Spagna Campione del Mondo, battuta l’Argentina a Pechino nella finale della World Cup 2019 per 95 a 75. E’ la seconda volta nella sua storia. Una vittoria strameritata dagli uomini di Sergio Scariolo, il miglior allenatore del Mondiale. Un dato storico: i mondiali di basket si sono giocati tre volte in Asia: nel 1978 nelle Filippine e vinse l’allora Jugoslavia, nel 2006 in Giappone e vinse la Spagna ed adesso in Cina con la nuova vittoria spagnola. Come a dire che quando si gioca da quella parte del mondo i campioni vengono dall’Europa.
Detto questo la Spagna ha vinto perché ha giocato una finale perfetta in difesa dove ha dominato a rimbalzo 47 a 27 il totale e 13 a 5 il computo di quelli offensivi, ha sporcato tutte le linee di passaggio avversarie, ha stoppato 8 volte gli argentini, ha messo da subito fuori partita Campazo e Scola ed ha dominato il ritmo permettendo a Marc Gasol di rimanere in campo 25 minuti e di essere un MVP oltre le cifre del tabellino. La cosiddetta vecchia guardia iberica ha fatto tutto quello che dove fare per aiutare la squadra a vincere : Fernandez 11 punti, 10 rimbalzi e 3 assist, Llull 15 punti con le sue penetrazioni imprendibili visto che il tiro da tre non andava e Rubio che vecchio proprio non è, ha dettato il ritmo oltre a 20 punti e 7 rimbalzi. Anche 6 palle perse per il play spagnolo che sono stati gli unici momenti di dubbio in una partita che è durata realmente poco più di un minuto.
Il tempo della palla a due iniziale e di trovare la Spagna avanti di 7, 2 a 9 dopo 1’30. Poi 2 a 14 dopo 4 minuti. Brussino con due triple ha provato a scuotere l’albiceleste ma sono rimaste lettera morta le sue conclusioni intorno alla metà del quarto. Tanto che da lì la Spagna ha ripreso a macinare il suo gioco fatto di pick&roll con Marc Gasol di difesa fortissima su tutto e tutti ed a trovare i canestri di Ribas e dei due fratelli Hernangomez che sono stati una costante per tutta la gara.
Chiuso il primo quarto sul 14 a 23 in un attimo ci è trovati sul 14 a 31 con una tripla di Fernandez dopo 2’30” di gioco. Qui qualche errore della Spagna ha permesso un pò di rientro all’Argentina con una serie di Laprovittola, 21 a 31 e poi con un pò di liberi guadagnati dai sudamericani ma il punteggio non è mai sceso sotto gli otto punti, anzi si è andato al riposo lungo sul 31 a 43. Troppo diversa la circolazione di palla spagnola con i ribaltamenti di lato fulminei e puntuali, troppo diversa la qualità dell’attacco favorita da un ritmo non frenetico e ed una difesa che ha raramente concesso di arrivare al ferro e da fuori ha fatto tirare Campazo&C sempre con molta difficoltà, per esempio 7 su 27 da 3…. E poi l’ottima qualità della panchina spagnola che ha dato qualità oltre che minuti di riposo ai titolari.
La questione su chi potesse vincere la finale si è chiusa di fatto a 5’35 dal termine del terzo periodo quando Ricky Rubio ha messo dentro il sottomano del 33 a 54. A quel punto Scola era ancora a 0 punti segnati e Campazo si dannava l’anima per trovare lo spazio per un tiro o una penetrazione. E da questo momento i soli momenti in cui l’Argentina ha messo dentro due o tre canestri consecutivi è stato per gentile concessione della Spagna che ha perso una rotazione, un paio di palloni di troppo, un uno contro uno magari ben eseguito.
Il punteggio finale recita esattamente la differenza che si è vista in campo ma non scredita il torneo che ha fatto l’Argentina anzi esalta ancora di più la Spagna e la sua vittoria ottenuta contro una squadra fortissima che ha giocato in crescendo il Torneo proprio come la stessa Spagna che nelle prime uscite in pochi davano come finalista, figuriamoci come vincente. Invece Sergio Scariolo ha preparato la sua formazione con la sua perfezione, la sua conoscenza del gioco, la sua calma – esteriore – trasmettendo un senso di costante fiducia ai suoi ragazzi. Che lo hanno seguito passo dopo passo mettendo sulle idee del coach la loro classe ed esperienza per uscire da qualche situazione difficile improvvisa in campo. D’altronde parliamo di gente che ha una testa preparata e disponibile a vincere, prima della tecnica e del fisico. Così come l’Argentina, squadra meravigliosa e divertente che solo di fronte alla “quasi perfezione” si è arresa.
Eduardo Lubrano