È un giorno molto triste per la Pallacanestro Cantù e per tutti i suoi sostenitori ma non solo aggiungiamo noi di All-Around perché chi come il sottoscritto lo ha visto giocare, ricorda un gran giocatore ed un grand’uomo già dai commenti dell’epoca.
All’età di 70 anni si è spento Robert Louis Lienhard, per tutti “Bob”. Nato il 2 aprile del 1948 a New York, l’ex cestista americano – in possesso della cittadinanza italiana – si è spento stamane sabato 22 settembre. Una perdita dolorosa per i tifosi canturini e non solo. “Bob” ha vestito i colori biancoblù dal 1970 al 1978, segnando oltre 3000 punti e vincendo una gran quantità di trofei internazionali. Tre coppe Korac, una Coppa Intercontinentale, due volte la Coppa delle Coppe i trofei in bacheca, oltre allo scudetto del 1974-’75. La società Pallacanestro Cantù si stringe attorno al dolore della famiglia.
Fin qui la gloriosa società canturina. Poi i commenti su Facebook.
Antonello Riva:
“Non abbiamo mai giocato partite ufficiali insieme perché dopo alcune settimane di allenamenti e di tentativi per farlo diventare un atleta italiano a tutti gli effetti, arrivò la sentenza negativa, ma ogni volta che lo incrociavo era cordialissimo e mi faceva impressione sentirgli dire parole in dialetto brianzolo. Ciao Bob. RIP”.
Domenico Biello:
“Rimarrà nel ricordo di quelli, cm me, che negli anni 70, seguivano le cronache di Aldo Giordani, alle 15, sulla Rai, Rai 1 per giunta…. Un americano fattosi in Italia. Pivot di 2,10, dai movimenti lineari, spalle a canestro (buon uncino), di sostanza a rimbalzo” Già Bob è uno di quelli legati al momento della pallacanestro in tv per tutti…
E Valerio Bianchini:
“Credo che pochi giocatori americani nella storia del nostro basket abbiano unito in sè tante qualità tecniche e umane. Ero assistente di Taurisano a Cantù quando Bob arrivò in Italia. Era stato selezionato da Rubini che non lo firmò dopo un provino al Palalido contro Cantù che ho tante volte raccontato agli amici e subito Arnaldo non se lo fece scappare. Lo ingaggiò come centro di quella straordinaria squadra di ragazzi costruiti in casa, che avrebbe qualche anno dopo vinto il secondo scudetto di Cantù.. La sua gentilezza, il suo rispetto per me che ero solo un assistente, il suo antidivismo, la sua disponibilità ad ascoltare quel grande Maestro, ad intendersi, lui puro giocatore di college, con compagni di alto livello europeo come Marzorati e Recalcati, Della Fiori, Farina, ad offrirsi come un figlio alla leggendaria “squadra-famiglia” di Aldo Allievi, ne fecero una colonna portante di una saga tra le più nobili del basket italiano.Bob era un centro superclassico. Spalle a canestro usava magistralmente i perni, le finte, le partenze incrociate, il tiro a uncino ampio, ambidestro, sapiente nell’uso del tabellone. E del post basso aveva anche le qualità di secondo regista quando, alle spalle della difesa, sapeva cogliere i tagli degli esterni o servire il compagno più libero sul lato debole. Magistrale, perchè insegnata da un grande Maestro, la sua abilità di dialogare con Della Fiori nel gioco ‘ “alto-basso” e così pure di presidiare la difesa contro le scorribande degli esterni avversari.
Ma era fuori dal campo che sapeva farsi amare tanto dai critici come dai semplici tifosi di Cantù. Semmai c’è stato un esempio di integrazione Bob è stato un esempio da encomio europeo. Sposatosi con Angela, che tanto fu importante nella sua crescita di uomo e giocatore,terminata la carriera si mise a fare il falegname parlando con buffo accento brianzolo.
Tutto è stato straordinario in questa vicenda: L’incredibile nidiata di campioni uscita dagli oratori della Brianza, un coach che insegnava a giocatori della Nazionale le stesse cose che aveva insegnato ai ragazzini del Cap di Milano, una città il cui basket dilagò in Europa come la sua arte del mobile dilagò nel mondo. E un ragazzo americano che per quella città si fece falegname”.