Dopo tante amichevoli difficili da giudicare finalmente qualche squadra ha cominciato ad andare in campo per partite ufficiali, iniziando a darci qualche spunto su quella che sarà la stagione che va a cominciare sabato. Nel week end passato si è disputata la Supercoppa Italiana, ma già da qualche giorno la Red October Cantù era in campo per le qualificazioni di Champions League. Che purtroppo si sono concluse con l’eliminazione da parte dei belgi dell’Anversa, dopo aver superato, non senza difficoltà, il primo turno contro gli ungheresi dello Szolnoki Olaj. Andiamo allora a vedere più nel dettaglio che cosa ci hanno detto i numeri di queste partite, provando a scavare un po’ oltre la superficie delle semplici cifre, ed entrando nel dettaglio delle statistiche avanzate.
PRIMO TURNO: SZOLNOKI OLAJ
I brianzoli hanno superato l’ostacolo Szolnoki grazie a un’ottima partita di ritorno, dove si sono imposti 90-71 in trasferta dopo aver vinto di una sola lunghezza tra le mura amiche (69-68). Due gare abbastanza diverse fra loro: giocata a 71 possessi la prima, a 83 la seconda. E, nella corsa, gli attaccanti di Cantù hanno saputo esaltarsi, togliendosi di dosso la ruggine accusata nella prima sfida. La Red October in Ungheria non ha avuto percentuali di tiro particolarmente alte (44,6% dal campo), ma ha sfruttato una vera abbuffata di rimbalzi offensivi: 15, con il 36,5% di rimbalzi offensivi disponibili catturati, una cifra molto alta. Qui si è messo in mostra Shaheed Davis, sul cui tabellino non ci sono statistiche scintillanti (4 punti con 2/5 al tiro), ma che ha catturato ben sei di quei quindici rimbalzi e, soprattutto, ha accumulato un +32 di plus/minus. Andando più a fondo a vedendo i differenziali tra quando è stato in campo e quando in panchina, le cifre diventano ancora più lampanti: nei suoi 30’ di impiego la squadra ha prodotto 120,9 punti per cento possessi, subendone 79, sempre parametrati su cento possessi. Nei dieci minuti scarsi passati seduto, invece, la situazione si è totalmente invertita: 52,9 punti segnati per cento possessi, 110 subiti. L’altro grande protagonista è stato Frank Gaines: 26 punti con 8/11 al tiro, ben testimoniati dal +31,7 di net rating accumulato tra i minuti passati in campo e quelli in panchina. In sostanza, con lui in campo la Red October ha prodotto 31 punti ogni cento possessi in più degli avversari. Di squadra la differenza l’ha fatta la difesa, mixata alle difficoltà dello Szolnoki nel muovere il pallone (addirittura 27 palle perse). Gli ungheresi si sono fermati a un asfittico 86,6 di offensive rating e, come possiamo vedere dal grafico, la forza di Cantù è stata quella di tenere i padroni di casa costantemente sotto a quello che è considerato il rilievo di sufficienza, ossia il rating 100, che significa procedere a un punto al possesso, mettendo la freccia verso fine primo tempo.
SECONDO TURNO: ANTWERP GIANTS
La musica è cambiata radicalmente nel secondo turno, contro una squadra più qualitativa come quella di Anversa. Qui sono venute fuori molte delle magagne che oggi affliggono il roster della Red October. E se in Ungheria la difesa aveva giocato un ruolo importante, questa volta la maggiore imputata per l’eliminazione è stata proprio lei. Il defensive rating di Cantù nelle due partite con i belgi è stato un disastroso 123,4 che ha, di fatto, condannato gli uomini di Pashutin. Nella gara di andata si avevano avuto sentori di queste difficoltà, e la partita di ritorno, con la foga di recuperare il -8 del Pala Desio, ha fatto degenerare la situazione. Qui i Giants hanno chiuso addirittura con 135,1 di offensive rating (100 punti segnati in appena 74 possessi offensivi), un ritmo davvero insostenibile, anche a fronte di un attacco canturino che certo non ha sfigurato: 94 punti in trasferta sono un bottino di tutto rispetto. Le due partite con Anversa hanno, inoltre, fatto venire fuori un altro problema, ossia il rendimento di Omar Calhoun, che è apparso il giocatore più in difficoltà del roster canturino. 9,8 punti di media col 39% al tiro e un net rating calcolato tra i momenti in campo e quelli fuori in pesante terreno negativo: -42,5 punti per cento possessi. Pashutin lo ha fatto partire in quintetto per le prime tre partite delle qualificazioni ma, vista la mala parata, nella gara decisiva lo ha messo seduto, preferendo lanciare da subito Tony Mitchell, che ha avuto tutto un altro impatto sulla squadra, come si può vedere anche dalla seguente tabella.
Nelle quattro partite di qualificazione il quintetto Gaines-Blakes-Calhoun-Davis-Udanoh (lo starting five delle prime tre) ha accumulato assieme 19’ e un net rating di -24. Lo stesso schieramento, ma con Mitchell al posto di Calhoun, ha totalmente ribaltato le cose, mettendo assieme un +26,4 in 20’39” di gioco.
Dati forse prematuri. Siamo all’inizio della stagione, ora ci sarà da inserire il nuovo arrivo Davon Jefferson, il lavoro da fare è parecchio e il tempo c’è. Ma le indicazioni evidenziate dal campo iniziano già a dare i primi suggerimenti allo staff canturino.