Quindici giorni dopo la beffa con Forlì e dopo le belle notizie di carattere societario, il Gruppo Stanchi Athena sarà impegnato domenica 31 marzo in una importante partita casalinga. Alle 16.15 al PalaDonati di Via Clelia Bertini Attilij la formazione di coach Francesco Goccia ospita il Cus Cagliari.
Nella gara di andata, disputata l’1 dicembre, Cagliari vinse nettamente 73-53. La formazione di coach Federico Xaxa è decima in classifica con 20 punti, segna 60.8 punti a partita e tira con il 41% da due punti e con il 24% da tre, mentre ai liberi ha una percentuale del 74%. La media ai rimbalzi è invece di 30.5 a partita.
Leggermente inferiori le cifre del Gruppo Stanchi Athena, che segna 54.9 punti a partita, tira con il 37% da due, con il 22% da tre e con il 58% i liberi, mentre è superiore a rimbalzo, con 35.5 per gara. La miglior realizzatrice del Cus Cagliari è Erika Striulli, playmaker che viaggia a 14.1 punti di media a partita, mentre la miglior rimbalzista è la polacca Kotnis, che ne prende 9,5 per gara.
Questo il commento di Gaia Raveggi: “Cagliari arriverà con il coltello fra i denti, considerando anche la partita di andata. Andammo in vantaggio ma poi ci fu un black-out, come altre volte ci è capitato. Però credo che quasi tutte le partite dipendono da noi e dallo spirito che ci mettiamo”. Elena Russo ha voglia di rivincita: “Di Cagliari ho un brutto ricordo. Lì abbiamo fatto una delle partite più brutte di quest’anno e abbiamo voglia di riscattarci. La formazione sarda è una squadra che può dare fastidio, in tutti i reparti ha giocatrici esperte e di grande spessore, non va assolutamente sottovalutata“.
Così, invece, Giulia Grimaldi: “Stiamo cercando di ritrovare fiducia in noi stesse, è la cosa che ci manca di più. I punti persi contro Forlì ci hanno scoraggiate. Erano ultime, avevamo vinto in casa loro, è stata una brutta batosta. Stiamo cercando di arrivare concentrate. Vogliamo iniziare subito forte, per far capire alle avversarie che batterci sarà dura. A Cagliari lo facemmo, poi nel terzo quarto ci fu un black-out, con noi ferme a guardare, immobili. Dobbiamo un po’ svegliarci dal punto di vista psicologico. Se anche quello che prepariamo non viene, se qualche schema non riesce, bisogna comunque stare lì con la testa“.