Gli Austin Spurs sono i nuovi campioni di G-League. Protagonisti bellissimi di una finale ricca di spunti e..rapida quanto il gioco visto in campo, i texani hanno archiviato la pratica in due gare: prima hanno preso le misure, soffrendo, poi hanno regolato i campioni uscenti, strappando loro il trofeo. Onore a loro, autorevoli e capaci di esercitare una superiorità che non ammette discussioni!
Gara 1: Austin Spurs – Raptors 905 105 – 93. Non tragga in inganno il punteggio finale: gli Spurs hanno sputato sangue, per avere ragione degli ospiti, e non è bastato imporre un primo, piccolo parziale nel terzo quarto: i Raptors sono tornati, non hanno mai mollato, ed a 4′ dalla fine Lorenzo Brown, fresco di nomina a MVP della stagione, ha fallito per due volte consecutive la tripla del sorpasso. Chissà, la storia, oggi, avrebbe potuto essere molto differente, ma il basket, si sa, è un susseguirsi di sliding doors…
I Raptors hanno aggredito da subito, con i raddoppi, mentre Brown (20+8+7, ma con 9/23 dal campo e 4 TO) guidava l’attacco trovando in Meeks (13+10) il partner ideale ed in Malachi Richardson (11), Shevon Thompson (12) e nella propria profondità energia sempre fresca per restare in partita. Il vantaggio, lo strappo, il successo, non si devono, tuttavia, ascrivere in calce sotto il nome di Derrick White, alla seconda, straordinaria prova consecutiva da 35 punti, né alla sua esecuzione da manuale dell’arresto e tiro o all’abilità indiscussa nel crearsi la conclusione dal palleggio dopo aver ricevuto il blocco. No: tutto questo, la circolazione ormai proverbiale, perfino il solito Hilliard (23) non sarebbero stati sufficienti senza il supporto tecnico-tattico della coppia del giorno, Nick Johnson & Matt Costello. Il duo in questione ha attuato una difesa terrificante sul pick and roll ospite e, se Costello si è ripetuto sui suoi standard, producendosi in “appena” sei stoppate ed opponendo il corpo a qualunque attacco al ferro (ad inizio gara ha rischiato anche di farsi male sul serio su una chiusura, ricadendo sul polso), Johnson (18) ha letteralmente asfissiato Brown con una difesa a uomo straordinaria, alternandosi nel compito con Washburn (non a caso, i due con +/- più alto della gara), per poi chiudere addirittura da protagonista, suggellando lo strappo finale con i canestri dec isivi. Sta nella difesa sul pick and roll la chiave di gara-1 e, se quella che è sempre stata la migliore arma dei Raptors, arride ad Austin…
Gara-1: tabellini
Gara-2: Raptors 905 – Austin Spurs 76 – 98. …Le premesse di gara-1 vengono addirittura implementate dagli Spurs e tradotte in eclatante superiorità in Ontario. La difesa è ancora una volta il fattore: Brown (10 assist, ma solo 11 punti con 5/12 dal campo) è francobollato fin dalle prime battute, i nero-argento lasciano le briciole al caso ed agli avversari, prendendo subito la doppia cifra e gestendola per tutta la gara, dilagando nel finale. 21 palle perse e 14 conclusioni in meno degli avversari spiegano meglio di mille parole la difficoltà dei padroni di casa nell’attaccare il sistema-Austin e le forzature dall’arco (2/27!). Dall’altra parte White e Hilliard hanno, stavolta, lasciato le luci della ribalta ai compagni in uscita dal pino, con ancora Nick Johnson e, nell’occasione, Jeff Ledbetter sugli scudi (in due hanno combinato 33 punti e un sontuoso 9/12 dai 7,25 in 41’!).
Finale senza storia e si dia inizio ai festeggiamenti!
Gara-2: tabellini
https://youtu.be/hgGgBpezSz8
Al tirar delle somme, sia pure con andamenti imprevedibili e finali di gara emozionanti, l’atto finale dei playoff non ha riservato eccessive sorprese. Il livello tecnico è stato elevato, ma si tratta di un miglioramento già registrato, progressivamente, nel corso delle più recenti stagioni, con un balzo di qualità indiscutibile durante l’ultima, che ha deliziato gli osservatori ed i tifosi già durante il corso della regular season. Livello agonistico… formato-playoff e spunti di interesse tattico secondi a nessun altro torneo!
In finale sono andate le squadre più attese: la dominatrice della stagione regolare ed i detentori del titolo 2017, guidati dal nuovo MVP, Lorenzo Brown.
Il successo ha arriso alla squadra che si è dimostrata più forte, meglio organizzata e dotata del maggior numero di talenti in odore di NBA: Derrick White e Hilliard su tutti, certamente, ma anche tanti role palyer di livello, un rim protector d’eccellenza che ha brillato per continuità di rendimento (Costello), l’MVP (per distacco) delle finals, Nick Johnson e, soprattutto, un sistema ed un gruppo che si muovono all’unisono, con sincronismi che, come accennavamo nei recap dei turni precedenti, non possono non richiamare alla mente la filosofia di Gregg Popovich e di San Antonio, casa madre. Quasi l’emblema di un universo in espansione qual è, oggi, la Gatorade League, gli Austin Spurs sono forse la squadra che meglio ha saputo interpretarne nuovi regolamenti e tipologie di contratto, massimizzandone la resa.
Onore anche ai Raptors 905 ed alla casa madre di Toronto, per aver saputo credere nell’affiliata ed investirvi: due finals in due stagioni rappresentano quasi un record, a questi livelli, e testimoniano la bontà del lavoro svolto. La leadership di Lorenzo Brown, la qualità del settore lunghi, tutti capaci di giocare in modo multidimensionale e trattare la palla, così come il basket moderno pretende, il talento sempre meno nascosto di un Malachi Richardson non nascono sotto le pietre, ma sono frutto di meticolosità e di un continuo esercizio di sviluppo, da parte dello staff tecnico, già universalmente riconosciuti. I Raptors di Toronto, già detentori della second unit più efficiente della NBA, possono guardare alla profondità della squadra che verrà con rinnovata fiducia, anche grazie ai fratelli minori di Mississauga, Ontario.
La G-League, dopotutto, nasce proprio per questo…