Tanto per cambiare voglio andare controcorrente, a costo di essere anche in disaccordo con il nostro Direttore, Fabrizio Noto e con la linea di All-Around. La sconfitta con la Spagna nel II° round dei Mondiali di Cina 2019 non può essere letta come uno smacco, come un addio ai sogni di gloria perchè – a mio modo di vedere – non avremmo dovuto coltivare nessun sogno, non avremmo realisticamente dovuto pensare di essere qualcosa di più delle prime 16 al mondo.
Mi spiego. Non ho volutamente guardato nessuna gara del pre Mondiale perché di natura mi fido poco delle gare d’agosto che servono a mettere benzina nelle gambe ed a far crescere l’intesa tra i giocatori di una Nazionale ammesso che questa già non ci sia. Ho però letto e sentito qualunque tipo di critica a quelle partite specie a quelle sette consecutive che la Nazionale di Meso Sacchetti ha perso a cominciare dal meno 20 con la Grecia e dal meno 32 con la Serbia. Dimenticando forse che in quelle gare non c’erano nè Datome nè Gallinari, che insomma proprio due schiappe non sono anzi. Comunque arrivate le gare vere ho visto una Nazionale dignitosa che non mi ha esaltato per le vittorie – da minimo sindacale con Filippine ed Angola – nè mi ha depresso più di tanto nelle sconfitte con Serbia e Spagna.
Ho tifato e molto, mi sono isolato per vederle in pace e poter – oltre a svolgere il mio lavoro – dar sfogo all’istinto di tifoso dell’Italia che mi assale ogni volta che vedo una maglia Azzurra di ogni sport, figuriamoci quando tratta di quella di pallacanestro. Ho sperato. Per 25 minuti ho immaginato che con la Serbia potessimo fare uno scherzo ad una squadra fortissima fidando anche negli Dei del basket perchè magari volgessero lo sguardo da un’altra parte. Ho visto una Spagna battibile ed ho di nuovo sperato che San Danilo, San Gigi e San Marco potessero fare il miracolo. Sperare però non vuol dire essere certi nè credere. Dunque sono dispiaciuto certo, ma non deluso. Perché secondo me essere delusi è un errore a monte: vuol dire cioè pensare che questa Nazionale, che questi cinque/sei giocatori – il quintetto titolare più Brooks perché gli altri non sono stati all’altezza – potessero davvero portare la nostra squadra tra le prime otto al mondo. Qualcuno potrebbe dirmi che sarebbe stato un bell’atto di fede. Bene confesso non ho avuto fede perchè realisticamente credo che la pallacanestro italiana è questa. A casa è rimasto solo un giocatore che poteva davvero essere utile a rendere un pò più dolce questa situazione e cioè Nicolò Melli.
Per il resto basta. Non credo sia giusto leggere oggi certe accuse al CT Sacchetti per le scelte che ha fatto. Nel senso che anche io avrei portato forse qualcun altro al posto di Vitali, Filloy e Della Valle ma che sarebbe cambiato ai fini del risultato finale? Avremmo battuto la Serbia o la Spagna? Non credo. La prima è destinata – o almeno così pare – ad arrivare fino in fondo salvo inciampi clamorosi. La seconda pur essendo in una fase calante della sua storia dorata ha dimostrato senza se e senza ma di essere ancora più solida di noi. Poi Belinelli ha sbagliato dei tiri importanti certo, la difesa non ha retto nei momenti decisivi, Gentile si è regolarmente perso Llull (ma non è il primo che si perde il giocatore del Real Madrid) ed altri dettagli. Ma siamo un movimento modesto che esprime una Nazionale modesta tranne qualche giocatore di livello che per diventare una “star” è andato all’estero, come però hanno fatto anche giocatori di altre nazioni, attenzione.
Bene cosa voglio dire? Che un processo agli uomini adesso è inutile. Che dire è colpa di quello o questo, delle scelte di Sacchetti non serve a niente. Ora serve ragionare con calma, pensare seriamente a chi inserire nella rosa della prossima selezione e chi lasciare a casa. Adesso è inutile – secondo me – anche fare appelli alla rivoluzione del movimento. La Nazionale va rivoluzionata facendo scelte diverse e coraggiose perché al di là di Tokyo che è certamente un traguardo importante, c’è da pensare anche all’Olimpiade del 2024. Quello per me più di Tokyo è un traguardo da non fallire. Farlo dopo questi anni di sconfitte, delusioni, pseudo amarezze alimentate da false illusioni sarebbe un vero delitto.
Eduardo Lubrano