Siena, 16 ottobre 2018 – Siena è una piazza storica per il mondo del basket italiano.
Una storia, quella del basket senese, che parte già dal 1907. In quell’anno, per la prima volta in Italia, la professoressa Nomi del Liceo Classico di Siena tenne una dimostrazione di quel mirabolante sport che era la “palla al cerchio”. La stessa insegnante porterà quello sport, che lei aveva imparato nei suoi viaggi all’estero, al cospetto del Re d’Italia a Venezia quello stesso anno. Quella squadra, composta all’epoca da atlete, scelse un nome destinato a rimanere marchiato a fuoco nella storia del basket italiano “Mens Sana in corpo sano”.
Siena nella storia recente è stata ai vertici del basket italiano, ed il periodo aureo vissuto dal 2003 al 2014 ha dell’incredibile. La Mens Sana aveva un’autentica corazzata capace di conquistare la bellezza di 8 scudetti in 10 campionati e raggiungere 4 volte le Final-four di Eurolega. La stessa squadra arriverà a giocarsi uno scudetto in gara 7 con una società formalmente già fallita. Marco Crespi allestì un vero e proprio commando in missione per conto di Dio, la cui epicità sarebbe degno di un film Hollywoodiano.
Purtroppo però non si può vivere di solo blasone o di soli titoli in bacheca. Lezione che loro malgrado hanno dovuto imparare i tifosi di Siena, Bologna, Roma, Treviso, Trieste, etc.
Siena nella prima metà degli anni ’10 deve fare i conti con delle gestioni dei conti quantomeno approssimative, per non dire criminose -le vicende dei tribunali meritano i fiumi d’inchiostro dedicategli- che creano buchi in bilancio letteralmente incolmabili. La Mens Sana si dovrà arrendere ai debitori, e, nel 2014 dichiarerà il fallimento dopo 80 anni di onorata storia.
Nel 2014 la Siena del basket che conta riparte dalla Serie B affiliandosi alla società sportiva Mens Sana Siena 1871. La Mens Sana basket 1871 rinascerà ufficialmente solo nel 2015, iscrivendosi al campionato di Serie A2 nel girone Ovest. Negli ultimi 2 anni la squadra è reduce da due 11° posti e da campionati avari di soddisfazioni.
La società nel frattempo è passata per la quasi sua totalità alla famiglia Macchi, che ha sempre rassicurato tifosi, stampa ed istituzioni sulla serietà del loro progetto.
Ciononostante, fra i tifosi ed i cittadini rimangono le cicatrici della travagliata storia sopra esposta, e viene a crearsi una sorta di isteria collettiva per cui il fallimento sembra imminente.
Noi, per il momento, ci limitiamo a esporre due fatti di cronaca recente che nella peggiore delle ipotesi potrebbero rivelarsi essere indizi.
Partiamo dall’antipasto. Il giorno della partenza per il ritiro della squadra si presentano al ritrovo due pullman, uno con loghi e sponsor ed un altro senza nessun tipo di riferimento alla società.
Già questo fatto potrebbe lasciare qualche perplessità, ma ancora non è tutto. Nei giorni successivi infatti l’autobus biancoverde, con tutte le scritte cancellate, viene abbandonato a Taverne d’Arbia, nell’estrema periferia della città. Quando i media locali si interessano al fatto, chiedendo ad Alessandro Chiarelli (proprietario del bus, ndr.), si scopre che la società Mens Sana è morosa e che nessun debito è stato saldato a partire da gennaio 2018.
Seguono silenzi assordanti.
Ma ora arriva il piatto forte: nelle ultime ore infatti Elston Turner avrebbe mosso un ricorso al Bat (Basketball Arbitral Tribunal) reclamando 32.500$ che non gli sarebbero stati versati.
Il giocatore americano era arrivato l’anno scorso con le stigmate di campione, ma dopo mesi di performance abuliche (per non dire dannose) a gennaio era stato tagliato.
In ordine, a luglio 2017 le parti si erano accordate per una remunerazione di 145.000$ annui, ma dopo gli scarsi risultati sportivi si erano accordati per la cifra di cui sopra, da versare in tre rate. Questa almeno è la versione degli agenti dell’atleta.
Adesso la società non conferma le cifre di cui sopra, ma parlerebbe di un indebito molto inferiore. Nel caso in cui la versione di Turner fosse confermata si rischierebbe un processo molto dispendioso. Infatti, le spese processuali con i danni dovuti al ritardo, potrebbero arrivare a costituire una cifra cospicua. Senza contare che se non dovesse versare quanto dovuto, la Mens Sana si potrebbe ritrovare col mercato bloccato.
Ad oggi, le voci più attendibili sono anche quelle meno disfattiste. Si parlerebbe infatti di una società, quella di viale Sclavo, non preoccupata. Al contrario, si direbbe sicura di trovare un accordo già nei prossimi giorni.
Ma quanto di vero c’è nelle voci di corridoio e negli spifferi di presunte persone informate?
Per rispondere alla domanda bisognerebbe essere un mago con la sfera di cristallo, oppure essere ai massimi vertici della società, e chi scrive non è né l’uno né l’altro.
Al momento ci possiamo sbilanciare dicendo che se tutto dovesse risolversi in una bolla di sapone -come tutti si augurano- ci sarebbero gravi mancanze a livello di comunicazione da parte della società, che dovrebbe ricordarsi che spesso la forma equivale alla sostanza.
“Sì, la forma è tutto. È il segreto della vita.” (Oscar Wilde)
Emanuele Giorgi