francesco Sacco
@sacco94