In una stagione così lunga come quella dell’Olimpia Milano capitano partite in cui i due punti in palio rivestono poca importanza ma ad averne sono la prestazione, l’approccio e l’atteggiamento .
Bene , quella giocata al Forum di Assago è proprio una di quelle partite, capitata poi nel giorno dei festeggiamenti ad un grande ex di nome J.B.Carroll che dominò in lungo e in largo la lontanissima stagione 84/85 prima di tornare nella NBA dove raccolse molto meno rispetto al suo talento.
Questa Olimpia avrebbe le potenzialità per essere anch’essa dominante come l’inizio di stagione aveva fatto intravedere anche se è vero è che la perdita di Gudaitis ha avuto l’effetto di un terremoto.
Adesso, giunti a tre giornate dal termine della regular season con il primo posto quasi in tasca, siamo qui a commentare una squadra che non convince , che non riesce a giocare con intensità per lunghi tratti, che soffre di sbandamenti paurosi che sono più mentali che tecnici.
La partita contro una buona squadra come Avellino ci ha poi detto altro, anzi direi più ulteriormente confermato. Che cosa?
Ci ha detto che la presunta lunghezza della panchina milanese è solo virtuale, poiché praticamente è da tempo che Pianigiani tende ad utilizzare pochissimo i giocatori che fanno parte di questa panchina: anche in questa occasione Della Valle, Fontecchio e Burns han giocato in totale 14 minuti nonostante siano rimasti fuori Nedovic e Micov….. e ancora una volta non sono riusciti a meritarsi un minutaggio più ampio per dirla con eleganza.
E’ evidente ormai che quando inizieranno i playoff le rotazioni sia asciugheranno ancor di più come già successe l’anno scorso. Vedremo se sarà una mossa vincente: chi scrive ha dei dubbi belli grossi su questo e li ha anche sui cosiddetti titolari.
Perché è vero ad esempio che i vari James , Nunnally, Tarczewski e Brooks hanno avuto dei plus minus clamorosi, nell’ordine dei +20 punti con loro in campo. E’ vero altresì che come dicevamo all’inizio, anche il primo quintetto soffre di amnesie, di momenti in cui se ci fosse un misuratore di intensità segnerebbe zero, in cui ci si dimentica di giocare di squadra in attacco e di difendere assieme in difesa.
E sono proprio questi momenti che danno fiducia alle contender, perché tanto più sono numerosi, tanto maggiori saranno le probabilità di un implosione dell’armata biancorossa quando il gioco si farà duro.
Sui singoli: buona la prova di James anche se sono ancora troppi i momenti in cui non bada al sodo, in cui gigioneggia o stacca la spina mentale. E’ chiaro anche che non sia l’uomo più adatto a gestire vantaggi, speriamo che Pianigiani ne tenga conto in futuro.
Nunnally invece da buon ex si è rivelato una spina nel fianco di Avellino, continua però a essere solo un mortifero tiratore da 3 che usa poche altre soluzioni offensive. Ciò è un peccato, perché l’ex mvp del campionato sa fare molto altro.
Utili Kuzminskas e Cinciarini come spesso succede, miglioramenti invece da parte di un Omic che contro due pivot puri come l’ex Young e Ndiaye ha fatto meno fatica di altre volte: ovvio che se costretto ad inseguire i finti pivot che circolano in Italia va più in difficoltà.
Benissimo Jerrells al tiro e in fase realizzativa, anche se il rischio di playoff visti da spettatore per lui rimane alto, una volta tornato Nedovic.
Per Tarczewski invece un solo aggettivo: debordante. Certo non avrà mai la grazia, l’eleganza e il talento del suo predecessore illustre che portava lo stesso numero di maglia, però è un dato di fatto che in Italia le sue doti atletiche non sono arginabili.
A mio avviso è l’unico insostituibile del roster milanese ed è per questo che continuo a caldeggiare un intervento sul mercato per dotarsi di un ala-pivot che, oltre ad aumentare le armi tattiche a disposizione di Pianigiani, non renda una tragedia una eventuale raffreddore del buon Kaleb.
Di Avellino che dire? Dovrà lottare per un posto tra le 8, ce la può fare e sarebbe una qualificazione anche meritata date le vicissitudini che gli irpini hanno dovuto affrontare in questa stagione.
Mi è piaciuto tantissimo Sykes ma non è una novità, ed anche Campogrande si merita un bel voto in pagella. Energia in difesa, giocatore che si esalta nelle pieghe della partita, ottimo stopper difensivo dotato di un discreto atletismo.
Diciamo che mi ha ricordato il buon Cerella, una figura che anche in una grande squadra ci sta sempre bene (da undicesimo o dodicesimo uomo), perché per costruire una casa sono utili anche i garzoni, oltre agli architetti e agli ingegneri o ai capomastri.
Un concetto che in sede di costruzione della squadra troppi gm si dimenticano…..
Garbin Cristiano
@garbo75
Photo by Alessandro De Giorgio