Questa storia che sto per raccontare è arcinota a tutti gli amanti della pallacanestro italiana. Quindi magari a qualcuno non interessa. Però ogni tanto è bene rileggerla perché da qualche parte bisognerà che la altre società si diano una svegliata se vogliono competere e soprattutto se vogliono continuare a “lagnarsi” che le cose non vanno bene. Per svegliata intendo programmare, cercare risorse, investire sul settore giovanile in modo coerente e competente, cercare giocatori funzionali al proprio progetto.
E prima di tutto darsi un progetto. Ecco la base di partenza: lo scudetto maschile italiano è sempre stata una questione del centro-nord d’Italia: Varese, Cantù, Milano, Bologna, Treviso. Poi le incursioni di Roma, Pesaro e Caserta, il regno di Siena – macchiato da vicende extrasportive – e poi tutto è tornato lassù, con l’aggiunta lo scorso anno di Venezia. In serie A dal 2013 le finali sono state : Siena-Roma, Milano-Siena, Sassari-Reggio Emilia, Milano-Reggio Emilia, Venezia-Trento e quest’anno sarà Milano-Trento. Quindi le due “intruse” nel dominio del centro-nord sono state Roma e Sassari con la seconda che ha pure vinto.
In serie A2 dal 2014 le finali promozione hanno visto competere: Capo d’Orlando-Trento, Torino-Agrigento, Fortitudo Bologna-Brescia, Virtus Bologna-Trieste e quest’anno sarà Trieste-Casale/Fortitudo Bologna. Per la cronaca le due siciliane sono state sconfitte nell’ultimo atto della serie cadetta.
Spiegazioni non ne ho a parte quelle che raccontano tutti: più soldi in quella zona del paese. Maggiore capacità organizzativa imprenditoriale, bla bla bla. Alla prima posso anche credere, alla seconda un pò meno perché mi pare che l’imprenditoria al centro sud d’Italia funziona lo stesso. Magari con meno frequenza del resto del paese questo sì, non c’è dubbio, ma funziona. Non ho alcuna pretesa di avere risposte nè soluzioni, voglio solo fotografare questa situazione che secondo me non fa benissimo allo sport con la palla a spicchi nostrano. Perché taglia fuori dalla vittoria finale con spaventosa continuità una larghissima ed importante fetta dello Stivale. E potrebbe alla lunga allontanare sempre di più tantissimi ragazzi da questo sport. Un allontanamento del quale la nostra pallacanestro è l’ultima cosa della quale ha bisogno.
Eduardo Lubrano