Raramente in passato si sono visti derby finire con 27 punti di scarto ma ad oggi è troppa la differenza in termini di qualità e profondità delle due squadre oltre che ovviamente del budget con Milano che è la regina incontrastata in Italia e Cantù che versa in gravi problemi dal punto di vista economico nonostante l’arrivo del nuovo title sponsor Acqua San Bernardo.
In campo questo si traduce in maggiori possibilità di soluzioni per Pianigiani e soprattutto la consapevolezza di avere due o tre giocatori che da soli risolvono le situazioni difficili.
Se nei primi 20 minuti del derby l’Acqua San Bernardo ha trovato il modo per imbrigliare i meccanismi milanesi soprattutto combattendo a rimbalzo (23-13 il parziale) e lasciando poco spazio al contropiede avversario, nel terzo e quarto periodo una volta calata l’intensità della difesa è inevitabilmente cresciuto il divario nel punteggio.
Onore comunque ai ragazzi di coach Pashutin che nonostante lacune evidenti nel tiro da fuori e qualche sbandamento difensivo non troppo degno di una squadra di serie A danno sempre l’impressione di essere un gruppo unito e coeso che lotterà fino alla fine per il suo obiettivo che a questo punto si chiama salvezza.
Sugli scudi un Jefferson convincente che possiamo prevedere lo ritroveremo nei prossimi anni in squadre di Eurolega ed anche Gaines tutto sommato ha giocato una buona partita, certo ha insistito troppo sul suo molto ondivago tiro da 3.
Dall’altra parte l’Olimpia ha dovuto sudare forse più del previsto almeno nella prima parte del derby anche se Pianigiani è parso contento per aver potuto risparmiare James e Micov nell’ultimo quarto in vista della difficilina trasferta in casa del Fenerbahce di giovedì.
Finalmente si è rivisto un Jerrells pungente sia davanti ma anche dietro ed anche Burns ha dato ottimi segnali: certo un conto è affrontare il pur ottimo Udanoh e un altro Vesely e Melli ma comunque ci è parso reattivo ed in palla, sarà che ci teneva alla partita dell’ex……ma l’Mvp della partita è stato Kuzminskas. Preciso al tiro e pimpante nelle altre situazioni di gioco, ha il merito di esplodere proprio dopo due stupidaggini appena messo piede in campo che avrebbero potuto abbatterlo.
Fontecchio invece è andato a corrente alternata: male all’inizio senza personalità e mordente, meglio nel secondo stint in difesa mentre in attacco non riesce a ingranare con il suo tiro da fuori e quindi, errore doppio, smette di essere aggressivo. Sarebbe importante ritrovasse un pelo di fiducia riuscendo magari a giocare ancora più minuti di quelli concessi dal coach ex Siena in questo avvio di campionato.
Bene anche Cinciarini che si dimostra in un buon periodo di forma, senza infamia e senza lode Brooks. James ha giocato per gli altri quando ha capito che non era serata buona al tiro ed è parso più volte in modalità risparmio energetico, cosa che non si può dire di Gudaitis che come spesso gli accade in Italia è inarrestabile da chicchessia. Troppa la differenza fisica coi pariruolo e d’altronde stiamo parlando di uno dei top 3-4 nel ruolo in Europa, senza paura di essere smentiti.
Lasciatemi poi esprimere un piccolo sfogo personale: ho abbastanza primavere sulle spalle per aver visto coi miei occhi i derby di qualche lustro fa, quando non vi era una differenza così netta economica, quando i giocatori italiani erano i simboli delle due squadre, quando gli americani di una volta non erano tutti di passaggio (annuale) in Lombardia. Che nostalgia! (canaglia..)
Riflettevo guardando gli ultimi minuti di gioco con la partita ormai decisa: onore ai 5500 accorsi al PalaDesio ma a chi e a che cosa si potrà mai affezionare un adolescente che per caso avesse visto la sua prima partita di basket proprio in occasione del derby n.166 ? Siamo pronti a scommettere che su 24 giocatori in campo l’anno prossimo ne rivedremo si e no 6…. qualcuno a casa mi risponderà che i giocatori passano e le società rimangono, ma visti gli ultimi chiari di luna non è scontato nemmeno quello.
Morale della favola: tifiamo per un sistema basket che non produca perdite economiche perpetue e rinunci ai proprietari mecenati, che il 90% di essi lasciano solo macerie. Un si convinto poi all’aumento della produzione di italiani, meglio vedere in campo 9 o 10 indigeni ma che costituiscano per anni l’ossatura di una squadra piuttosto che vedere 6 stranieri e 1-2 italiani che inesorabilmente cambiano squadra ogni anno. Tanto le coppe europee non le vinciamo nemmeno ora (se non l’inutile terza coppa Fiba).
Garbin Cristiano
@garbo75