Ultimo numero prima della fatidica data del 7 febbraio, quando, alle 21,00 ora italiana, chiude il mercato. Ci sarà da divertirsi, le voci già corrono frenetiche. La nostra prima ipotesi, quella, cioè, che sarebbe stata una tornata interlocutoria e che i Gm avrebbero operato sì, aggiustamenti per farsi trovare preparati alla bagarre-playoff, ma, in sostanza, affilato le armi in vista della caccia grossa ai tanti big free agent la prossima estate, va umilmente riveduta, corretta e, forse, accantonata alla luce della fragorosa notizia degli ultimi giorni…
Qualcosa, in realtà, sul mercato si è già mosso, visto che i Rockets sono riusciti a spedire Melo ai Bulls (ove non giocherà mai e cercherà ulteriori sistemazioni) ed hanno acquisito Kenneth Faried (buyout dai Nets con seguito di polemiche per via dello scarso utilizzo da parte dei bianconeri) per far fronte alla temporanea assenza di Clint Capela. Torneremo sul capitolo.
A oriente…Detto questo, le sorprese sono sempre dietro l’angolo, nel campionato più bello del mondo, per cui, a distanza di poco meno di tre settimane dal numero in cui davamo in via di definizione le classifiche di Conference, dobbiamo piuttosto ricrederci: a Est, ferme restando le cinque contender e le quattro dedite al tanking, nessuno sembra mollare la corsa per i tre posti playoff ancora disponibili, con i Wizards che, pur privi sempre dei lungodegenti Wall e Howard, sono in netta risalita (6-4 nelle ultime 10), mentre i Magic sono attardati più che altro a causa della doppia sconfitta incassata, nel giro di pochi giorni, ad opera dei sempre più sorprendenti Nets, in due finali di gara controindicati per i cardiopatici!
I Brooklyners sono, al momento in cui scriviamo, la franchigia più hot della Lega, con un record di 11-3 nel mese di gennaio e addirittura di 19-6 da quando hanno interrotto la striscia di otto sconfitte consecutive. Altro che tanking…i ragazzi terribili di coach Atkinson sembrano aver trovato la quadratura del cerchio attraverso aggiustamenti non macroscopici, semplicemente mettendo bene a fuoco i propri obiettivi, perfezionando i propri schemi, migliorando la chimica di squadra, ottenendo dai propri giocatori un ulteriore salto di qualità, facendo le rotazioni giuste al momento giusto, trovando i giusti incastri per far convivere benone Dinwiddie e l’eroe di gennaio, D’Angelo Russell, fresco player of the week (insieme con l’immancabile Harden). E, soprattutto, giocando sempre in fiducia, con sicurezza, di squadra, e credendo nei propri mezzi. Tutte cose che, leggendo le statistiche, non troverete scritte da nessuna parte: dovrete proprio dedicare loro qualche notte bianca! E, naturalmente, tra qualche giorno, fare riferimento alla prossima uscita di #stillawake!
Questo a patto che l’ennesimo infortunio, stavolta occorso proprio a Spencer Dinwiddie (pollice), sempre con Levert, Crabbe, Dudley, Musa ancora out e Hollis-Jefferson che fa dentro e fuori dall’infermeria, non finisca per accorciare le rotazioni al punto da impoverirne le risorse tattiche…
…e ad occidente. Imprevedibilmente, addirittura, sono i Lakers le vittime dell’inatteso rimescolamento del ranking, complice (per usare un eufemismo) il prolungato stop di King James (ormai fuori da un mese), concomitante con quello di Rondo. Dalle retrovie, allora, ad approfittarne per scalzare i gialloviola, momentaneamente, dai quartieri che contano, arrivano di rincorsa i Jazz del redivivo Donovan Mitchell: sarà un caso che il sophomore mormone, nelle ultime dieci, abbia messo a referto una media di trenta punti a partita e che la sua squadra sia 9-1? Difficile crederlo e, intanto, Salt Lake City si gode il momento caldo, condividendolo nientemeno che con i Golden State Warriors, ormai in piena trance agonistica (11 vittorie in striscia aperta). Lasciatemi essere chiaro e, per una volta, banale: nulla di più facile ma anche doveroso indicarvi loro, i ragazzi di Steve Kerr, come la squadra ad Ovest per cui valga la pena perdere qualche ora di riposo notturno, perchè Cousins è tornato in grande spolvero, difende, tiene i nervi a posto, fa giochi e li chiude. Il gigante delle polemiche dell’estate passata catalizza e carbura, insieme, un motore già di altissima cilindrata che, pur avendo faticato ad entrare a pieni giri, pur avendo viaggiato, finora, in coppia massima e con un filo di gas, ora ha innescato il turbo, facendo stame di qualsiasi avversario e trovando risorse per avere ragione anche della più strenua resistenza (leggasi Boston).
Se, poi, anche Klay Thompson sembra aver ingranato le marce alte, viene da domandarsi se, finora, non abbiamo parlato d’altro un po’ a vanvera. O, piuttosto, se non abbiamo, invece, fatto giusto in tempo a ragionare sulle comprimarie, perché il copione, d’ora in avanti, prevede una squadra sola al comando…
Gli infortuni…Anche perché, per un campione che torna a calcare il parquet, ve ne sono, purtroppo, tanti che devono lasciarlo a tempo indeterminato. Sul capitolo-infortuni siamo costretti a soffermarci perché, dopo una prima metà di stagione tutto sommato meno disastrosa della precedente, adesso si ha la sensazione che stiano, invece, deviando il corso del fiume. O, più correttamente, che la differenza la stia facendo la capacità di far loro fronte. Se, da un lato, le già citate Brooklyn e Houston sembrano assorbire, sia pure in modo diverso, i colpi della malasorte (ora fuori Dinwiddie e Capela, rispettivamente, ma, ricordiamolo, vanno ad aggiungersi ai lungodegenti Levert e Paul!), al contrario i Lakers sembrano piombati nel dramma, con un record 6-10 da quando the chosen one si toccò l’inguine in quella notte di Natale. Se a Washington stanno faticosamente sgomitando per restare a galla, nonostante la stella capitolina (Wall) sia fuori per la stagione, ora saranno i Pacers a dover dimostrare quanta stoffa e quanta fame hanno, dopo la recentissima notizia della gravità dell’infortunio a Victor Oladipo (tendine del quadricipite), a sua volta condannato a rivedere il campo l’anno prossimo. Ovvio aspettarsi che cerchino di correre ai ripari, visto il più che positivo cammino finora realizzato, per cercare di restare competitivi in post-season: il campo, purtroppo, sta drammaticamente sottolineando quanto fosse importante la star di origine nigeriana per il rendimento dei gialli di Indianapolis…
…e il mercato. Ecco, allora che occorre fare un excursus sui pezzi più pregiati già ufficiosamente sul mercato, se non altro quelli delle franchigie sicuramente schierate sul versante-sellers. Per certi versi sorprendente, per una squadra che, sul campo, pare aver trovato nuovi equilibri con Satoransky e Beal (anche lui in formato all star) in backcourt e Thomas Bryant centro titolare, la ricerca di acquirenti per Otto Porter, scalzato dallo starting five con l’arrivo di Ariza. Verosimilmente i Wizards, ingabbiati da una situazione salariale non facile, sono vittime di un forzoso strabismo divergente: un occhio alla stagione, tutt’altro che compromessa (solo due vittorie di ritardo dall’ultimo posto utile per i playoff), l’altro, necessariamente al futuro, con il supercontratto di Porter forse giudicato troppo ingombrante, per il suo rendimento attuale.
Meno sorprendente il fatto che i pezzi più pregiati e spendibili di Knicks (Hardaway, Lee e Kanter), Hawks (Prince), Cavaliers (Hood) e dei Grizzlies ormai quasi in caduta libera (nientemeno che Conley e Gasol, praticamente la fine di un’epoca!) siano stati dichiaratamente messi sul mercato. Voci insistenti vorrebbero anche i Mavericsks nel novero delle squadre in saldo, con Smith Jr, evidentemente non giudicato compatibile con la nuova stella Doncic, ma l’infortunio a Barea impone, in questo caso, un grosso punto interrogativo.
Come dicevamo, visto l’equilibrio che regna sovrano e l’ampia platea di aspiranti alla post-season, il novero dei buyers potrebbe essere piuttosto ampio e, tra questi, non è da escludersi che spunti qualche outsider, proprio alla luce della recente pioggia di infortuni non di poco conto.
Per cui…stay tuned!
Dulcis in fundo…Anthony Davis (e non solo…). Come dite? Qual è la fragorosa notizia di cui in apertura? Avete ragione, ma ormai lo sanno anche le pietre: un tweet dall’agente di Anthony Davis (lo stesso di LeBron James…) ha candidamente sentenziato: il monociglio ha chiesto di essere scambiato, vuole provare a vincere subito! Una roba così, da niente…
La fonte è Wojnarowski (ESPN), ovvero la bibbia di chiunque si occupi di NBA e di mercato in particolare.
I Celtics, da tempo sulle tracce della star dei Pelicans, per via della rigida regolamentazione del mercato NBA, vincolati dal contratto di Irving, non potranno portare l’assalto decisivo prima del 1 luglio (a meno di liberarsi proprio di Kyrie il magnifico: sarebbe l’armageddon!), il che apre il campo ad una miriade di altre franchigie, che ora immagino tutte a tavolino a studiare la possibile contropartita.
Secondo il guru della notizia, anche le due newyorchesi avrebbero chance, se non fosse che: i Knicks hanno il pane (una prima scelta potenzialmente anche assoluta, Porzingis ai box e l’appetibilissimo Knox, in primis) ma non i denti (praticamente resterebbe il solo Davis a giocare, altro che immediata contender!) e i Nets hanno i denti (una squadra giovanissima e frizzante, già legittimamente in corsa playoff e potenzialmente ad un metro e una star dalla palma di contender) ma non il pane (tanti buoni giocatori, ma nessun pezzo pregiato da mettere sul piatto, a meno di lasciare la strada intrapresa da Marks e tornare sui sentieri battuti da Billy King, sfasciando tutto il giocattolo…).
Il che mette automaticamente in pole position King James, alla disperata ricerca di un modo per potenziare subito la propria corte. La chiave sarà la contropartita: quanto, cioè, Magic sarà disposto a sacrificare sull’altare del monociglio, del suo parco di giovanissime aspiranti stelle: Ball e Kuzma, per fare spazio ai quali ha già rinunciato alla precedente seconda scelta assoluta (Russell)? Il discontinuo Ingram? Zubac? Scelte future? Il rendimento dei succitati, ancora orfani del Re, deporrebbe a favore dello scambio, così come l’irresistibile fascino di una coppia del genere. Irresistibile, probabilmente, non solo per noi spettatori e cronisti, se è vero che (sempre fonte Woj) Klay Thompson si è detto interessato a prender parte ad un inedito big three in gialloviola a partire dalla prossima stagione: perché la presenza di LBJ fa automaticamente dei Lakers una immediata, ipotetica contender, dotata di appeal e, per di più, di tanto spazio salariale. Non facciamo i conti prima di aver sentito anche la campana dell’oste (NOLA), d’accordo, ma…
Ecco prendere forma quanto noi di All-around.net abbiamo preventivato da tempo: la possibile, prossima fine della golden age nel Golden State e l’inizio di una nuova dinastia regnante in gialloviola. O (caso ancor più affascinante), di un rinnovato dualismo Boston-Los Angeles, foriero di tanti ricordi per chi, come me, è nato al basket a stelle e strisce sulla scia dei duelli fra Magic Johnson e Larry Bird…
Del resto, lo sport americano è costellato di ere sportive segnate da rivalità che intersecano vari sport nazionali: le ultime World Series tra Red Sox e Dodgers nel 2018, il Superbowl con i Patriots ed i Rams nel 2019…Se tanto mi da tanto, varrà la pena di ricordare questo numero di #insideout: occhio!
Post scriptum. proprio mentre chiudo il numero, ecco Blake Griffin seguire le orme di monociglio: appena un anno di avventura a Detroit e sembra che la spettacolare stella ex-Clippers ne abbia già le scatole piene di sfiorare successi. E già, come al solito abbiamo sbagliato tutto, come al solito vi toccherà leggerci di nuovo, a breve, per rifare le pulci all’NBA, magari, chissà, tirata a lucido e con l’abito nuovo!