Pallacanestro, uno sport che secondo i più esperti e bravi – di me intendo – appassiona qualcosa come 2 miliardi di persone nel mondo. Uno sport che qualcuno dice essere il secondo in Italia, non so in che senso visto che come budget è il terzo dopo calcio e rugby e come visibilità nella percezione della gente è molto dietro pallavolo, tennis e rugby. Uno sport che chi come me lo ama, lo fa alla follia perchè come recita quella frase di Bill Russell “Il basket è l’unico sport che tende al cielo. Per questo è una rivoluzione per chi è abituato a guardare sempre a terra.“
Per questo vederlo preso a calci nel nostro Paese da chi dovrebbe invece coccolarlo e far di tutto per incrementarne spettatori ed appassionati, ovviamente fa rabbia, molta rabbia. Dalle pagine di questo magazine mi sono espresso molte volte – grazie alla benevolenza del Direttore Fabrizio Noto – sulle storture federali, sui regolamenti complicati, sulle Leghe dei presidenti che troppo spesso litigano tra di loro ed ancora più spesso con la Federazione che ha dato mandato alle Leghe di organizzare i campionati e che ogni tanto minaccia di togliere questa delega. Minaccia inattuabile lo sanno tutti, perché tutti sanno che la Fip – come nessun altra Federazione – avrebbe più di un problema ad organizzare un campionato (vedi quelli giovanili).
Per questo mi rattristo quando sento un presidente o due o tre, lamentarsi della “poca visibilità” della pallacanestro italiana. Perché chi si lamenta o fa finta di non capire o ha altri interessi. I latini dicevano in questi casi “tertium non datur“, cioè non esiste una terza ipotesi. E’ un gioco a nascondino chiarissimo: siamo un sport di nicchia quindi perché dovremmo crescere? Attenzione, io credo che questa sia la domanda con annessa risposta, che si fanno i dirigenti della nostra pallacanestro che visto che trovano la risposta gongolano e son contenti di quel poco che fanno. Poi però arrivano i comunicati di quanto vanno bene i social delle squadre. Bello, interessante. Ma i social non fanno quella visibilità di cui la pallacanestro ha bisogno.
Un confronto impietoso ahimè, che non piace ai signori della Fip, anzi che ha stufato qualcuno a via Vitorchiano e forse anche alla Lega ed alla LNP, ma che è un martello implacabile che li condanna nella loro ignavia ed inattività: tutta l’attività della pallavolo maschile e femminile va in chiaro sulla Rai. Tutta l’attività della pallacanestro maschile è a pagamento, tranne una partita del campionato di serie A a settimana ed una o due di quello di A2. La pallacanestro femminile è un altro discorso. E già questo non va bene: bisogna districarsi tra i vari canali ed orari per vedere la palla a spicchi rotolare: la Rai, Sportitalia, Mediasport. Senza contare gli abbonamenti ai canali online della LNP e della LBF. Ah…I risultati della pallavolo italiana maschile e femminile sono sotto gli occhi di tutti, tanto a livello di Nazionali – che frequentano con una piacevole regolarità le Olimpiadi – che di club.
Se è vero – come non ho motivo di dubitare – quanto affermato dal patron della Virtus Roma, Claudio Toti, che le società incassano 130 mila euro di diritti tv…Beh allora siamo sotto il minimo sindacale al punto da farsi una domanda: ma questi signori della Lega sanno fare almeno il mestiere di imprenditori o no? Oppure c’è un disegno preciso per affondare il nostro sport. Anche qui, tertium non datur…
In questo scenario di chiacchiere e pochi fatti, di lassismo e nessuna regola, è naturale che accadano episodi raccapriccianti, che per carità, possono anche essere ascritti alla cronaca di tutti i giorni ma che fino a qualche tempo fa non ci appartenevano, intendo come mondo della pallacanestro. L’istruttore di minibasket picchiato da un genitore di un bambino in provincia di Varese per esempio. Poco tempo fa avremmo attribuito un episodio del genere a quelli del calcio, anche con un pizzico di presunzione.
O come l’episodio avvenuto domenica 24 novembre che riporto qui di seguito tratto da Siciliabasket.it:
“Non è passata inosservata agli spettatori della diretta del match Fortitudo Messina – Adrano Basket (serie C Gold) il commento gestito da una giovanissima voce.
La società ha scelto di affidare il racconto dello “scontro salvezza” contro la formazione adranita al figlio di una figura vicina alla società. L’età del giovane telecronista è di 7 anni come dichiarato dal padre.
Il bimbo era accompagnato dalla madre e la zia durante la diretta, non esposto alla telecamera, ma era chiara la giovanissima voce impiegata per raccontare oltre un’ora di partita.
“Se abbiamo trasgredito delle regole importanti ce ne scusiamo – ha dichiarato la società messinese -. Il bimbo era divertito dalla possibilità di parlare in telecronaca e sostanzialmente abbiamo deciso di affidargli quel compito perché non abbiamo trovato nessun adulto che volesse farlo. Dovesse riaccadere in futuro sceglieremo sicuramente di accompagnare la sua telecronaca alla voce di un adulto, perchè anche questo potrebbe essere un ambito in cui scommettere per la crescita dei nostri giovani”.
Ma sì, tanto è la pallacanestro italiana, possiamo fare qualunque cosa…
Eduardo Lubrano