Data | Risultato | ||||
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29/04 02:00 | ![]() |
BOSTON CELTICS | 112-96 | MILWAUKEE BUCKS | ![]() |
SERIE: 4 : 3 30:17, 50:42, 81:67 | |||||
29/04 19:00 | ![]() |
CLEVELAND CAVALIERS | 105-101 | INDIANA PACERS | ![]() |
SERIE: 4 : 3 31:19, 54:43, 76:74 |
A Cleveland possono tirare un profondo sospiro di sollievo: al termine di una stupenda gara 7, i Pacers sono piegati (105-101), LeBron rivendica il suo scettro con la forza di una prova spaventosa (45+9+7 e le giocate decisive nell’ultimo scorcio), la Quicken Loans ribolle di entusiasmo: Toronto è avvisata.
Di fronte a numeri personali di questa portata, lo spettatore distratto o chi non abbia seguito la partita in diretta può essere indotto a credere che i Cavs siano stati la solita one-man-band e che quel diavolaccio di LBJ abbia fatto pentole e coperchi. Questo è vero solo in parte, come dimostrano il suo plus/minus negativo (-2, unico dei titolari wine & gold!) e la difficoltà incontrata nella ripresa ad andare a canestro ed a servire i compagni. Vero è che le giocate decisive sono state le sue, ma questo è nelle corde di un fuoriclasse come lui, leader e trascinatore come nessun altro al mondo. Troppa era la voglia di andare avanti, in quello che potrebbe essere il suo ultimo assalto al cielo in Ohio…
I gregari, tuttavia, stavolta hanno giocato un ruolo fondamentale: su tutti Tristan Thompson (15+10, tanto lavoro sporco e una stoppata tagliagambe su Oladipo nel concitato finale), il più appariscente ed osannato in telecronaca. Ma anche (e, dal punto di vista tattico, oserei dire soprattutto) Kevin Love.
https://youtu.be/nTdYAGkpBBM
Le fredde cifre (14+6 in 32′) dicono molto poco del lavoro svolto dal numero 0 a supporto del prescelto. Qualche indizio ci viene ancora una volta dal +/-: +7, il migliore dei titolari. Avendo, tuttavia, notato che tutti gli allunghi accennati dai Cavaliers, dal secondo quarto in poi, sono coincisi con il rientro in campo di Love, ho voluto analizzare nel dettaglio i movimenti effettuati dal nostro sul parquet e ne è venuto fuori qualcosa di interessante, sfuggito perfino alle analisi degli ottimi Mamoli e Soragna.
Nel secondo parziale, Love rientra in campo nel momento di maggiore difficoltà, con la rimonta ospite ormai completata (da -12 a -2) soprattutto perché l’attacco dei Cavs si è inceppato. Tyron Lue ha, così, voluto perfezionare le spaziature, pienamente ripagato: Love blocca per James e si apre in pop, lasciando l’area a disposizione; poi esegue lo show e infila la tripla; quindi, esegue ilc blocco lontano dalla palla per il catch & shoot di JR Smith (sbagliato), per rollare, infine, in area e buttarsi sul rimbalzo offensivo. Nel giro di pochi minuti, l’attacco più fluido e razionale dei Cavs con Love schierato da 4 e James scivolato in spot 3 riporta il vantaggio ad un rassicurante +13. All’intervallo lungo, nonostante la scarsa vena al tiro, Love registra il plus/minus più alto della partita (+19).
Dal canto suo, Nate McMillan replica disegnando una difesa azzardata ma, alla prova dei fatti, fruttuosa: piazza Bogdanovic (non certo il suo miglior difensore) su James quasi accettando, rassegnandosi, la sua verve realizzativa e sceglie di tagliare fuori dal gioco tutti gli altri. Bogie lo ripaga della fiducia dando più di quanto ne abbia, difendendo con rabbia ed energia, pagandone anche lo scotto in termini di lucidità al tiro (1/9), ma limitando LBJ a “soli” 7 assist e forzandogli 4 palle perse. Intasate le linee di passaggio, LeBron è indotto a cercare l’isolamento, ma lì Indiana è brava a collassare rapidamente, chiudendo i corridoi.
McMillan trova, inoltre, la “medicina” per Love in Thaddeus Young, richiamando Sabonis e dirottando Turner su Thompson. L’ex Brooklyn, pian piano, toglie Love dalla partita, inducendo Lue a sostituirlo: questa difesa, insieme con il risveglio prepotente di Oladipo e le penetrazioni di Collison, fruttano ancora la rimonta e, addirittura, il sorpasso Pacers nel terzo quarto.
Quando, però, a metà dell’ultimo parziale, Cleveland ripristina la doppia cifra di vantaggio, questa è innescata ancora dal rientro di Love: quattro attacchi guidati da lui, eseguendo lo show o il più classico pick and pop laterale, fatturano due triple e l’area nuovamente aperta per le incursioni di James.
Kevin dice la sua anche in difesa e lo fa in tre fondamentali mosse: è tra i più generosi nelle rotazioni, opponendosi, finalmente, ai drive di Collison (anche fallosamente, facendo sentire all’avversario che l’aria è cambiata); “battezzando” Young (non un tiratore) in angolo per non lasciare sguarnito il pitturato (TY farà 1/3 dall’arco); operando il raddoppio sistematico sul portatore, nell’ultima frazione, costringendo Indiana a rallentare l’azione ed a ricominciare da capo dall’altro lato del fronte offensivo, per poi recuperare rapidamente sul rollante.
Come detto, le luci della ribalta, nel finale, saranno tutte, o quasi, per LeBron, autore, a 2′ dal termine, della doppia giocata che scava il solco finalmente decisivo: ruba la palla a Bogdanovic dal palleggio, avvia il contropiede, aspetta il solito raddoppio fino a far arrivare il lungo di casa quasi sul suo cilindro, infine, all’ultimo momento utile, serve Thompson che, nel frattempo, ha rollato sotto canestro, togliendo il tempo di rientrare alla difesa! +8 e tempo scaduto, ormai, perfino per gli indomabili Pacers…
Se, però, la prova-monstre di King James si tramuta in vittoria, lo si deve anche al suo secondo violino, che risponde al nome di Kevin Love. Se i gregari, finalmente, si svegliano, dove può arrivare Cleveland, in quella che, forse, sarà l’ultima cartuccia da sparare mirando al bersaglio grosso?