“…culliamo il sogno di vedere Superman solcare i cieli di Brooklyn”, chiosavo solo poche ore fa commentando positivamente la trade con la quale i Nets, il 20 giugno, avevano concluso lo scambio Howard-Mozgov con gli Hornets.
Diavolo di un supereroe… Il tempo di chiudere l’articolo celebrativo ed ecco la contro-notizia: Superman ha sì solcato i cieli di Brooklyn, ma senza atterrare: si è limitato a chiedere il buyout! Non soddisfatto del trattamento ricevuto dalla propria società, lui, reduce (questo è innegabile) da un’ottima stagione, in salute e su numeri nuovamente rispettabili, si sente pronto per “aiutare una franchigia a vincere”, per trovare una squadra che gli consenta di essere sé stesso e lasciarsi alle spalle le critiche ed i sedimenti del passato.
Senza mai nominare i Brooklyn Nets, Howard, nelle dichiarazioni rilasciate dopo l’annuncio, ha fatto chiaramente intendere di non gradire la destinazione assegnatagli e che avrebbe preferito, magari, essere interpellato di persona. D’altro canto, è parso a tutti evidente che, al contrario, gli Hornets non ci abbiano pensato due volte, a scaricare il suo contratto da quasi 24 milioni di dollari alla prima occasione.
Reazioni alla trade, in casa Nets, a dire il vero poche e, a prima vista, piuttosto diplomatiche: generiche approvazioni da parte dei giocatori, con riferimento al valore storico di un VIP come DH, e poco più. Forse il più entusiasta proprio Jarrett Allen. Qualche frase di circostanza da Dinwiddie, la sensazione che alcuni si girassero dall’altra parte, o facessero buon viso a cattivo gioco. Non una parola da parte del leader e veterano dello spogliatoio, nonché unico ex compagno di squadra di Howard, Jeremy Lin. Del quale, tra l’altro, qualcuno aveva pensato bene, poche ore prima del “gran rifiuto”, di pubblicare un tweet con il breve video di uno screzio proprio con DH e proprio durante una partita con gli Hornets. Della serie: a pensar male si fa peccato, ma…
La prima trade del mercato estivo, dunque, si è rivelata più fumo che arrosto, lasciando sul palato dei tifosi bianconeri un retrogusto amaro, per ciò che, fin da questa stagione, avrebbe potuto essere e, invece, non sarà. È innegabile che i Nets abbiano bisogno di rinforzare la frontline ed aggiungere chili e presenza in area su ambo i versanti del campo. D’altro canto, avere in squadra un giocatore che non gradisce posto, compagni e cultura del gioco avrebbe potuto svalutare l’unico patrimonio di cui la franchigia abbonda: la compattezza, l’unità di intenti.
Dando, dunque, per scontato il buyout (come già scritto, l’ufficialità del contratto e, a cascata, anche della buonuscita, non potranno essere prima della finestra di luglio) e partendo dal presupposto che i dettagli economici debbano ancora essere definiti, pur potendo fare solo supposizioni, vale la pena di tracciare un primo bilancio.
È verosimile che il buyout corrisponderà all’incirca a due terzi dello stipendio di DH, quindi diciamo 16, massimo 17 milioni. Sovrapponibile, dunque, a quanto i Nets avrebbero dovuto versare sul conto in banca di Mozgov per farlo…assistere alle partite, da spettatore non pagante. Ritengo probabile che la società intenda ottemperare ai suoi doveri contrattuali in un’unica soluzione, senza spalmare la buonuscita su più annualità, in modo da preservare per intero il patrimonio di spazio salariale, generato con questa operazione, per l’anno prossimo, quando, a bilancio, si sentirà non poco la liberazione dalla zavorra russa.
Il saldo presuntivo, sponda Nets, sarà quindi pari a zero, o quasi, per la stagione alle porte: ci saranno un Mozgov in meno ed uno spazio salariale quasi immutato, per gettarsi nella free agency e completare la squadra. Il guadagno netto, in termini economici, sarà tutto nel 2019, quando né Mozgov, né Howard, peseranno più sui bilanci! Il tutto al prezzo di due seconde scelte e spiccioli. La strategia fa capolino dietro le manovre tattiche: all-in sul 2019!
Ad oggi, se guardiamo le situazioni contrattuali dei giocatori per il prossimo anno, il solo Crabbe risulterà ancora sul libro paga di Prochorov e Tsai con un garantito, oltre, naturalmente, ai rookie contracts di Levert, Allen e dei neoarrivati Muza e Kurucs. Ci saranno dei rinnovi da affrontare, primi fra tutti Russell e Hollis-Jefferson (molto probabili). Per il resto, stante un tetto salariale proiettato intorno ai 108 milioni, i Nets avranno, verosimilmente, dai 40 ai 60 milioni di spazio per puntare al futuro con ben altre, rinnovate ambizioni. Brooklyn diverrà una destinazione molto meno facile da snobbare.
Quello di Howard è, a prima vista, un “gran rifiuto”, o così, per lo meno, molti tifosi lo stanno interpretando, confusi e contesi tra la delusione per una star solo sfiorata e la fiducia in un manager che sta evidentemente giocando d’azzardo su più tavoli, ma lo sta facendo con oculatezza e strategia. E, dal prossimo anno, lo farà anche con molti, molti più mezzi a disposizione.
Scommettiamo che il “gran rifiuto” sarà l’ultimo? Scommettiamo che qualcosa accadrà, da qui a due settimane?
Stay tuned…