Purtroppo il caso Mens Sana Basket è troppo ghiotto per far sì che tutti Federazione, LNP, Giba, Comtec e quanti altri dovevano impedire in ogni modo possibile – legale ovviamente – che la società iscrivesse la squadra al campionato, oggi stiano zitti e non si gonfino il petto pronunciando giudizi e prese di posizione varie. Tutte volte ovviamente a difendere il proprio operato. Il problema è che così facendo sapete cosa emerge alla fine? Che non essendoci un colpevole tutti sono stati fatti fessi – lo so, l’ho già scritto l’altro giorno qui – da qualcuno che al momento sembra essere identificabile nelle persone di Massimo e Filippo Macchi, padre e figlio, titolari della maggioranza delle quote della società senese.
Dunque nel mondo alla rovescia di oggi loro, i Macchi, “bravi” e gli altri, TUTTI GLI ALTRI, fessi ed incompetenti. Però il mondo non può continuare ad andare avanti in questo modo perché non è così, esistono delle regole incontrovertibili che niente e nessuno nemmeno Facebook, Instagram, Twitter e tutti gli altri socials o la televisione spazzatura che propongono una vita virtuale, possono cambiare. I Macchi hanno sbagliato e gli altri, TUTTI GLI ALTRI, li hanno aiutati a sbagliare: per incapacità di controllare; per convenienza elettorale; per incompetenza; per intascare le percentuale sugli ingaggi dei giocatori (i procuratori); perché avere Siena nell’elitè della pallacanestro italiana faceva comodo a tutti (solo su questo posso concordare), a qualunque costo (su questo ovviamente no).
Tutto si sostanzia in una domanda: è vero che a luglio tutti sapevano, e parlo dal Consiglio Federale fino alla LNP passando per dirigenti, procuratori, giocatori, addetti vari ai lavori, che la Mens Sana non POTEVA essere iscritta al campionato? E’ vero che qualcuno ha fatto finta di nulla? A me dicono di sì. Così fosse e nonostante abbia la massima fiducia nelle mie fonti continuo a mettere un condizionale, ripeto, così fosse saremmo all’ennesimo caso di maltrattamento della buona fede dei tifosi, della gente per bene, della pallacanestro italiana. Già ma chi se ne frega di tutto questo? L’importante è star lì ad occupare poltrone di “potere” e distribuire sorrisi o facce da circostanza quando serve, a comando delle situazioni, schiavi, loro sì, dell’ambizione e del portafoglio. Persone che si credono libere e che invece sono tutt’altro.
In questo quadro si inserisce il comunicato odierno, lunedì 11 marzo della GIBA alla quale rimprovero di non aver preso una posizione di quelle forti veramente: anche voi dirigenti della GIBA sapevate a luglio che Siena non poteva iscriversi. Difendere i vostri associati, i giocatori, avrebbe voluto dire denunciare la situazione e far di tutto per convincerli a non andare a Siena, a cercare strade più certe da percorrere per giocare e guadagnare. Già ma poi con i procuratori come sarebbe andata?
Eduardo Lubrano
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Ieri, a Legnano, non si è presentato un pezzo di pallacanestro italiana.
Con la mancata presenza di Siena, comunicata all’ultimo momento con conseguente figuraccia di tutto il movimento, è stata ferita l’anima di un campionato bello e coinvolgente come quello di A2, in cui i giocatori italiani hanno ampio spazio e danno vita a tornei ogni stagione bellissimi, con il pubblico che si identifica nei propri beniamini.
Invece, dopo il fattaccio di Legnano-Siena e della mancata partita, la nostra pallacanestro ha riconquistato le pagine dei quotidiani nazionali (il Corriere della Sera, per citarne soltanto uno), per le proprie mancanze invece che per la propria bellezza. E questo è un problema gravissimo per i lavoratori (giocatori, allenatori, dirigenti, agenti e altre figure importanti) di un movimento che in questo modo sarà sempre meno appetito dalle imprese che vorrebbero investire.
Investire in uno spettacolo che, se fosse gestito dappertutto con correttezza e professionalità (come avviene nella maggioranza dei casi), potrebbe soltanto crescere.
Invece ci troviamo a fare i conti, in questa stagione, dopo il caso di Napoli in A1 Femminile, con il caso Siena, che la GIBA ha peraltro più volte posto all’attenzione del mondo della nostra pallacanestro, attraverso le sue prese di posizione.
L’Associazione Giocatori è da sempre favorevole a una crescita del movimento, che porti a più posti di lavoro e quindi a più benessere per tutti, ma se ogni stagione anche solo un caso come quello di Napoli o Siena turba la scena, allora è il caso di continuare a insistere affinché, prima di una auspicabile crescita, ci sia un generale repulisti di quelle situazioni che non vanno, mediante nuove regole, potenziamento dei controlli e vigilanza continua.
Noi non vogliamo meno squadre, ma pretendiamo ad ogni costo più garanzie. Anche perché se la Serie A2 parte con 32 squadre, ma rischia di arrivare con 31, la diminuzione delle squadre avviene nei fatti e nel modo peggiore. E cioè in spregio a qualunque diritto e senza tutelare i lavoratori che avevano sottoscritto regolari accordi. Gli stipendi vanno pagati, e vanno pagati con puntualità, come ogni altra scadenza.
La situazione di Siena è oggi emblematica di un basket che ha zone d’ombra che vanno necessariamente bonificate, affinché il movimento possa fortificarsi.
Al di là di dichiarazioni e dimissioni, che nulla aggiungono se non amarezza nei giocatori che come sempre sono la parte lesa di queste brutte vicende, la GIBA, anche a seguito della dichiarazione con cui il club afferma che si tutelerà nelle sedi opportune, conferma che darà assistenza legale gratuita a tutti gli atleti di Siena che la chiederanno.
Un basket migliore è possibile, ma l’unica via è la serietà: il rispetto dei doveri e dei diritti da parte di tutte le componenti.
GIBA – Giocatori Italiani Basket Associati