Lo scorso 7 giugno a Trieste è stata presentata la partita Italia-Croazia maschile che il 28 di questo mese aprirà la piccola finestra estiva delle qualificazioni ai Mondiali di Cina 2019. Nell’occasione il CT Meo Sacchetti ha diramato la lista ufficiale Fiba dei 24 giocatori che saranno chiamati a rappresentare il nostro paese proprio contro i Croati ed il 1 luglio contro i Paesi Bassi.
Tra i giocatori storici dell’Italia c’è Giacomo Galanda, che ha vinto tanto con la canotta azzurra addosso nelle sue 215 presenze e che oggi è Consigliere Federale FIP, Rappresentante dei giocatori professionisti espresso dalla GIBA.
Il cursus honorum di Galanda con la Nazionale (di cui ha vestito la maglia dal 1997 al 2007 ed è stato anche capitano) : medaglia d’Argento all’Olimpiade di Atene 2004 quando è stato inserito nel quintetto ideale della competizione, medaglia d’Oro agli Europei di Francia 1999, medaglia d’Argento agli Europei di Spagna 1997, medaglia di Bronzo agli Europei di Svezia 2003.
Ecco le sue dichiarazioni sulla maglia azzurra al sito della GIBA
Giacomo, cos’è per te la Nazionale?
«È una istituzione, qualcosa di intoccabile. Per me ha rappresentato il massimo in carriera e ogni volta che l’Italia mi ha chiamato ho risposto presente, perché vestire l’Azzurro è un onore».
Un onore che costa sacrificio?
«Sarei un ipocrita se affermassi che negli anni non mi è pesato rispondere sempre presente, sacrificare le vacanze, lavorare duro anche a scapito della stagione successiva nel club dove la mancanza di riposo si sarebbe sentita, ma ricordo che nel momento in cui indossavo la maglia dell’Italia e giocavo per difendere i nostri colori ogni stanchezza svaniva. E l’energia clamorosa che la maglia dava a me l’ha sempre data a tutto il gruppo, perché l’Italia crea un fortissimo senso di appartenenza».
E vincere indossando l’Azzurro ha un sapore particolare?
«Assolutamente sì. Quando vinci in Azzurro rappresenti la tua Patria. Gli emigrati in Argentina sono felici, così come gli italiani che vivono in Australia e Canada. Potrebbero anche togliere il cognome dalle canottiere, perché siamo tutti pezzi di una Nazione. Io non ero Galanda, ero il Numero 6 e sono stato il Capitano dell’Italia».
Un messaggio forte, da un veterano ex Nazionale, destinato ai giovani?
«Indirizzato alla totalità del movimento della pallacanestro italiana. Tutti quelli che giocano per la Nazionale devono sentire nel profondo l’orgoglio di farlo. Un orgoglio che non può e non deve essere messo in discussione. In Nazionale non ci sono differenze contrattuali, né si parla di soldi: si gioca per la maglia e si è tutti uguali, lavorando per la gloria sportiva di una Nazione».
Il tuo impegno per l’Italia continua. Prima in campo, ora in Consiglio Federale…
«Svolgo con onore il compito di Consigliere Federale che, seppur gravoso, mi riempie di orgoglio perché è un servizio dato credendo nel futuro delle giovani generazioni della nostra scuola italiana. Io, la Federazione, la GIBA, le leghe LBA e LNP: tutti lavoriamo affinché ci sia la piena valorizzazione delle nostre risorse. Anche attraverso il nuovo ranking per i settori giovanili, che mostrano segnali importanti circa la comprensione dell’importanza di lavorare sulla crescita di giocatori italiani. Per questo chiedo a tutti gli atleti che vestono l’Azzurro di crederci con forza e di dare tutto per aiutare la Nazionale a conquistare nuovi allori».
Cosa pensi del lavoro di coach Sacchetti?
«Ho apprezzato molto il suo voler aprire le porte della Nazionale, dicendo agli atleti che lui avrebbe dato una possibilità a molti. Sta ai giocatori, lavorando duro, dimostrargli che possono stare in campo meritando l’Azzurro. Non ci sono preferenze: bisogna soltanto provare al coach di valere la convocazione e questo credo sia un grande messaggio per chi ha voglia di dare tutto per la Nazionale».