Puntuale come il Natale, le tasse e poche altre cose della vita ecco la solita crisi autunno-inverno dell’Armani Exchange in Eurolega con la novità di un leggero ritardo sulla tempistica solita e dai caratteri un po’ meno catastrofici e più sfumati anche grazie all’ottimo avvio di stagione che ha ben mascherato tutto: molti tifosi (diciamo pure quasi tutti) pensavano fosse l’anno buono, quello in cui le crisi non sarebbero arrivate forte di un roster più completo e del vissuto della scorsa stagione.
Dobbiamo dire però che ci sono parecchie differenze con gli anni scorsi. In primis il record è si ora negativo, ma le prestazioni non sono mai state pessime ed anzi in più occasioni si è andati vicino al colpo grosso tipo con il Real in casa ma anche col Cska e il Fenerbahce. E stiamo parlando delle tre squadre migliori.
Certo tra l’Olimpia di 40 giorni fa e questa passa la differenza che c’è tra mia verve ad inizio giornata e quella della sera dopo 10 ore di lavoro. Stanchezza è la parola d’ordine, su queste pagine più volte proclamata, e più volte abbiamo attribuito parte di essa alle scelte del coach.
Purtroppo anche in questa occasione non possiamo esimerci: non tanto e non solo per i minutaggi di questa partita ma soprattutto per quelli di Sassari dove anche con il supplementare di mezzo i vari Cinciarini, Della Valle e Burns non sono riusciti a convincere Pianigiani a dare loro totale fiducia ed un minutaggio elevato.
Ovvio che appena 72 ore dopo la maratona in Sardegna con un trasferimento in aereo di mezzo non si potesse pretendere una freschezza e una vigoria particolarmente accentuate, ma certo è che se ad esempio James, Brooks e Micov avessero giocato la metà dei minuti al PalaSerradimigni può essere (manca la controprova ovviamente) che la partita con i bavaresi avrebbe potuto finire diversamente, anche considerando una probabile sconfitta domenica.
Tutti avrebbero preferito perdere in campionato e vincere in Eurolega ed anche Pianigiani l’ha confermato in sala stampa, e quindi continuiamo a non comprendere quindi i motivi di queste sue scelte. Ma passiamo oltre.
Tra i motivi di questa crisi a mio parere più che un calo del rendimento di qualche singolo (che pure c’è stato ed ha inciso, ma è fisiologico), ci sono i difetti strutturali dell’impianto offensivo messo in piedi dallo staff tecnico.
Sono anche i motivi delle 6 vittorie su 8 dell’inizio ed ora mi spiego: chiunque guardi attentamente come è strutturato l’attacco milanese noterà come il gioco parta sempre o da un 1 contro 1 prolungato abusando a volte del palleggio per creare per sé e per gli altri o da un pick and roll tra l’1 e il 5 o più raramente il 4.
Sono set offensivi piuttosto basici che una buona organizzazione difensiva sa come fermare o attenuare: quel che fa la differenza è lo stato di forma degli interpreti. Un mese fa la reattività e l’energia di Micov ad esempio ma anche di tanti altri giocatori biancorossi James compreso era ben altra e ciò faceva la differenza in una squadra che era senza Nedovic e alla fine rappresenta il delta tra vincere di 2 e perdere di 2 in una competizione dove al minimo errore si paga pegno.
L’invocazione mediatica e dei tifosi di aumentare il numero dei set o addirittura di cambiarli verrà certamente disattesa, è la cronistoria tattica di Simone Pianigiani a suggerircelo. Da Mcintyre a Mccalebb a Siena, a Belinelli e Gallinari in nazionale finendo con Jerrells e Dyson a Gerusalemme e Goudelock lo scorso anno dimostra come il coach biancorosso ami avere nel back court giocatori capaci di creare dal nulla e che da questa caratteristica debba e venga strutturato tutto il fronte offensivo.
Anche il comparto difensivo è sotto accusa: poco mordente verso le caviglie avversarie specie nei momenti clou, troppe disattenzioni che costano punti facili e troppi black out causati anche da una solidità mentale e caratteriale non ancora di cemento armato. Ci si arriverà magari, ma ad oggi è così. Considerando però che pochi giocatori milanesi hanno la difesa nel proprio Dna tutto sommato il rendimento nella propria metà campo non è nemmeno così male.
Ci chiediamo come possa Milano uscire da questa situazione di crisi: bene, io credo ci vogliano tre o quattro correttivi.
Uno ampiamente dibattuto qui (https://all-around.net/2018/12/08/mercato-2018-19-olimpia-dal-mercato-possibili-innesti-per-uscire-da-questo-momento-difficile/), e cioè andando sul mercato per finalmente prendere quell’ala pivot che manca (anche Derrick Williams ha banchettato) da agosto e magari anche una combo guard che prenda a malincuore il posto di Cinciarini in Eurolega per alzare il tasso atletico e di talento, oppure un semplice cambio per Micov visto che il coach assolutamente non vede Kuzminskas da 3.
Un altro lavorando sulle rotazioni specie in campionato dando molto più spazio agli italiani a costo di sacrificare qualche referto rosa, aggiungendo aspetti del gioco finora inesplorati sia in attacco sia in difesa come ad esempio una zona non conservativa: aggiungere frecce alla propria faretra tecnico-tattica è sempre una buona idea, anche se il tempo è poco per sperimentare.
Per far crescere qualcosa o qualcuno però bisogna investirci sopra del tempo senza aspettarsi tutto e subito ma anzi mettendo in conto errori ed anche fallimenti a volte che portano a crisi più o meno prolungate.
In conclusione rimango convinto che questa squadra possa lottare per un posto al sole in questa Eurolega a patto però di voltare pagina. La prevedibilità tecnico-tattica la si sta pagando a caro prezzo in partite come quella contro il Bayern Monaco e rischia di compromettere obiettivi che con questo materiale umano sarebbe un piccolo delitto non raggiungere.
Garbin Cristiano
@garbo75